Dal clima al capitalismo. Cosa chiedono i Fridays for Future in Italia e nel mondo

I giovani di tutto il mondo hanno marciato per il loro futuro, comprese 70 città italiane. Ecco i loro slogan e le loro promesse

        Pieni di energia e convinzione milioni di studenti in tutto il mondo hanno saltato la scuola e altre priorità per marciare per le strade e chiedere un’azione decisiva sul cambiamento climatico e per chiedere giustizia per le persone più duramente colpite.

        L’intero movimento è iniziato con una voce coraggiosa dalla Svezia, nel 2018, grazie all’attivista 15enne, Greta Thunberg, che protestava davanti al Parlamento svedese contro la mancanza di azioni per la crisi climatica. Le proteste si tengono di venerdì e per questo sono state chiamate “Fridays for Future“. Il primo Global Strike for Future ha avuto luogo il 15 marzo 2019. 

         L’audace ragazzina Greta si è espressa su Twitter il 15 novembre 2021 e ha continuato a combattere per il clima fino alla Cop26, dicendo che «le persone al potere non hanno bisogno di conferenze, trattati o accordi per iniziare una vera azione per il cambiamento del clima. Possono iniziare oggi. Se abbastanza persone si uniscono allora il cambiamento avverrà e possiamo ottenere quasi tutto. Quindi, invece di cercare la speranza – è necessario iniziare a crearla». 

I Fridays for Future in Italia…

         A questo proposito i giovani attivisti dei Fridays for Future in Italia, hanno organizzato un evento in Italia il 25 marzo 2022. Giovani, ma non solo, da tutto il mondo si sono radunati nelle piazze di 70 città, protestando per  l’urgenza di agire e ascoltare la scienza del clima nel dibattito pubblico.

        Invitando tutti a far sentire la propria voce, i “Fridays for Future” hanno continuato ad insistere sul fatto che «Il silenzio non è un’opzione». Inoltre hanno affermato che «Lo scenario climatico catastrofico che stiamo vivendo è il risultato di secoli di sfruttamento e oppressione attraverso il colonialismo, l’estrattivismo e il capitalismo, un modello socio-economico essenzialmente difettoso che deve essere sostituito con urgenza».

        Un altro evento che a questo proposito in Italia i giovani attivisti di Fridays for Future hanno organizzato è quello che si è tenuto il 29 marzo 2022, per le scuole, con un linguaggio fresco e dinamico, per spiegare le cause della crisi climatica e portare le soluzioni che possono già applicare a tutti i livelli, partendo dalla loro classe fino alla dimensione globale. 

… e nel mondo

        Intanto, il 25 marzo in tutto il Messico vari collettivi che si occupano di antirazzismo, LGBTQ+, disabilità sono scesi in strada con lo slogan «La crisi climatica è il sintomo e la sua malattia è il capitalismo». 

        In Africa, il Collettivo Africano Ecofemminista e il Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua 2022 (Dakar, Senegal) hanno lanciato la prima parte della loro serie di poster per combattere il cambiamento climatico: «Water Struggles, Anti-Capitalist Resistance to Privatization & Organizing Politics in Africa». 

        Youth for climate Turkey @youth4climatet si è unito al Global Climate Strike chiedendo un’azione urgente sul clima ai leader mondiali e alle lobby dei combustibili fossili ( #PeopleNotProfit ).

       Anche nello Sri Lanka il 25 marzo i ragazzi sono scesi in strada per pulire le spiagge piene di rifiuti lasciati in giro; dando così anche loro un segnale per chi amministra la piccola isola.

       Gli attivisti in Ecuador hanno protestato dicendo: «La causa principale della crisi climatica è il capitalismo, il colonialismo, l’imperialismo e lo sfruttamento».

        A Bologna gli attivisti di Fridays for Future si sono espressi dicendo: «I leader mondiali devono mettere le persone e il pianeta al di sopra del loro profitto. Il sistema ha alimentato la guerra alla realtà  sulla crisi climatica e altre ingiustizie sociali…».

Noi studenti

       Così in tutto il mondo i giovani sono scesi in piazza. Anche noi giovani universitari siamo chiamati a rispondere responsabilmente a questa causa. Dobbiamo proteggere la nostra “casa comune” come ultimamente ha sottolineato il pontefice papa Francesco nella sua enciclica Laudato sì.

       Per fare ciò non basta solo protestare via social o condividere nelle piattaforme digitali. Ma facendo sentire la nostra voce con le azioni concrete, anche con semplici piccoli gesti nella nostra quotidianità. Forse allora riusciremo a fermare una catastrofe naturale irreversibile.

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