Donne e potere 2. Ministre a confronto: Mogherini e Pinotti, tra lacrime e Rolex

Non è facile ricoprire ruoli politici importanti, ma se sei donna lo è ancora di più. perché non c'è più vita privata ed esprimere i propri sentimenti è considerato un segno di debolezza

Esiste o no un esercizio del potere al
femminile? Esiste o no un’inevitabile divisione di ruoli nella società tra
uomini e donne? Esiste o no, in definitiva, una sostanziale, insuperabile
differenza fra i due sessi? Questi, e tanti altri sono gli eterni interrogativi
in cui ci si imbatte ogni volta che si tocca il tema della presenza della donna
in incarichi politici.

Secondo i dati forniti da Openpolis a Repubblica, l’Italia è un Paese che è arrivato tardi a
porsi il tema della rappresentanza di genere nelle proprie istituzioni. Eppure
le donne hanno partecipato alla lotta di liberazione dal nazi-fascismo e
ottenuto nel 1946 il diritto di voto; negli anni ’60 e ’70 il movimento
femminista ha contribuito al cambiamento della società italiana e all’introduzione
di leggi innovative, come quella sul divorzio, l’aborto, il diritto di
famiglia.

Dal 1948 ad oggi, la legislatura attuale è quella con
la maggior presenza femminile in parlamento (30%) e il governo di Matteo Renzi “vanta” il maggior
numero di donne ministro (50%). Anche se quando si parla delle donne nel
Governo Renzi si pensa a Maria Elena Boschi o Marianna Madia, al contempo sono due le key position da
sottolineare: quella di Federica Mogherini , ex Ministro degli Esteri e ora Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e Roberta Pinotti, la
prima donna con incarichi alla
Difesa.

Federica Mogherini guida
il gruppo di lavoro “L’Europa nel mondo”, rappresenta l’Unione Europea nelle sedi internazionali, fra
cui le Nazioni Unite, riferisce periodicamente al Presidente della Commissione
Juncker e al Collegio sugli sviluppi geopolitici e coordina il lavoro dei
commissari con portafogli riguardanti le relazioni esterne. Insomma un ruolo
non secondario sulla scena politica nazionale e internazionale. Ma nonostante
le sue attività di governo, il suo sostegno alle associazioni no profit e
l’impegno sociale non è sfuggita alle critiche quando, durante la conferenza stampa
in seguito agli attentati di Bruxelles, si è lasciata andare alla commozione.
Come leoni in gabbia, Bertolaso ha subito giudicato il comportamento di un
Ministro degli Esteri «imbarazzante» e addirittura Giorgia Meloni non ha perso l’occasione
di fare propaganda, dichiarando che «quando rappresenti l’Europa intera il
segnale di debolezza che dai mettendoti a piangere è un segnale che pagheranno
i cittadini». Il come non è specificato, ma si capisce bene che il potere piace
a tutti ed è per questo che la sensibilità diventa “tallone di Achille” su cui
insistere e colpire.

Invece, seria e impassibile nei suoi tailleur bicolori, Roberta
Pinotti è la prima donna nella storia d’Italia ad essere a capo del Ministero
della Difesa, tradizionalmente sotto una guida maschile militare. L’11 maggio è
stata accusata dal sito web Dagospia di aver ricevuto dei regali (gioielli e un
rolex in oro bianco) in seguito alla firma di un contratto commerciale tra
Finmeccanica e Kuwait per la vendita di 28 aerei caccia. Dall’ufficio stampa del Ministro della Difesa è
partita immediatamente una nota di chiarimento sull’indiscrezione lanciata da
Dagospia: «ove ricorrano “doni di
rappresentanza” i suddetti vengono presi in consegna e custoditi
dall’Amministrazione Difesa. Sono perciò da considerare prive di qualsiasi
fondamento le notizie apparse su un sito web e riprese incautamente da altri».

Senza addentrarci nell’accaduto,
sembra che, come per il caso dell’ex Ministro dello Sviluppo economico Federica
Guidi
, la vita sociale e privata di queste donne sia alla mercè di chiunque.
Sarà solo il ruolo che ricoprono ad esporle a tali spiacevoli avvenimenti?
Basta un sito web come Dagospia a scatenare un polverone simile, per far
«traballare le poltrone», come sostengono già molti giornali? Sicuramente il
potere, quando è eccessivo, porta a fare scelte azzardate, a compiere atti non
sempre molto onesti, a volte di nascosto, e vale tanto per gli uomini quanto
per le donne. Siamo tutti vittime inconsapevoli del potere, siamo tutti schiavi
del denaro, siamo tutti carne debole della corruzione.

Questa riflessione fa sorgere
una domanda spontanea
: è più importante sapere che la rappresentanza femminile
in Parlamento è nettamente inferiore a quella che si registra in Rwanda, o
discutere sui “doni di rappresentanza”? Da donne e cittadine, ci colpisce che
in Svezia gli uomini in politica siano in minoranza rispetto al genere
femminile, mentre in Italia ogni 106 sindaci solo 3 sono donne?

È giusto indagare sul corretto
operato di quel Ministro o di quel sindaco, consigliere, assessore, uomo o
donna che sia, ma cerchiamo di andare oltre il pregiudizio, oltre il confine di
genere e di guardare con serietà agli incarichi pubblici.

Fare politica significa
adottare scelte “per” e “a servizio” di un popolo e non viceversa, per il
progresso culturale dei cittadini. Chi commette errori dovrebbe essere
allontanato da certe posizioni istituzionali, perché “potere” non vuol dire “mazzette”,
anzi la sua vera forza risiede nella determinazione e nel coraggio di dire «no,
non mi lascio comprare». L’onestà non si paga, non ha prezzo e questo vale
tanto per gli uomini quanto per le donne. Vale per tutti, cittadini compresi.

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