21 Mag 2023

«Chissà come ci sarà arrivata…». Il mondo del lavoro discrimina ancora le donne

Cristina, affermato avvocato, raccontata le difficoltà di essere donna in un mondo ancora troppo maschilista

«Sono una avvocata libera professionista da trent’anni, oltre alla laurea e alla conseguente abilitazione, ho conseguito diversi master – ne sto seguendo uno proprio in questi giorni – eppure mi sono sempre dovuta dividere tra lavoro e famiglia, rinunciando a gran parte della mia vita. Un qualsiasi mio collega di sesso maschile non sa neanche cosa significa vivere una vita del genere». Sono le parole di Cristina M., una madre di famiglia, la quale, nonostante un’encomiabile esperienza lavorativa, evidenzia le difficoltà economiche legate al suo mestiere, dove tutt’oggi la disparità di genere è ancora molto evidente. È noto, purtroppo, che il Gender Pay Gap, o differenziale retributivo di genere (in base al quale gli uomini guadagnano più delle donne) è ancora radicato in Italia, e a subirne le conseguenze sono proprio le donne, che si devono dividere tra figli, casa e lavoro.

Una delle teorie da cui scaturirebbe ciò – secondo il Sole 24 Ore – è quella del “Capitale Umano”, da cui risulterebbe che le donne sono meno produttive degli uomini a causa di differenze in alcune abilità e caratteristiche innate o acquisite, come la minore forza fisica e una biologica disposizione alle attività di cura.

 «Ciò che fa più male è vedere come le donne, nonostante oggi abbiano equivalenti titoli rispetto ai colleghi di sesso maschile, vengano recluse a ruoli marginali. Mi è ripetutamente accaduto che, entrando in Cancelleria per acquisire informazioni su procedimenti, il cancelliere si sia rivolto a me con la frase: “Signorina mi dica…”, dando per scontato che fossi una semplice segretaria. Bene, quando un qualsiasi avvocato di sesso maschile entra in cancelleria per il medesimo mio scopo, a lui si rivolgono con la frase: “Dottore mi dica…”».

Ad oggi sono state diverse le tutele proposte per questo grave problema, ma la disparità di genere sul lavoro è una piaga che continua a colpire le donne, soprattutto quelle che cercano di farsi una carriera, senza tener conto, poi, dei frequenti insulti latenti, che ricevono quando raggiungono ranghi lavorativi destinati solitamente agli uomini, come ad esempio la tipica frase: «Eh, chissa come ci sarà arrivata…».

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