10 Set 2014

Burundi: dopo le lacrime, la speranza

Nel dolore, la comunità delle tre suore assassinate si è rafforzata. Ecco la testimonianza di Dieudonné Niyibizi, sacerdote a Kamenge, nella parrocchia della strage

«Il
loro sangue diventi un seme di speranza», ha detto Papa Francesco dopo la
tragica uccisione di tre suore missionarie saveriane in Burundi. Suor Lucia Pulici e suor Olga Raschietti, di 75 e 83 anni,
sono state uccise domenica pomeriggio. Suor Bernardetta Boggian, 79 anni,
è stata uccisa successivamente, nella notte tra domenica e
lunedì. Il killer, Christian Bosco Butoyi,
trentatré anni, è stato già arrestato dalla polizia. Sembra che non avesse un vero movente, che abbia compiuto un gesto di follia.

Siamo a Kamenge,
un quartiere settentrionale
della città di Bujumbura in Burundi, una parrocchia
fondata nel 1999 dai missionari saveriani. Dal 2000 si è installata una comunità
di suore saveriane. È un territorio che è stato a lungo martoriato dalla guerra, una zona che ha perso
tanti suoi figli negli anni tra il 1994 e il 2000. 

I missionari saveriani hanno deciso di installare una parrocchia in quel quartiere
vuoto e pericoloso, rischiando la loro vita purché la gente ritornasse. Hanno costruito una
Chiesa, una canonica, un convento, una scuola, un dispensario. E infatti la gente
comincia a ritornare. E poi ci sono le casette, l’aiuto agli orfani, ai poveri, alle vedove e ai
giovani, una serie di progetti per far vivere il quartiere, che velocemente si
riempirà di gente. La parrocchia crescerà per diventare, un centro,
un luogo di riferimento morale, spirituale, educativo. 

Le suore erano diventate amiche di
tante famiglie, delle vedove, degli anziani, degli ammalati che abitavano in zona.

Ecco perché la gente piangeva lunedì. Sono
sconvolti. La parrocchia è quasi paralizzata. Dicono «siamo maledetti, siamo
dannati». In lutto e silenzio, i fedeli pregano con dolore e sgomento
nella Chiesa della parrocchia, mentre tanti altri, furiosi, non possono
contenere la loro rabbia. Ma si sono mostrati vicini, attaccati e solidali
ai missionari.

La gente piange, ma questo evento rafforza il senso di appartenenza
alla comunità. Il parroco, padre Mario Pulcini, si è comportato come un vero pastore e ha chiesto a tutti di placarsi, invitando i fedeli alla celebrazione eucaristica di mercoledì – cioè oggi – alle 16. Tutti lo hanno ascoltato. Invece di scoraggiarsi, i fedeli hanno riscoperto i valori e la
testimonianza della vita missionaria.

Le suore hanno dato tutto, anche loro stesse. Questo
il messaggio che lasciano Lucia, Olga e Benedetta alla Comunità
parrocchiale di Kamenge.

Ci sono tante
preoccupazione – fondate – da parte di quelli che sostengono questa zona. Però
il male non deve mai vincere. «Dove c’è rischio, c’è
ancora più bisogno di vicinanza con il popolo che soffre», diceva Padre
Lombardi, il portavoce del Vaticano . Ci sarà anche sempre vicinanza e affetto
dei fedeli cristiani ai missionnari nell’interesse della propria comunità.

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