La 28ª Conferenza delle Parti (COP28) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si è svolta a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Come in ognuno di questi incontri annuali, le opinioni oscillano tra speranza e disillusione che Papa Francesco nella Laudate Deum chiama “Progressi e fallimenti”. Piuttosto che affidarsi alle impressioni, papa Francesco preferisce esprimere la convinzione che sia ancora possibile invertire la tendenza al riscaldamento globale, i cui effetti stanno colpendo non solo il pianeta, ma soprattutto le persone e molte specie che ne sono custodi.
A dimostrazione dell’importanza che Papa Francesco attribuisce a questi vertici sul clima, nella sua esortazione apostolica Laudate Deum dedica otto articoli – su settantatre – alle varie COP.
Per il professore Joshtrom Isaac Kureethadam, docente di filosofia della Scienza presso l’Università Pontificia Salesiana (UPS) e membro del Dicastero per lo Sviluppo Umano, la COP28 è un making o un breaking:
Aspettative della COP di Dubai
La COP28 sembrava un’ennesima riunione del genere, più preoccupata di fare osservazioni che di adottare misure. Tuttavia, rispetto alle precedenti conferenze, questa ha avuto la particolare responsabilità di fare il punto sull’attuazione dell’Accordo di Parigi adottato al termine della COP21 del 2015. Le ambizioni stabilite in quell’occasione non sono ancora raggiunte: invece di un riscaldamento limitato a 1,5°C entro la fine del secolo rispetto all’era preindustriale, l’umanità deve aspettarsi un aumento delle temperature compreso tra 2,5°C e 2,9°C, come dice l’Istituto Oikos onlus. La causa è l’eccessiva emissione di gas serra generata dall’uso massiccio di combustibili fossili. Per tale ragione il pontefice, «con il denaro delle armi» invita a creare «un fondo per il clima e la fame nel mondo».
Il Papa e la partecipazione alla COP28 di Dubai
Papa Francesco avrebbe dovuto partecipare alla conferenza sul clima dal 1° al 3 dicembre 2023, ma purtroppo il viaggio è stato annullato su richiesta dei suoi medici. «Pur essendo migliorato – ha riferito in un comunicato il direttore della Sala Stampa Vaticana Matteo Bruni – il quadro clinico generale del Santo Padre relativamente allo stato influenzale e all’infiammazione delle vie respiratorie, i medici hanno chiesto al Papa di non effettuare il viaggio previsto per i prossimi giorni a Dubai, in occasione della 28ª Conferenza delle Parti».
Anche se non presente fisicamente, Papa Francesco è stato comunque rappresentato dal Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato che ha letto degli stralci del messaggio del Papa. La dichiarazione di Francesco al vertice delle Nazioni Unite sul clima solleva un’importante questione: «Stiamo lavorando per una cultura della vita o per una cultura della morte?». Nella dichiarazione letta dal cardinale Parolin, il Santo Padre ricorda che «la distruzione dell’ambiente è un’offesa a Dio, un peccato che mette in pericolo tutti gli esseri umani, soprattutto i più vulnerabili». Papa Bergoglio esorta ad adottare una cultura della vita per la nostra casa comune lavorando per «l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, l’eliminazione dei combustibili fossili e l’educazione allo stile di vita». Il vescovo di Roma è preoccupato del benessere di tutti: «Ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente. Vi chiedo, in modo accorato: scegliamo la vita, scegliamo il futuro! Ascoltiamo il gemere della Terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri, tendiamo l’orecchio alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Abbiamo una grande responsabilità: garantire che il loro futuro non sia negato».
Il professore Kureethadam ci ha spiegato perchè questo accorato interesse del Papa per il futuro della Terra:
Perché Papa Francesco tiene tanto alla presenza della Chiesa alle COP?
«Perché soprattutto nelle ultime due COP si sta avendo tanto greenwash. Le compagnie Petrolifere stanno manipolando a loro favore le discussioni. Perciò nella Laudate Deum Papa Francesco ci incitava a essere più “attenti” in questa COP».
In questo audio, padre Kureethadam parla dell’importanza e della debolezza delle COP alle quali la Chiesa cattolica partecipa ora come membro:
In occassione della COP21 di Parigi è uscita l’enciclica Laudato Si’, sulla cura della casa comune, e prima della COP28 di Dubai è stata promulgata l’esortazione Laudate Deum. Perchè due così importanti documenti sull’ambiente?
«In effetti ci si può domandare, perché capita raramente, che otto anni dopo una enciclica il Papa possa scrivere sullo stesso argomento? Papa Francesco stesso ce lo spiega all’inizio della Laudate Deum: sono passati otto anni, ma la crisi della nostra casa comune sta sempre più peggiorando.
La Laudato Si’ ha dato una spinta non solo alla Chiesa, ma al mondo intero. Appena uscita l’enciclica, il professor Dale Jamieson della New York State University, aveva scritto che questa enciclica era «the most important environmental text of the twenty-first century», cioè il più importante testo sull’ambiente del ventunesimo secolo. Questo certamente ha smosso il mondo. Perfino Ban Ki-Moon, ex segretario generale dell’ONU aveva riconosciuto che grazie alla Laudato Si’ abbiamo avuto l’accordo di Parigi nel 2015. Ma ha mosso anche la Chiesa. Presso il Dicastero dello sviluppo umano integrale, per esempio, è stato creato un settore per l’Ecologia e il Creato. E poi tutta la Chiesa, non soltanto a livello della Santa Sede, ma anche le chiese locali, hanno organizzato tantissime iniziative. Vorrei sottolineare due di queste iniziative. La conferenza episcopale del Bangladesh aveva invitato ogni cattolico a piantare un albero. La Chiesa in Ghana ha deciso di piantare otto milioni di alberi».
Qual è la differenza tra i due documenti di Francesco sull’ambiente?
«Laudato Si’ è un documento compressivo che parla della nostra casa comune. Nel primo capitolo, per esempio, Papa Francesco ha parlato delle diverse manifestazioni della crisi ecologica, dell’inquinamento, del problema della biodiversità, di quello dell’acqua, e della crisi climatica ovviamente. Laudate Deum è molto focalizzato sulla crisi climatica. Laudato Si’ era aperto alle altre religioni, Laudate Deum, invece, ha un obiettivo molto politico. Comunque, più che di differenza parlerei di convergenza, complementarietà, perché dato che i processi delle COP non sono andati bene, Papa Francesco invitava a dare una mano alla COP28 di Dubai».
Quali sono le iniziative che vedono la Chiesa impegnata nell’ecologia?
«Papa Francesco ha avviato una serie di iniziative di azioni ispirate dalla Laudato Si’ incluse nella Laudato Si’ Action Platform, un progetto veramente ambizioso in cui Francesco coincolge tutti distinguendoli in sette settori, sette come il numero biblico: famiglie, parrocchie-diocesi, scuole-università, ospedali e cliniche, imprese agricole, movimenti-ONG-centri di comunicazione, e ordini religiosi. Francesco ha invitato tutti questi sette settori a diventare in sette anni una università Laudato Si’, una parrocchia Laudato Si’, ecc».
Francesco, papa ecologico per una Chiesa sana e un mondo verde
L’infografica che segue offre, da un lato, una sintesi dei sette obiettivi che la Chiesa si è prefissata a partire dal 2015, anno della promulgazione della Laudato Si’, sino al 2023, anno della pubblicazione della Laudate Deum; e dall’altro lato, le risoluzioni delle varie COP dello stesso periodo: dal 2015 al 2023.