Scoprire che Babbo Natale non esiste, è un trauma che abbiamo dovuto superare tutti da bambini!
C’è chi lo viene a sapere per colpa del fratello maggiore che proprio non ce la fa a stare zitto, chi trova lo scontrino del regalo tanto desiderato in qualche angolo nascosto della propria casa, e chi lo capisce da solo dopo un po’… Perché un uomo panciuto dalla lunga barba bianca, non può attraversare il camino, né tanto meno la serratura di una porta.
Tutti, in un modo o nell’altro, abbiamo capito che Babbo Natale non esiste…
Spesso, insieme a Babbo Natale, svanisce anche buona parte di quell’incantesimo che rendeva il periodo natalizio il più magico dell’anno.
Certo, quando è Natale si vede, e si sente. Le strade si riempiono di luci, le case di abeti, ed i negozi di persone che cercano regali camminando a ritmo di Jingle bells rock.
Eppure, quella magia che si respira, non riusciamo a farla nostra. Il rischio è quello di non vedere nessuna differenza tra un giorno qualunque, e il giorno di Natale. Ma come può lo spirito natalizio essere tanto legato alla figura di Babbo Natale, tanto che, una volta sparito Babbo Natale, sparisce anche buona parte della magia natalizia?
Babbo Natale non è solo una tradizione, o un’invenzione, ma è molto di più. Babbo Natale sono tutte quelle cose che aspettiamo nella nostra vita. E, allo stesso tempo, è un insegnamento per tutti noi.
Prima di tutto, ci insegna il modo giusto di aspettare. Nessuno di noi poteva decidere quando far arrivare Babbo Natale, lui arrivava il 25 dicembre… per i più fortunati il 24 sera!
Aspettare, oggi, ci sembra qualcosa di impossibile. Vorremmo sempre tutto e subito. Invece alcune cose vanno sapute aspettare per capirne l’importanza, o anche semplicemente perché nel momento in cui le vorremmo, non ci farebbero del bene, o non sapremmo apprezzarle.
Ed è così che dovremmo tornare ad aspettare: con la pazienza e la consapevolezza con cui aspettavamo Babbo Natale.
Poi, ci insegna a chiedere. Oggi non chiediamo più nulla, dalle cose più banali, alle cose più difficili da chiedere. Non chiediamo più “permesso” quando ci imbattiamo in un altro passante per strada, giustificandoci con un “tanto se chiedi permesso, non ti fanno passare lo stesso”. Non chiediamo più “scusa”, perché preferiamo far prevalere il nostro orgoglio, e perché ogni tanto pensiamo di essere imperdonabili, e quindi sarebbe inutile chiedere scusa.
Non chiediamo neanche le cose che vorremmo di più, quando ci sembrano impossibili da ottenere. E a volte perdiamo delle grandi occasioni, non rendendoci conto che a volte basta chiedere.
Babbo Natale, invece, ci ha insegnato a chiedere tutto, anche l’impossibile. Nessuno di noi ha mai trovato un dinosauro, o il suo attore preferito sotto l’albero, però era bello sperarci.
Ed ecco qui un’altra lezione di Babbo Natale: ci insegna a sperare. Anche se a volte una speranza viene delusa, ci smuove comunque un qualcosa dentro, che ci fa vedere le cose in modo diverso. Che ci fa sentire vivi.
Babbo Natale ci insegna anche a saperci fidare. I bambini che credono in Babbo Natale, credono in qualcosa che non hanno mai visto, perché si fidano delle parole dei loro genitori. Nella società del “se non vedo, non credo”, è un insegnamento molto importante. Ci dimostra che non bisogna avere sempre tutto sotto controllo, o dover avere sempre la dimostrazione concreta di tutto…Ci mostra la bellezza del fidarsi.
La magia del Natale non è quindi legata a Babbo Natale, e non viene meno a causa della sua inesistenza. La magia del Natale svanisce a causa della perdita di quella semplicità tipica di quando si è bambini. Quella semplicità che ci portava ad aspettare, a sperare e a fidarci, senza troppe pretese. Ed è quando perdiamo la semplicità, che perdiamo anche lo spirito natalizio che avevamo da piccoli.
Basta poco, però, per recuperare le cose. La chiave per riappropriarci di questa magia natalizia è riacquistare la fiducia e la speranza che, con il tempo e con le esperienze negative, abbiamo smarrito. I più piccoli, ci insegnano come fare per tornare un po’ bambini, almeno durante il Natale.
Ce lo racconta il cantautore Fabrizio Moro, nel suo brano “Babbo Natale esiste“. In questa canzone ci spiega come ogni giorno ha l’opportunità di imparare nuove cose da suo figlio, che nella sua semplicità si sente protetto da un semplice pupazzo di Capitan America, o che aspetta impaziente Babbo Natale.
Fabrizio Moro, grazie al figlio, scopre quello che oggi potremmo scoprire tutti noi: che Babbo Natale esiste. Semplicemente sotto un’altra forma, rispetto a quella che conosciamo da quando siamo bambini.
Sottoforma di tutti quei desideri e sogni che abbiamo, e che dobbiamo solo imparare ad aspettare nel modo giusto. Se sono fatti su misura per noi ci raggiungeranno. E se non lo sono, ce ne renderemo conto durante l’attesa. Perché l’attesa serve anche a questo: a capire se effettivamente vale la pena aspettare.
Il Natale ci da un’opportunità: ritornare semplici come dei bambini, che non vuol dire essere ingenui. Ma tornare a fidarsi degli altri e della vita, senza vedere sempre e solo la parte negativa delle cose.
Auguro a tutti l’arrivo del proprio Babbo Natale. In particolare ad Andrea e alla piccola Sofia, sua figlia, che mi hanno aiutata a realizzare lo scatto che accompagna questo articolo.
Buon Natale!