Caro Mondiale,
mancano solamente 3 giorni e poi finalmente, potrai farti rivedere. Sono passati 4 anni dall’ultima volta, ricordi? Ci siamo lasciati in Sud Africa, quando per la prima volta ti eri fatto ospitare del continente africano, in un vortice di suoni, di colori e di emozioni che il calcio non aveva mai sentito, visto e provato. Ci hai lasciati con la coppa alzata al cielo dalla Spagna, anche qui in una piacevolissima prima volta.
Ci ritroviamo ancora e, di nuovo, porti con te quella straordinarietà che da sempre ti contraddistingue. E se allora a Johannesburg sei stato il Mondiale delle prime volte, stavolta hai deciso di passare a salutare chi ha scritto la storia del calcio, rendendo omaggio al Brasile. Stavolta vieni a trovare gli sportivi di tutto il mondo in quella che è la patria del fùtbol, quel calcio veramente di tutti, in grado di superare le barriere delle differenze sociali, diventando lo sport di massa per eccellenza. Quanto avremmo bisogno di questo calcio, caro Mondiale; quello che si gioca per strada, nelle spiagge di Copacabana, fatto di dribbling, palleggi e giocate sopraffine. Quel calcio ancora puro, non inquinato dal denaro e dalla fama di potere.
Ed è proprio a casa dei “pentacampioni” che tornerà a brillare la tua coppa d’oro, in un Brasile purtroppo dilaniato da una piaga sociale senza fine e da disuguaglianze ingiuste, disordini e proteste. Stai per arrivare e già sentiamo il cuore che batte. Ci ritroveremo, e insieme a te ritroveremo la gioia di tifare, permetticelo, tutti insieme la maglia azzurra. Sì perché te, caro Mondiale, hai la straordinaria capacità di riunire un Paese intero, di compattarlo. E allora anche noi italiani, divisi tutto l’anno dal campionato e dalle rispettive passioni calcistiche, ci ritroveremo nelle case con la tv accesa a cantare l’inno di Mameli.
Non ci hai trattati benissimo, almeno nei sorteggi. Ci hai messo infatti in un girone difficile, il primo nella tua storia in cui ci sono 3 squadre già campioni del mondo almeno una volta: insieme a noi, l’Inghilterra e Uruguay. Però lo sappiamo, caro Mondiale, che l’Italia è una delle tue predilette e sappiamo anche che in Brasile ci tratterai bene, perché tu rispetti la storia del calcio e noi indubbiamente, ne facciamo parte con merito. Come ne fanno parte i padroni di casa, che oltre ad aver alzato la tua coppa per 5 volte, sono gli unici ad essere stati sempre presenti. Ma il record, stranamente non spetta a loro. Sono i tedeschi quelli più costanti, pronti a festeggiare in Brasile, nella partita inaugurale contro il Portogallo, il 100mo gettone di presenza in una fase finale dei mondiali. E te caro Mondiale, attaccato alle tradizioni come sei, non potevi farti mancare una curiosità per la rubrica “tale padre, tale figlio”. Javier Hernandez, attaccante del Manchester United e del Messico sarà infatti il terzo giocatore della sua famiglia a prendere parte alla coppa del mondo, dopo il padre e il nonno, tutti naturalmente con la stessa maglia.
E poi, caro Mondiale, darai il benvenuto alla Bosnia, unica esordiente che toccherà con mano, per la prima volta, l’atmosfera che solo tu sai far respirare. Una atmosfera che pone le sue radici nel lontano luglio del 1930 dove a Montevideo, in Uruguay, si disputò la prima coppa del mondo della storia. Ne è passato di tempo, ma tu rimani fresco, giovane, icona dei nostri tempi in una storia unica che ha attraversato i 5 continenti. La tua storia è passata tra le prime vittorie azzurre, i dribbling di Garrincha, le giocate di Pelè, le parate di Yashin, i gol di Eusebio, il calcio totale dell’Olanda. E poi ancora, tra l’urlo di Tardelli, tra le magie di Maradona e di tutte quelle stelle brillate solo sui tuoi palcoscenici. Una storia che abbraccia i gol fantasma di Germania e Inghilterra, la danza di Roger Mila fino alle giocate di Van Basten, Baggio, Ronaldo, Zidane e Iniesta.
Chiunque vincerà, caro Mondiale, ripercorrerà, alzando quella coppa, tutto questo. Perché la tua storia è trascorsa parallelamente a quella del mondo, influenzata dai suoi cambiamenti e dalle sue evoluzioni. Perché quel gesto e quella coppa al cielo non sono solamente un trionfo sportivo, ma molto di più. E allora caro Mondiale, facci divertire, facci piangere, gioire, disperarci, arrabbiarci, esultare. Facci vivere quelle emozioni, che solo tu sai regalare.
Caro Mondiale, bentornato!
mancano solamente 3 giorni e poi finalmente, potrai farti rivedere. Sono passati 4 anni dall’ultima volta, ricordi? Ci siamo lasciati in Sud Africa, quando per la prima volta ti eri fatto ospitare del continente africano, in un vortice di suoni, di colori e di emozioni che il calcio non aveva mai sentito, visto e provato. Ci hai lasciati con la coppa alzata al cielo dalla Spagna, anche qui in una piacevolissima prima volta.
Ci ritroviamo ancora e, di nuovo, porti con te quella straordinarietà che da sempre ti contraddistingue. E se allora a Johannesburg sei stato il Mondiale delle prime volte, stavolta hai deciso di passare a salutare chi ha scritto la storia del calcio, rendendo omaggio al Brasile. Stavolta vieni a trovare gli sportivi di tutto il mondo in quella che è la patria del fùtbol, quel calcio veramente di tutti, in grado di superare le barriere delle differenze sociali, diventando lo sport di massa per eccellenza. Quanto avremmo bisogno di questo calcio, caro Mondiale; quello che si gioca per strada, nelle spiagge di Copacabana, fatto di dribbling, palleggi e giocate sopraffine. Quel calcio ancora puro, non inquinato dal denaro e dalla fama di potere.
Ed è proprio a casa dei “pentacampioni” che tornerà a brillare la tua coppa d’oro, in un Brasile purtroppo dilaniato da una piaga sociale senza fine e da disuguaglianze ingiuste, disordini e proteste. Stai per arrivare e già sentiamo il cuore che batte. Ci ritroveremo, e insieme a te ritroveremo la gioia di tifare, permetticelo, tutti insieme la maglia azzurra. Sì perché te, caro Mondiale, hai la straordinaria capacità di riunire un Paese intero, di compattarlo. E allora anche noi italiani, divisi tutto l’anno dal campionato e dalle rispettive passioni calcistiche, ci ritroveremo nelle case con la tv accesa a cantare l’inno di Mameli.
Non ci hai trattati benissimo, almeno nei sorteggi. Ci hai messo infatti in un girone difficile, il primo nella tua storia in cui ci sono 3 squadre già campioni del mondo almeno una volta: insieme a noi, l’Inghilterra e Uruguay. Però lo sappiamo, caro Mondiale, che l’Italia è una delle tue predilette e sappiamo anche che in Brasile ci tratterai bene, perché tu rispetti la storia del calcio e noi indubbiamente, ne facciamo parte con merito. Come ne fanno parte i padroni di casa, che oltre ad aver alzato la tua coppa per 5 volte, sono gli unici ad essere stati sempre presenti. Ma il record, stranamente non spetta a loro. Sono i tedeschi quelli più costanti, pronti a festeggiare in Brasile, nella partita inaugurale contro il Portogallo, il 100mo gettone di presenza in una fase finale dei mondiali. E te caro Mondiale, attaccato alle tradizioni come sei, non potevi farti mancare una curiosità per la rubrica “tale padre, tale figlio”. Javier Hernandez, attaccante del Manchester United e del Messico sarà infatti il terzo giocatore della sua famiglia a prendere parte alla coppa del mondo, dopo il padre e il nonno, tutti naturalmente con la stessa maglia.
E poi, caro Mondiale, darai il benvenuto alla Bosnia, unica esordiente che toccherà con mano, per la prima volta, l’atmosfera che solo tu sai far respirare. Una atmosfera che pone le sue radici nel lontano luglio del 1930 dove a Montevideo, in Uruguay, si disputò la prima coppa del mondo della storia. Ne è passato di tempo, ma tu rimani fresco, giovane, icona dei nostri tempi in una storia unica che ha attraversato i 5 continenti. La tua storia è passata tra le prime vittorie azzurre, i dribbling di Garrincha, le giocate di Pelè, le parate di Yashin, i gol di Eusebio, il calcio totale dell’Olanda. E poi ancora, tra l’urlo di Tardelli, tra le magie di Maradona e di tutte quelle stelle brillate solo sui tuoi palcoscenici. Una storia che abbraccia i gol fantasma di Germania e Inghilterra, la danza di Roger Mila fino alle giocate di Van Basten, Baggio, Ronaldo, Zidane e Iniesta.
Chiunque vincerà, caro Mondiale, ripercorrerà, alzando quella coppa, tutto questo. Perché la tua storia è trascorsa parallelamente a quella del mondo, influenzata dai suoi cambiamenti e dalle sue evoluzioni. Perché quel gesto e quella coppa al cielo non sono solamente un trionfo sportivo, ma molto di più. E allora caro Mondiale, facci divertire, facci piangere, gioire, disperarci, arrabbiarci, esultare. Facci vivere quelle emozioni, che solo tu sai regalare.
Caro Mondiale, bentornato!