Cyberbullismo in Italia: tra gli adolescenti 2 su 10 lo hanno subito

Il bullismo online può portare le vittime a sviluppare pensieri suicidi o a tentare il suicidio. Particolarmente vulnerabili al fenomeno i ragazzi tra 11 e 17 anni

Quanti genitori si preoccupano senza sapere perché i loro figli a volte preferiscono isolarsi o addirittura scoraggiarsi, piangendo con lo smartphone in mano. Il Cyberbullismo è motivo di preoccupazione per le famiglie. Proprio per la continua evoluzione della rete e delle nuove tecnologie, le forme di manifestazione di cyberbullismo possono variare ed aumentare nel tempo. Si passa dai più comuni come l’harassment e denigration fino a forme più particolari ed articolate come il revenge porn o l’impersonation (furto di identità).

In Italia secondo i più recenti dati ISTAT questo fenomeno, pur essendo diffuso e trasversale, registra numeri più elevati di vittime nelle zone maggiormente disagiate e con percentuali di vittimizzazione superiori per le ragazze. Recentemente, secondo un’indagine condotta dall’osservatorio Indifesa 2024 su un campione di 4.115 adolescenti in Italia, oltre 6 ragazzi su 10 sono stati vittime di violenza, nel 63% dei casi hanno subito bullismo e nel 19% cyberbullismo. La percentuale più alta di vittime è costituita da ragazze tra gli 11 e i 17 anni.

Su questo fenomeno sociale, Alessandro Ricci, psicoterapeuta presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, offre ulteriori spunti, a partire dai segnali e dai sintomi più comuni riscontrati nelle vittime di cyberbullismo, rispetto al bullismo tradizionale. Diverse sono le conseguenze dirette sugli adolescenti, tuttavia esistono modi in cui genitori ed educatori possono sostenere efficacemente i ragazzi in difficoltà.

Mentre  il bullismo tradizione è particolarmente diffuso e radicato in età preadolescenziale, il cyberbullismo si manifesta anche e soprattutto in età adolescenziale. A questa età, l’identità digitale gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo sociale e personale. È per questo ovvio che attraverso il web e le applicazioni di messaggistica istantanea questo tipo di violenza si diffonde velocemente sui social network dove la vittima può essere attaccata in qualsiasi momento, spesso in modo anonimo. Secondo il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, la percentuale di chi ha subito una violenza, sia fisica che psicologica, sale al 70% se si considerano le risposte delle ragazze, mentre arriva all’83% tra chi si definisce non binario e scende al 56% tra i maschi. Anche le tipologie di violenza subita sono diverse tra i generi, a eccezione delle violenze psicologiche e verbali che colpiscono in egual misura maschi e femmine (71% in generale e per le femmine; 69% per i maschi).

Gli attacchi online, sotto forma di scherno, minaccia o diffusione di foto compromettenti, possono avere ripercussioni drammatiche sul benessere psicologico; può avere diversi impatti diretti sugli adolescenti, tra cui: l’ansia e depressione, la perdita di autostima, l’isolamento sociale, i problemi di salute fisica, e persino a pensieri più estremi.  Infatti, questo fenomeno può portare gli adolescenti a sviluppare pensieri suicidi o a tentare il suicidio. Letizia Cavalli, PhD e psicologa/psicoterapeuta in formazione presso l’Università Pontificia Salesiana, delinea i soggetti coinvolti – cyberbulli e cybervittime – e i principali fattori di rischio e di protezione nel verificarsi o meno del fenomeno. Nella sua ricerca cross-culturale del 2023, che ha coinvolto oltre 6.000 studenti tra gli 11 e 17 anni e circa 600 insegnanti delle scuole di Italia, Polonia, Romania e Spagna, la dottoressa Cavalli ha osservato che circa 1 ragazzo su 10 ricopre il ruolo di cyberbullo con una frequenza di una o due volte al mese, mentre circa 2 ragazzi su 10 ricoprono il ruolo di cybervittime subendo prepotenze virtuali almeno una o due volte al mese con minacce e insulti.

Una battaglia collettiva

L’Italia è stato il primo paese europeo ad introdurre la parola cyberbullismo all’interno del proprio ordinamento, con la legge n.71 del 29 maggio 2017Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”. Il cyberbullismo è una piaga complessa che richiede il coinvolgimento di tutti gli attori della società: genitori, educatori, governi e aziende tecnologiche. Sono tante le cose da fare di fronte a questa violenza invisibile, soprattutto per la tutela degli adolescenti e dei minori. Ma il vero cambiamento arriverà quando i giovani si renderanno conto dell’impatto delle loro azioni online e quando la società nel suo insieme sarà in grado di sostenerli nella lotta contro questa insidiosa forma di violenza. Gli adolescenti dovrebbero riflettere attentamente prima di pubblicare o condividere qualcosa online perché ogni post ha il potenziale di rimanere visibile per sempre e quindi essere utilizzato per danneggiarli. Non divulgare mai dati personali come indirizzo, numero di telefono e nemmeno il nome della scuola che si frequenta, è infine il consiglio che la Polizia postale continua a raccomandare come attenzione per la prevenzione di un fenomeno così incisivo e devastante.

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