05 Lug 2021

Ciao Rino. Così ancora ti ricordiamo, grazie a “Istantanee e tabù”

La raccolta "Istantanee e tabù" comprende brani celebri e materiale inedito di Rino Gaetano. Un cantautore che ha davvero lasciato il segno

 

«Quel giorno Renzo uscì, andò lungo quella strada quando un’auto veloce lo investì. Quell’uomo lo aiutò e Renzo allora partì per un ospedale che lo curasse…».

“La ballata di Renzo” sembra una canzone profetica, se si pensa alla tragedia che investì Salvatore Antonio Gaetano, in arte Rino Gaetano. A 40 anni dalla scomparsa avvenuta il 2 giugno 1981 in un incidente stradale, la Sony Music omaggia l’artista con una collezione dei suoi maggiori successi, realizzata grazie alla collaborazione di Anna e Alessandra Gaetano, rispettivamente sorella e nipote del defunto. Uscito il 25 giugno scorso, “Istantanee e tabù” comprende brani dei sei album in studio pubblicati dal cantautore durante la sua breve carriera artistica. Tra le canzoni più celebri, da “Gianna” a “Ma il cielo è sempre più blu”, il materiale inedito aggiunge quel tocco di originalità all’album.

Provini, brani inediti (“E io ci sto”), versioni originali e bozze di progetti diventano un tesoro prezioso per i suoi fan, anche per quelli più giovani che hanno fatto riscoprire la genialità del cantante. Disponibili i formati in doppio CD, doppio LP in pasta colorata e quadruplo LP nero 180 gr in edizione limitata numerata.

Una quarantina di brani in totale (con tracklist parzialmente diversa a seconda dei formati), istantanee di una realtà fotografata dall’artista e non sufficientemente valorizzate negli anni Settanta, se non persino censurate, in una società in cui determinate tematiche erano ancora un tabù. Del resto, il suo intento è sempre stato questo, da quando la passione per la musica lo travolse (e in questo un riconoscimento va ai Beatles, che lo iniziarono alla carriera musicale): «Io scriverò sul mondo e sulle sue brutture, sulla mia immagine pubblica e sulle camere oscure, sul mio passato e sulle mie paure».

 

Ascoltando la raccolta, è impossibile non ripercorrere la vita del crotonese adottato dalla città eterna, ma soprattutto è impossibile non vedere le questioni su cui ha tanto lottato senza paura e senza nascondersi attraverso le sue canzoni, ancora attuali al giorno d’oggi. Da buon meridionale legato alle sue origini, non poteva mancare la riflessione sui problemi del Sud Italia (“Cogli la mia rosa d’amore”) ponendo l’accento su emozioni e stati d’animo della gente che ci vive. Collegato alla questione meridionale è anche il tema dell’emarginazione (“Mio fratello è figlio unico”): non del drogato o del senzatetto, ma di una persona qualunque, se non dell’artista stesso. Perché come disse lo stesso Gaetano: «Analizzo la situazione dell’escluso, dell’emarginato della società e ne concludo che in fondo siamo tutti figli unici: i rapporti di convivenza sono dettati solamente dal dovere e non dal piacere di incontrarsi e di collaborare umanamente».

Presente anche la politica, in cui tuttavia non si riesce a scorgere un orientamento ben definito dell’artista, ma semplicemente una critica indifferenziata a tutta la classe politica, destra e sinistra. Come non ricordare la censura che gli fu imposta a brani come “Nuntereggae più” (che non fu ammessa a Sanremo, a favore di “Gianna” che, in ogni caso, fu anch’essa criticata per il contenuto e per la comparsa del termine “sesso”) o “Ma il cielo è sempre più blu”, naturalmente inserite in “Istantanee e tabù” nella loro versione originale.

 

Tante tematiche e tanti argomenti toccati dalla poesia del cantautore. Il tutto sempre condito di ironia, sarcasmo, sensibilità e tanti effetti prettamente musicali, per raggiungere un’alchimia tra problematiche sociali e leggerezza. L’importante era, per Rino, riderci e scherzarci, ma soprattutto continuare a parlarne per non farsi sopraffare dal dolore.

Semplicità era la parola d’ordine nella sua musica, ma mai una semplicità scadente nel banale. Per lui il successo non significava vendere dischi a non finire o vincere premi su premi. La sua timidezza e insicurezza nascondeva il suo “lato cantautore”, che lo tenne sempre un po’ all’oscuro nella musica italiana della sua epoca (inizialmente era noto con lo pseudonimo di Kammammuri; il suo primo album, “Ingresso libero”, passò sotto silenzio e lui fu sempre scettico della sua partecipazione al festival di Sanremo).

Sempre a malincuore scendeva a compromessi con case discografiche e, in generale, con l’industria musicale. È per questo che Rino rimane sempre attuale, oggi che le sue canzoni vengono trasmesse ancora alla radio e i giovani intonano i suoi successi chitarra alla mano. Era ed è una frequenza AM in un etere pieno di FM, il figlio unico che toccava tematiche esistenziali e sociali in un mondo in cui la canzone d’autore doveva essere politicamente impegnata. Invece lui non aveva maestri e questo gli permise di essere quello che era e che continua a essere per tutti: un’onda nuova nel panorama musicale italiano, tanto da lasciare il segno in tantissimi altri cantautori.

E un pensiero corre ai giorni nostri: chissà come Rino avrebbe descritto questa pandemia. Probabilmente dalla sua mente sarebbe uscito un brano adatto, accompagnato da una melodia scanzonata. Proprio alla Rino Gaetano…

condividi su