È importante «difendere una buona prassi ed estenderla alle altre dipendenze da prodotti industriali». Sembra un concetto chiaro a tutti (o almeno a molti), eppure spesso lo si dimentica. Tant’è che lo ha ribadito il presidente di Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio, costituita nel 2000), Maurizio Fiasco, che il 7 novembre, in una conferenza stampa convocata d’urgenza presso la sede della Federazione Nazionale Stampa Italiana, ha lanciato un appello in difesa del Piano Nazionale contro il Gioco d’Azzardo e dell’Osservatorio che ne coordina le attività. Fiasco ha sottolineato che l’appello a revocare l’articolo 66 ha raccolto in pochi giorni l’adesione di più di 120 organizzazioni di diversi settori e oltre 700 professionisti e volontari operanti nel Servizio Sanitario Nazionale, nel privato sociale e nelle università.
Le modifiche nel disegno di legge
Con il Disegno di Legge per la Legge di Bilancio 2025, trasmesso al Parlamento lo scorso 13 ottobre, sono state introdotte modifiche che riguardano il settore del gioco d’azzardo (artt. 12, 13, 14, 66). In particolare, l’articolo 66 prevede:
- L’eliminazione del fondo vincolato per interventi di prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo.
- La soppressione dell’Osservatorio per il contrasto al gioco d’azzardo patologico, istituito nel 2012 dall’allora ministro della Salute Renato Balduzzi, con l’intenzione di sostituirlo con un Osservatorio Generale sulle patologie da dipendenze.
Secondo Alea, questa modifica cancellerebbe metodologie e procedure che hanno reso effettivi i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) nelle Regioni per affrontare il disturbo da gioco d’azzardo. «Il rischio è vanificare anni di lavoro, riportando indietro le politiche sociosanitarie già implementate nelle ASL, nei Comuni e nelle Regioni», ha dichiarato l’associazione.
Il conflitto tra economia e salute
Alea ha criticato l’approccio che affida la gestione delle patologie da dipendenza a una supervisione condivisa tra il Ministero della Salute e quello dell’Economia, quest’ultimo rappresentante degli interessi fiscali dello Stato. Questa impostazione, sostiene l’associazione, compromette il diritto costituzionale alla salute (art. 32) subordinandolo a logiche economiche e fiscali.
Alea ha inoltre sottolineato il coinvolgimento del ministero delle Imprese e del Made in Italy, che rappresenta settori industriali legati a dipendenze come azzardo, tabacco e alcol. Questo, secondo l’associazione, rischia di favorire le lobby di tali settori, mettendo in secondo piano la tutela sanitaria.
Il ruolo dell’Osservatorio per il contrasto all’azzardo
Istituito nel 2012 con il decreto Balduzzi e consolidato nei Lea aggiornati nel 2017, secondo Alea, ha rappresentato un pilastro nella lotta alle dipendenze. Inserendo la prevenzione, la cura e la riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo nei Lea, l’Osservatorio ha promosso un coordinamento tra Stato e Regioni, favorendo l’adozione di Piani integrati sociosanitari. Questo approccio ha portato a interventi più strutturati e a un finanziamento mirato attraverso fondi regionali, contribuendo a una risposta più efficace alla dipendenza. La Corte dei Conti, nel 2021, ha riconosciuto l’importanza di questa infrastruttura istituzionale, definendola un esempio di continuità normativa per le politiche pubbliche in tema di salute.
Le diverse voci in risposta all’appello
Alla conferenza stampa organizzata da Alea sono intervenuti esperti e rappresentanti di vari ambiti, esprimendo preoccupazione per l’eliminazione dell’Osservatorio e del fondo nazionale dedicato al contrasto del Disturbo da Gioco d’Azzardo.
Maurizio Fiasco ha sottolineato come l’abolizione dell’Osservatorio significhi «perdere una politica pubblica». Ha chiesto la revoca dell’articolo 66 e l’estensione della metodologia dell’Osservatorio ad altre dipendenze, come quelle da alcol, tabacco e cibi ultra-processati.
La comunità scientifica
Cristiano Chiamulera, professore di Farmacologia, ha ribadito che il gioco d’azzardo patologico non è un “vizio”, ma una dipendenza con basi neurobiologiche comuni a quelle da sostanze chimiche. La dottoressa Roberta Pacifici dell’Istituto Superiore di Sanità ha riportato dati indicativi: il 28 per cento dei minorenni ha giocato d’azzardo nel 2019 e oltre il 50% dei giovani soffre di ansia sociale. La dott.ssa Elisa Benedetti, del Cnr, ha evidenziato che nel 2023, grazie al lavoro dell’Osservatorio, si era registrato un calo dei giocatori problematici, ma nel primo semestre del 2024 si sono già scommessi 78 miliardi di euro e il 47 per cento degli italiani risulta coinvolto nel gioco d’azzardo. Infine, il dott. Massimo Masetti ha definito la quarta estrazione del Lotto come “paravento solidaristico”, sostenendo che non faccia altro che incentivare l’azzardo, e ha sollevato una domanda cruciale: «Cosa succederà ai piani regionali?».
La politica
Una «truffa a persone in difficoltà», ha denunciato con forza il senatore Pd Lorenzo Basso, che ha ribadito la necessità di un coinvolgimento trasversale della politica per affrontare il problema. Voce qualificata e direttamente chiamato in causa, quella di Renato Balduzzi, ex ministro e promotore del decreto che istituì l’Osservatorio, che ha ammonito come unificare le competenze in un unico organismo significherebbe annullare un lavoro efficace di anni, aggiungendo che la salute non può essere subordinata all’economia. Paolo Ciani ha poi sottolineato il problema culturale della normalizzazione dell’azzardo, criticando il passaggio da “azzardo” a “gioco”, e la scarsa sensibilità sul tema tra i parlamentari. Hanno espresso sostegno all’emendamento «che presenterò», ha detto Ciani, gli onorevoli Angelo Bonelli e Maria Anna Madia (presenti alla conferenza).Per Stefano Vaccari (Pd) è importante porre l’accento sul punto che «annacquare in un unico Osservatorio è disimpegnare lo Stato», e ha denunciando la disinformazione che nasconde l’impatto sociale dell’azzardo e la prassi di aggirare il divieto di sponsorizzazioni sportive. Infine, Andrea Quartini (M5S) ha evidenziato che nella manovra di Bilancio non sia presente la parola “prevenzione” e ha sottolineato come il nuovo Osservatorio rischi di essere influenzato dalle lobby del settore.
Il sociale
Sulla disgregazione del tessuto sociale ha posto l’accento allarmato Giustino Trincia, direttore della Caritas, che ha messo in luce i danni sociali causati dall’azzardo, parlando della necessità di un cambio culturale da attivare innanzitutto attraverso le varie agenzie educative, la cura della “miopia politica” e una “mobilitazione delle coscienze”. Ha sottolineato che a Roma, solo nel primo semestre del 2024, sono stati scommessi 4 miliardi di euro. Onofrio Casciani, presidente Sitd (Società Italiana Tossicodipendenze) sezione Lazio, ha denunciato il danno ai cittadini causato, a sua volta, dal danno ai servizi dovuto alla cancellazione del fondo e dell’Osservatorio.
Gli interventi hanno condiviso l’idea che l’articolo 66 rischia di smantellare un sistema che, pur con difficoltà, ha prodotto risultati tangibili per la salute pubblica e il tessuto sociale. La conferenza ha lanciato un appello unanime, a nome di centinaia di realtà sociali: revocare questa norma per evitare che vengano compromessi anni di lavoro nella prevenzione e nel contrasto delle dipendenze, sacrificando salute e diritti sociali a favore di logiche economiche.