«L’edizione di quest’anno ha contato oltre trecento iscrizioni – sottolinea Paolo Frizzi, direttore organizzativo del Festival – con 49 film selezionati provenienti da 20 paesi diversi. Le religioni, oggi debbono confrontarsi tra loro alla luce di una società sempre più secolarizzata e il cinema è un tramite perfetto. Il cinema non solo riflette ciò che accade oggi ma riesce a vedere in prospettiva ciò che accadrà. Il dialogo che propone questo Festival non è quello diplomatico ma è un metodo relazionale che presuppone conoscenza e accoglienza dell’altro. Cambiamento, rapporto tra religioni, l’oggi e il dialogo non rappresentano solo il tema di quest’anno ma un punto d’unione di tutte queste edizioni».
Un cinema, dunque, che riesce a ristrutturare la realtà e che può cambiare anche lo stesso spettatore. Neo-membro della giuria internazionale del Festival, il prof. Renato Butera, docente di giornalismo presso la facoltà di scienze della comunicazione sociale, raccontando la sua esperienza ha detto: «In ognuno dei film di questa edizione che ho avuto il piacere di vedere ho trovato dei protagonisti che hanno attraversato un cambiamento, un cambiamento scaturito dall’accoglienza. Il cinema, attraverso il grande schermo, ci aiuta ad essere noi stessi “screening”, a proiettarci verso l’altro e anche verso l’Alto (parafrasando il filosofo Mounier). Nel cinema possiamo trovare gli elementi utili per il nostro personale cambiamento».
Il seminario romano del Festival giunto ormai alla sesto anno ha voluto far sintesi delle tematiche trattate durante le proiezioni di Trento e dei dibattiti seguiti ai film. Tra gli ospiti della giornata anche Mohammad Gozarabadi, traduttore e sceneggiatore iraniano che ha riflettuto sulla tecnica filmica dell’arco del personaggio, ovvero il progresso emozionale del protagonista in una storia. «L’arco del personaggio – dice Gozarabadi – può assumere tante forme ma quando parliamo di film che trattano il rapporto con la religione ne indichiamo principalmente tre. Nella prima forma il personaggio è un credente, è ispirato dalla religione ma deve riuscire ad attuare nella sua vita i comandamenti di Dio. Nella seconda forma il personaggio è un non credente ed è alla ricerca di Dio; quando lo trova sperimenta il cambiamento. La terza forma, è quella di cui avremmo sempre più bisogno oggi: il personaggio è un credente ma nel corso del film è forzato a rivedere e ridefinire il suo credo con la sua religione e i suoi valori spirituali. L’obiettivo è quello di far raggiungere al personaggio una maturità tale da far crescere e rende adulta la propria fede: questo è importante quando vogliamo inserire più persone di diverse religioni in un clima di pace».
La conclusione romana del Festival ha visto anche la proiezione del film “Circles” (di Srdan Golubović, Serbia, 2013, film, 112′) vincitore della XVII edizione del Religion Today FilmFestival e della consegna dello Youth for Religion and Peace – FCS Award assegnato da una giuria composta da alcuni studenti della facoltà.