Il pianeta non supporta più i nostri sistemi di sviluppo, o almeno quelli che noi consideriamo tali. L’allarme, lanciato a più riprese, sarà oggetto di discussione della XXI Conferenza delle parti (COP21), un incontro organizzato dalla Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), voluta dalla Conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo dell’Onu (Unced).
Parigi sarà il centro del mondo dal 30 novembre all’11 dicembre e coinvolgerà 195 Paesi (tra cui l’Italia) più l’Unione Europea intorno ad un tavolo per parlare di clima, energie rinnovabili e idee per il futuro. Con un obiettivo: fermare il riscaldamento globale entro la soglia critica di 2 °C dai livelli preindustriali (1850 circa). La tematica è oggetto di discussione già dal “Summit della Terra”, la prima conferenza mondiale sul clima svolta a Rio de Janeiro nel 1992. Dal 1994, grazie ad una forte presa di coscienza dei paesi più industrializzati, l’impegno si è poi rinnovato annualmente nella Conferenza delle Parti, la COP. Dalla XXI edizione ci si aspetta l’adozione di un nuovo accordo globale che includa tutti i paesi della comunità internazionale, da quelli più industrializzati (come gli Stati Uniti e i paesi dell’Unione europea) ai paesi emergenti o in via di sviluppo (come Cina e India). Il problema riguarda tutti: i primi sono i principali responsabili della concentrazione attuale di CO2 in atmosfera, i secondi hanno considerevolmente aumentato le loro emissioni negli ultimi anni.
Il più famoso degli accordi, che prende il nome di protocollo di Kyoto, già nel 1997 vincolava i Paesi industrializzati, quelli a economia in transizione e l’est europeo a ridurre complessivamente del 5% le emissioni di anidride carbonica entro il 2010. A Parigi le richieste saranno rovesciate: non spetta più ai delegati imporre vincoli e riduzioni, ma sono i governi (e quindi i paesi) ad essere i veri protagonisti, chiamati ad inviare all’Unfccc la loro proposta di riduzione della CO2. “A Parigi ogni Paese dovrà venire con l’obiettivo di salvare il Pianeta: è un problema che riguarda tutti e nessuno dovrà restare a terra – ha dichiarato il ministro italiano dell’ambiente, Gian Luca Galletti – bisogna insistere affinché nell’accordo finale ci siano il taglio di emissioni del 50% entro il 2050 e la neutralità delle emissioni entro fine secolo”. In Italia è nata anche“Coalizione Clima”, una coalizione (il cui logo è stato realizzato da Sardelli e Blasi, due docenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’UPS) che raduna la società civile – nazionale e locale – per costruire iniziative e mobilitazioni comuni sulla lotta ai cambiamenti climatici.
Il problema più concreto e tangibile è l’aumento a dismisura l’effetto serra, la capacità di un pianeta di trattenere nella propria atmosfera parte dell’energia solare proveniente dal Sole. Un fenomeno che di per sé è fondamentale per la vita sulla Terra, ma portato all’eccesso diventa la causa principale del riscaldamento eccessivo del pianeta. Ma come aumenta questo effetto serra? Semplice, attraverso le attività dell’uomo: combustione di petrolio e gas, agricoltura intensiva e deforestazione, sono tra le cause principali. Le conseguenze sono disastrose: aumentano le temperature e le precipitazioni, si distruggono gli ecosistemi, si innalzano i livelli di oceani e mari (a causa dello scioglimento dei ghiacci) fino alla scomparsa di molte isole. Ma l’uomo non fa solo male all’ambiente (e quindi indirettamente a sé stesso). A causa dei cambiamenti climatici – lo sostiene proprio l’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei rischi delle catastrofi (Unisdr) – sono morte seicento mila persone negli ultimi 20 anni. Le cause del clima hanno dei costi economici sempre crescenti e aggravano le condizioni di povertà, limitando in molti paesi l’accesso all’acqua, la produzione agricola e la sicurezza alimentare.
La sfida sarà operare il graduale abbandono delle fonti fossili, l’utilizzo di trasporti meno inquinanti e la riorganizzazione di molte aree urbane oggi in degrado. Senza dimenticare un progetto che parta dalle scuole e che punti innanzitutto ad una educazione e ad una nuova sensibilità ambientale. Secondo un sondaggio, commissionato da Legambiente e realizzato da Lorien Consulting, solo il 29% degli italiani sa cosa sia e quali scopi abbia la conferenza Cop21. Il salto di qualità della nostra vita parte come sempre dalle nostre buone abitudini. Parigi proverà a raccontarne soprattutto tre: ridurre, riutilizzare e riciclare, le 3 “R” dell’ecoresponsabilità.
30 Nov 2015
Educare al clima: a Parigi inizia la COP21
La XXI edizione della Conferenza delle parti apre i battenti nella Capitale francese. Si parlerà di clima, energie rinnovabili e idee per il futuro. Ma la vera sfida è sensibilizzare all'ecoresponsabilità