Coltivare l’albero della vita: la Caritas contro la malnutrizione in Camerun

La chiesa coniuga cura del creato e azioni per nutrire i bambini in Africa. Un’azione verso lo sviluppo sostenibile della comunità

In Camerun, 6 regioni su 10 vivono in estrema povertà, con una crescita di malnutrizione cronica superiore al 30%. Ma a Yagoua, nell’estremo nord del paese africano è ancora peggio, il tasso arriva al 40%. Camerun occupa il 153.esimo posto su 189secondo l’Indice di Sviluppo Umano delle Nazione Unite

Il missionario italiano Fabio Mussi è il coordinatore del progetto che punta a valorizzare la polvere delle foglie dell’albero della vita, cioè la moringa, una pianta che cresce in zona, per sconfiggere la malnutrizione infantile. Una iniziativa avviata con la Caritas–Codasc (Le Comité Diocésain des Activités Sociales) di Yagoua, e fa parte del servizio di sviluppo della Diocesi, che copre tre dipartimenti nella regione dell’estremo nord del Camerun, con una popolazione di circa 1.800.000 abitanti. 

Mussi da cinque anni lavora come responsabile della Caritas locale, è missionario laico del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) e si dice direttamente interpellato dalla “Laudato sì” di Papa Francesco, in particolare dal numero 58 dell’enciclica sulla cura della casa comune: «in alcuni Paesi ci sono esempi positivi di risultati nel migliorare l’ambiente, […] confermano che l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente. Essendo stato creato per amare, in mezzo ai suoi limiti germogliano inevitabilmente gesti di generosità, solidarietà e cura».

La cura del creato è tra gli scopi della Caritas, associazione senza scopo di lucro, che ha la missione di «migliorare la qualità della vita delle popolazioni povere, oppresse ed emarginate nella diocesi di Yagoua attraverso: buon governo e giustizia sociale, migliorare il reddito familiare e la sicurezza alimentare, migliorare l’accesso ai servizi sanitari, la promozione dell’istruzione di base e professionale, protezione dei bambini, la promozione di donne e uomini, migliorare l’accesso all’acqua potabile, protezione delle persone vulnerabili, interventi di emergenza umanitaria, la protezione dell’ambiente e la promozione dello sviluppo sostenibile, stabilire una buona collaborazione e networking con il governo, le organizzazioni non governative e qualsiasi altro attore dello sviluppo». Il tutto in linea con l’agenda 2030 dell’Onu, soprattutto con gli obbiettivi uno (sconfiggere la povertà) e due (sconfiggere la fame e la malnutrizione).

In cosa consiste il progetto?

Il programma rappresenta una efficiente soluzione endogena, pratica ed economia per la lotta alla malnutrizione. Si legge sul sito Mondo e Missione, che prevede di «utilizzare inizialmente 10 mila alberi di moringa, e di piantarli con il contributo attivo di 3 mila donne, scelte tra coloro che hanno figli sotto i 5 anni. A ciascuna di loro verranno donate 3 pianticelle di moringa, da collocare nel proprio cortile. Per favorirne l’utilizzo, sacchetti con 50 grammi di polvere di moringa, prodotti dalle foglie essiccate della pianta, vengono venduti al modesto prezzo di 80 centesimi. Ogni sacchetto corrisponde a 10 giorni di dose preventiva alla malnutrizione per un bambino. L’obiettivo è sostenere i loro figli e vendere il surplus della produzione sul mercato locale. Se si pensa al costo dei prodotti importati per combattere la malnutrizione, è un’alternativa che ha grossi vantaggi a livello sociale ed economico».

La Moringa oleifera è «una pianta resistente alla siccità con grandi proprietà proteiche e nutrizionali, già presente negli ambienti tropicali africani, ma poco conosciuta e utilizzata. Sostenendo la diffusione di questo prodotto molte situazioni di malnutrizione sarebbero risolte».

Albero della vita, la MoringaL’albero della vita, Mondo e Missione

 

La Fao segnala come «le foglie di moringa siano ricche di proteine, di vitamine A, B e C e di sali minerali e ne raccomanda l’uso per le donne incinte, le madri che allattano e i bambini piccoli». L’albero ha la sua origine nell’India settentrionale, ma ora si trova in tutte le regioni tropicali, compreso il Camerun. Il soprannome di “albero della vita” o “albero dei miracoli” deriva dal fatto, secondo Mussi, che viene «utilizzato per secoli nella medicina ayurvedica indiana, che gli attribuisce il potere di combattere più di 300 malattie, tra cui raffreddori, diabete, colesterolo, ipertensione o di stimolare il sistema immunitario».

Allora, il progetto intende effettuare le seguenti attività, secondo il sito Centroprime: informare e sensibilizzare 10 villaggi circa del valore nutritivo della pianta e le sue opportunità economiche; distribuire 5.000 piante e produrre 1.500 confezioni di farina per il lancio del prodotto nei centri di sanità della Diocesi; formare 30 persone (60% donne) circa le tecniche di semina, coltivazione, raccolta e produzione della farina di moringa; realizzare 3 pozzi per irrigazione goccia a goccia, su superfici da 500 m² e installare impianti solari per ciascun pozzo, per assicurarne la sostenibilità ecologica.

Il costo del programma è di € 32.625, e bisogna raccoglierne ancora 27.925. Per fare un gesto di contribuzione vai sul sito Centropime.org, oppure diventa sostenitore di un progetto di sviluppo sociale attraverso il sito della fondazione Prime Onlus.

 

Per saperne di più guarda il video “Camerun: la cura del creato diventa impegno contro la malnutrizione”.

 

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