24 Gen 2016

Comunicare non è separare i giusti dai peccatori

Il coraggio di ammonire chi sbaglia ma anche la responsabilità di non spezzare la relazione. Il più grande potere della comunicazione? La prossimità che si fa ascolto

«Le parole possono gettare ponti tra le persone, le famiglie, i gruppi sociali, i popoli. E questo sia nell’ambiente fisico sia in quello digitale. Pertanto, parole e azioni siano tali da aiutarci ad uscire dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette, che continuano ad intrappolare gli individui e le nazioni, e che conducono ad esprimersi con messaggi di odio». Nel giorno in cui la Chiesa ricorda San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e della stampa, Papa Francesco diffonde il suo consueto messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che quest’anno verrà celebrata il prossimo 8 Maggio 2016.

Comunicare con misericordia, creando relazioni, è l’invito che il Papa rivolge a tutti. E lo fa citando un passo de “Il mercante di Venezia” di Shakespeare: «La misericordia non è un obbligo. Scende dal cielo come il refrigerio della pioggia sulla terra. È una doppia benedizione: benedice chi la dà e chi la riceve». La misericordia mette di lato l’orgoglio, mitiga le avversità ma allo stesso tempo ha il compito di ammonire e denunciare cattiveria e ingiustizia.

Chi ha la responsabilità politica e istituzionale di formare l’opinione pubblica – dice il Papa – deve avere il coraggio di orientare le persone e i popoli verso processi di riconciliazione evitando un linguaggio che alimenti conflitti, paura e odio. «Per questo è fondamentale ascoltare. Comunicare significa condividere, e la condivisione richiede l’ascolto, l’accoglienza. Ascoltare è molto più che udire. L’udire riguarda l’ambito dell’informazione; ascoltare, invece, rimanda a quello della comunicazione, e richiede la vicinanza».

Cornice di questo processo umano sono le reti sociali e l’ambiente digitale che quotidianamente abitiamo. «E-mail, sms, reti sociali, chat possono essere forme di comunicazione pienamente umane. Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione. Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale».

In un mondo diviso, frammentato, «nettamente separato tra giusti e peccatori»  il più grande potere che la comunicazione può esercitare è quello della “prossimità”. «L’incontro tra la comunicazione e la misericordia – conclude Francesco – è fecondo nella misura in cui genera una prossimità che si prende cura, conforta, guarisce, accompagna e fa festa». Un dono di Dio che è anche una grande responsabilità.

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