19 Apr 2021

Emanuele, che è nato per la seconda volta nel reparto di terapia intensiva pediatrica

La malattia non guarda l'età di chi colpisce. A soli sei mesi di vita, Emanuele ha lottato contro la meningite e ha vinto

Maggio 2004. Un fiocco azzurro viene appeso sulla porta di una giovane famiglia di Roma. La mamma, il papà e la sorellina Sofia danno il benvenuto a Emanuele, un bambino dal viso dolcissimo e con due grandi occhi neri, nato in ottima salute. L’amore e la felicità del momento sono talmente forti, che niente potrebbe rompere la magia che protegge questa semplice e allegra famiglia. 

I primi mesi passano serenamente e tutto sembra essere perfetto. 

In una sera di novembre dello stesso anno, ad Emanuele sale un po’ di febbre. «Niente di preoccupante, niente di grave. Chi ha figli sa che queste cose succedono: una suppostina, una notte di sonno e via, passa tutto», racconta Eleonora, la mamma del bambino. «Non ci siamo allarmati e abbiamo affrontato tutto con grande disinvoltura», dice Lorenzo, il papà. 

 

La mattina di quel maledetto 15 novembre, i genitori di Emanuele capiscono che ciò che ha colpito il loro bambino non è una semplice febbre, ma qualcosa di spaventosamente grave. La temperatura superava i 40 gradi e il corpo del piccolo era pieno di macchie, che scopriranno essere delle lesioni emorragiche. 

Dopo la corsa per arrivare in ospedale, la paura di perdere Emanuele cresce ancora di più, quando viene pronunciata la diagnosi dal professor Moretti, allora Primario del pronto soccorso pediatrico del Policlinico Umberto I di Roma. Si trattava di meningite sepsi meningococcica. 

Panico, angoscia e pena. Qualsiasi tentativo di spiegare le emozioni provate dalla famiglia di Emanuele in quel momento sarebbe vano. Immaginate cosa significhi vedere il proprio bambino da dietro al vetro di un ospedale, pieno di aghi, tubi e sonde che circondano il suo corpicino mentre i medici lottano contro il tempo per tenerlo in vita.

Purtroppo, dopo qualche ora, Emanuele entra in coma

Silenzio.

 

Nonostante il rumore dei mille macchinari presenti nel reparto, il silenzio che scaturiva dalla paura di perdere un figlio era decisamente più assordante per i genitori del piccolo. La consapevolezza di non poter fare nulla per aiutare il loro bambino nella sofferenza era ancora più estenuante. Non rimaneva da fare altro se non pregare. La vita di Emanuele era legata alla speranza dei suoi cari e all’incredibile professionalità dei medici, infermieri e di tutti gli operatori sanitari per cui, in casi come questi non esiste una fine dei loro turni. Emanuele, a soli sei mesi di vita lottava tra la vita e la morte.

 

Dopo 10 infiniti giorni, Emanuele ce l’ha fatta. Nella stanzetta della terapia intensiva pediatrica del Policlinico Umberto I, «Emanuele è nato per la seconda volta». È stato salvato dal lavoro dei medici, ma anche dalle preghiere, dall’amore di chi circondava la sua famiglia e dalla speranza dei suoi genitori.

Grazie alla cura con la quale il personale medico tratta quotidianamente i suoi pazienti, il piccolo Emanuele è potuto tornare a casa dalla sua sorellina per poter finalmente vivere un’infanzia spensierata.

 

Fra un mese Emanuele compirà 17 anni. È un ragazzo perfettamente sano, solare, intelligente e con una grande passione per il pugilato…forse proprio perché a pochi mesi di vita aveva combattuto contro un nemico molto grande. Sulla sua pelle ci sono ancora le cicatrici e i segni provocati dalla malattia che mostra agli altri con fierezza. 

Questa storia vuole essere la testimonianza di una vittoria. Un invito, per tutti i genitori di bambini che lottano per rimanere in vita, di non smettere mai di sperare e di dare forza ai propri figli anche se all’apparenza si è impotenti. Questa storia vuole essere di aiuto per tutti i ragazzi che purtroppo si ritrovano a soffrire in ospedale. Anche se sembra che tutto stia per finire, ci può sempre essere una rinascita. 

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