09 Mag 2021

Cura del creato: come la Chiesa ha anticipato l’Agenda 2030

Il magistero della Chiesa insegna, propone e invita alla creazione di itinerari per lo sviluppo sostenibile del Pianeta. E da quasi sei anni anche l’Onu sta lavorando sulla stessa via

Foto: Jesús Padilla Iñiguez

Papa Francesco con l’enciclica Laudato si, sulla cura della casa comune del 24 maggio 2015, propone le basi per uno sviluppo sostenibile e invita tutta l’umanità a contribuire a costruirlo. Ha scritto che «di fronte al deterioramento globale dell’ambiente», vuole rivolgersi a ogni persona che abita questo pianeta e fa una chiamata universale alla cura del creato.

Nella sua ultima enciclica Fratelli tutti, sulla fraternità e l’amicizia sociale del 3 ottobre 2020, papa Francesco ha sostenuto che «prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune».

Certamente fu san Paolo VI nella lettera apostolica “Octagesima adveniens” del 1971, il primo a riflettere sull’ambiente naturale, come una delle situazioni problematiche che la società doveva affrontare, perché l’uomo «attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione. Non soltanto l’ambiente materiale diventa una minaccia permanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie, potere distruttivo totale; ma è il contesto umano, che l’uomo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l’intera famiglia umana».

Poi in occasione del 25° anniversario della Fao, 16 novembre 1970, san Paolo VI parlò della «l’urgenza e della necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità, se questa vuole esser sicura della sua sopravvivenza. […] I progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo».

Papa san Giovanni Paolo II, nella sua prima enciclica “Redemptor hominis” del 4 marzo 1979, aveva indicato che l’uomo sembra spesso «non percepire altri significati del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo. Invece, era volontà del Creatore che l’uomo comunicasse con la natura come “padrone” e “custode” intelligente e nobile, e non come “sfruttatore” e “distruttore” senza alcun riguardo». Successivamente, nel 2001 aveva invitato a tutte le persone ad una «conversione ecologica», sottolineando due aspetti: da una parte l’ecologia fisica, attenta a tutelare l’habitat dei vari esseri viventi e dall’altra l’ecologia umana, che «rende più dignitosa l’esistenza delle creature, proteggendone il bene radicale della vita in tutte le sue manifestazioni e preparando alle future generazioni un ambiente che si avvicini di più al progetto del Creatore».

Il Papa emerito Benedetto XVI nel 2008 aveva riconosciuto che istanze vere ed efficienti contro «la distruzione del creato possono essere realizzate e sviluppate». Lui stesso dichiarava, nel suo messaggio per la “Giornata dell’Alimentazione 2012”, che «gli effetti della crisi economica colpiscono sempre più i bisogni primari, compreso il fondamentale diritto di ogni persona ad una nutrizione sufficiente e sana, aggravando specialmente la situazione di quanti vivono in condizioni di povertà e sottosviluppo». Inoltre, questo contesto sociale; continuava il Papa, «ispirò l’istituzione della Fao e che richiama le istituzioni nazionali e internazionali all’impegno per liberare l’umanità dalla fame, attraverso lo sviluppo agricolo e la crescita delle comunità rurali». 

Ritornando al magistero di papa Francesco, nel suo messaggio durante la “Giornata Mondale della Pace” del 1° gennaio 2021, ha proposto al mondo la «grammatica della cura», che consiste nella «promozione della dignità di ogni persona umana, della solidarietà con i poveri e gli indifesi, la sollecitudine per il bene comune, la salvaguardia del creato». 

Finalmente, in occasione della “Giornata della Terra” del 22 aprile 2021, ha sottolineato che «la natura merita di essere protetta, anche per il solo fatto che le interazioni umane con la biodiversità di Dio [che Dio ci ha dato] devono avvenire con la massima attenzione e con rispetto: prendersi cura della biodiversità, prendersi cura della natura. E tutto ciò in questa pandemia lo abbiamo imparato molto di più». Poi aggiunge: «ed entrambe le catastrofi globali, il Covid e il clima, dimostrano che non abbiamo più tempo per aspettare. Che il tempo ci incalza e che, come il Covid-19 ci ha insegnato, sì abbiamo i mezzi per affrontare la sfida. Abbiamo i mezzi. È il momento di agire, siamo al limite». Ed ecco che su questa linea della dottrina sociale della Chiesa, si sta lavorando da quasi sei anni con la proposta dell’Agenda 2030. Ma quando nasce e che cos’è l’Agenda 2030 dell’Onu?

L’ Agenda 2030

Il piano di azione globale proposto dall’Onu è stato sottoscritto «il 25 settembre 2015 da 193 Paesi delle Nazioni Unite, tra cui l’Italia, per condividere l’impegno a garantire un presente e un futuro migliore al nostro Pianeta e alle persone che lo abitano». Una programmazione con 17 obiettivi da raggiungere in 15 anni. Con questo progetto è «la prima volta che i leader mondiali si impegnano in uno sforzo e in un’azione comune attraverso un’agenda politica così vasta e universale».

L’Agenda 2030 ha come principio basilare lo sviluppo sostenibile del mondo, cioè il richiedere «alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri». Una responsabilità di giustizia e un compromesso umano che implica il contributo di tutti per ereditare un mondo abitabile, sano e degno alle prossime generazioni.

 

La grande novità dell’Agenda consiste nel fatto che «per la prima volta viene espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale, superando in questo modo definitivamente l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e affermando una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo».

Scarica l’App “ActNow delle Nazione Unite dove troverai dei suggerimenti quotidiani facili per aiutarti a vivere sostenibilmente, è una proposta per prendersi cura del pianeta, e poiché ognuno di noi può fare la differenza e le nostre azioni contano, tutti siamo chiamati a contribuire. Allora facciamo quello che ci corrisponde, per raggiungere lo sviluppo sostenibile della casa comune.

 

condividi su