Buon compleanno Facebook

4 febbraio 2014. Compie 10 anni il social network creato da Mark Zuckerberg. E li dimostra tutti

4 febbraio 2004. Mark Zuckerberg e Andrew McCollum creano nella loro stanza dell’Harvard University il primo, rudimentale sito, il
TheFacebook.com. Per gli “amici”, Facebook.

Se fosse rimasto un semplice sito, nessuno ci avrebbe fatto troppo caso.
Esistevano già siti di diversa forma ed uso che vendevano cose, offrivano opinioni, collegamenti a biblioteche, seppur in modo ancora
molto naive.

Ma Facebook era diverso: non vendeva nulla, non collegava alcun libro, non offriva opinioni.

L’idea iniziale, affinata poi nel successivo slogan “Facebook aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua
vita”, era appunto connettere persone.

Lo scopo reale, il motivo per cui a Mark si è accesa la lampadina in testa, oggetto di speculazioni mitologiche che la rete ci propina in
continuazione da anni, è uno scire nefas, per dirla all’Orazio, non ci è dato saperlo. Rassegnatevi pure.

Se non vi basta, dovete accontentarvi di quello che ci scrive lo stesso Mark sul suo profilo Facebook questa mattina, in modalità
party on
:

«Mi
ricordo quando abbiamo ordinato le pizze pochissimo tempo dopo aver
aperto Facebook, quella notte al college. Ero emozionato per il fatto
di poter aiutare la nostra comunità accademica ad essere
interconnessa, ma un giorno qualcuno ha avuto bisogno di connettere
l’intero mondo. Ho sempre pensato che questo fosse importante, dare
alle persone il potere di condividere e rimanere connessi, spronando
le persone a costruirsi le loro comunità».

In
10 anni, le cose sono cambiate molto.

Oggi
Facebook non è più un metodo comunicativo di alcuni studenti
americani, ma è diventata una corporation che, secondo i dati del
2009, fattura più di 550 milioni di dollari e si espande in tutto il
mondo attraverso la rete.

Da
semplice profilo in cui l’utente indicava i propri dati personali per
essere riconosciuto nella comunità e scambiare materiale o creare
gruppi, la pagina Facebook si è trasformata in un diario in cui
inserire immagini, link, notizie, con una chat polifunzionale,
accessibile anche offline, ed una homepage piena di aggiornamenti
studiati ad
personam
,
nonché in  collegamento perenne, raggiungibile su qualisasi
dispositivo mobile.

 

Facebook è diventato parte integrante della
nostra cultura;  abbiamo creato modi di dire, neologismi, campagne
pubblicitarie legate al profilo, ai like, agli amici virtuali: è
difficile per la nostra generazione pensarci in futuro senza questo
strumento, diventato ormai il prolungamento delle nostre funzioni sia
di inclusione sociale, sia di espansione lavorativa, con la creazione
sempre più fiorente di aziende che si servono di questo social network per
allargare la loro clientela.

 

Siamo
tutti perennemente connessi
a Facebook, disponibili a lasciare numeri
di telefono, indirizzi, foto personali in rete, presi dal desiderio
innato nell’uomo di condividere opinioni e stili di vita. Mi chiedo
soltanto se le opinioni, i link, le varie idee che ogni giorno
affollano i nostri profili, e che ci attraggono per la loro bellezza
visiva o per l’aspetto innovativo che hanno, corrispondono alle idee
che condividiamo anche nella vita reale.

 

Possiamo
dire che le opinioni sul web
rispecchiano l’opinione pubblica? Si è
esteso sul web, ma anche nella vita reale, il dibattito, la critica?
Come reagiamo alla mediazione del dibattito pubblico effettuata dai
mass media, qual è il ruolo dei social network in questo processo?
Sono domande profonde a cui gli esperti tentano di rispondere, ma a
cui gli utenti base non pensano spesso.

 

Come
ritiene lo studioso Chomsky,
il pensiero libero, che osserva in modo
critico le reti delle multinazionali e cerca di non restarne
ingarbugliato dentro, è malvisto dalle stesse corporation: è il
connettersi, si, ma soprattutto il consenso pressochè unanime che
permette ad una organizzazione di andare avanti, di creare commercio.

 

Caro Facebook, per questo traguardo, i miei migliori auguri. Come regalo, continueremo ad utilizzarti.

Magari, dopo aver scartato i tuoi regali, risponderai alle mie domande. I “mi piace” non  basteranno come risposta.

Fotogallery: le evoluzioni di Facebook negli anni

Mark fa gli auguri a Facebook

 

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