20 Apr 2015

Festival di Perugia: te lo racconto io!

La IX edizione del Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia si è appena conclusa: che cosa ha ancora da comunicare ai giovani un simile evento? Lo abbiamo chiesto a due inviati speciali per Young4young. Ecco la loro testimonianza

Il festival del giornalismo di Perugia è ormai da anni un evento imperdibile per giornalisti aspiranti, in erba, professionisti provenienti da ogni angolo del mondo: Perugia per alcuni giorni diventa una grande redazione, piena di voci, persone, volti conosciuti, dove non esistono direttori, ma soltanto la voglia di raccontare come il giornalismo viene vissuto oggi, nelle sue molteplici forme, in paesi dove la libertà d’informazione è ancora un lusso, e in altri in cui nuove forme di giornalismo spuntano dappertutto, in primis sul web.

Ma siamo sicuri che questo festival interessi soltanto i giornalisti? Ha qualcosa da comunicare anche a chi è semplicemente curioso di ciò che accade intorno a lui, e che si pone domande sul futuro dell’informazione?

Abbiamo chiesto a due ragazzi universitari, Johara Camilletti e Massimo Ciofi, di andare al festival per noi e raccontarci come hanno vissuto questi giorni.

Ragazzi, è la prima volta che partecipate al festival? Quale atmosfera si respira?

Johara: Al Festival del Giornalismo di Perugia si respira un’aria molto particolare: ormai l’ho capito. Per me questo era il terzo anno di partecipazione, e anche stavolta sono tornata da Perugia con un qualcosa in più, perché ogni conferenza ti arricchisce e ti mette davanti a realtà che non conoscevi. Tutte le conferenze si tengono nelle location concentrate lungo il corso, nei palazzi principali del centro storico. Per cinque giorni passano per quelle strade grandi giornalisti, personaggi del mondo della televisione e della politica che camminano accanto a te, si fermano a salutare i curiosi e discutono con i colleghi. L’atmosfera, ricca di cultura ed energia, ti entra dentro e ti permette di tornare a casa con un valore aggiunto.

Massimo: Essendo molto appassionato delle tematiche riguardanti varie forme di comunicazione, sono andato a dare un’occhiata. Premetto di non esserci mai stato: mi ha davvero sorpreso questa esperienza, la definirei più che positiva. L’atmosfera che si respira per le vie del centro di Perugia è stuzzicante, si possono vedere personalità importanti del mondo dell’informazione (e non solo) passeggiando per spostarsi da una conferenza all’altra, tutte concentrate in quella che definirei “area del festival”, ovvero un quadrilatero che comprende poche vie e che ha il Corso Vannucci come arteria principale. In quanto alle conferenze, ovviamente mi sono concentrato su quelle incardinate sui contesti a me più congeniali, si può andare da quella sullo storytelling per un brand, applicabile secondo me anche alla politica, alla conferenza sulla comunicazione politica vera e propria con tanto di spindoctor di personalità importanti della politica nazionale e consulenti politici di alto livello.

Come è organizzato esattamente il festival? E’ facile seguire le conferenze?

Johara: Per quanto riguarda l’organizzazione c’è da dire che Arianna Ciccone ha messo su un evento decisamente riuscito. Gli incontri, a cui si accede gratuitamente, sono facilmente raggiungibili e la capienza delle sale è accettabile. Capita di dover stare in fila per assistere alle conferenze più interessanti, ma è normale. I tempi delle conferenze a cui ho partecipato sono stati rispettati: solo una volta ho assistito a una conferenza con mezz’ora di ritardo. Purtroppo alcune conferenze si svolgevano alla stessa ora e obbligavano a compiere una scelta. Mi sarebbe piaciuto seguire l’incontro sul Deep Web, ma alla fine ho optato per la conferenza su Giornalismo investigativo e Cronaca nera con Fiorenza Sarzanini e Amalia De Simone. Molto interessante il panel su Angelo Agostini, che ha permesso agli speaker di introdurre un tema come la formazione al giornalismo, centrale in questo contesto in continuo mutamento.

Massimo: In quanto al programma dell’intero Festival, dando una sbirciata si può notare quanto ce ne sia per tutti i gusti, non è quindi territorio per soli giornalisti “tesserati”, tutt’altro. Verrebbe quasi da pensare che si parla meno di giornalismo e più di altri ambiti. Si va dai panel come quelli che ho potuto seguire in prima persona ad altri che riguardano ad esempio il Deep Web, oppure si parla di tematiche storiche e sociali curate da giornalisti e professionisti della tv, fino ad arrivare ovviamente ai panel sul mestiere di giornalista e sui vari ambiti della cronaca.

Quali sono stati gli argomenti più interessati emersi durante il festival?

Johara: Sono andata a vedere principalmente conferenze relative al giornalismo, ma c’è da dire che il Festival non è solo questo. Nel programma, denso di contenuti, c’erano anche dibattiti riguardanti temi della comunicazione politica, pubblicità, nuove professioni legate al web, musica, cinema, attivismo. Ho scelto di seguire panel che affrontavano temi molto classici. Un esempio è stato l’incontro con Paolo Mieli e Vittorio Zincone sul tema della libertà di espressione. E’ stata l’occasione per ascoltare il pensiero di Mieli su temi delicati: da Charlie Hebdo al rapporto conflittuale tra giornalismo e potere. Mi ha colpita molto il panel sul Giornalismo d’inchiesta transnazionale: al tavolo c’erano giornalisti provenienti da tutto il mondo. La curiosità? Tutti molto giovani ed estremamente preparati.

Massimo: E’ stato molto interessante sentire parlare di come potenziare i brand e di quanto il racconto di una storia nella politica sia essenziale, anche se sono cose che magari personalmente già sapevo, è evidente che sentirne parlare da chi ha “le mani in pasta” è tutta un’altra cosa, poiché magari c’è l’opportunità di sentirsi raccontare alcuni aneddoti interessanti su, ad esempio, campagne elettorali passate e sulle scelte strategiche fatte per massimizzare i consensi.

Che cosa ricorderete di più di questa esperienza?

Johara: L’incontro con Paolo Rumiz ha chiuso in bellezza il mio weekend a Perugia: il giornalista e scrittore ha presentato il libro “Come cavalli che dormono in piedi”. La capacità di Rumiz di incantare la platea con la sua potenza narrativa è disarmante. E’ vero che c’era tanta tecnologia al festival, è vero che eravamo tutti lì a twittare freneticamente e a parlare di futuro dell’informazione, startup e quant’altro, ma chiudere l’esperienza al festival con Rumiz ti fa riflettere. Ti fa pensare a quanto sia importante ancora il buon giornalismo, come un prodotto artigianale confezionato con cura, e quanto ancora abbiamo bisogno di narrazioni. Possono le nuove tecnologie rispondere a questa fame di storie? Io credo che questo sia possibile solo se l’informazione viene prodotta da persone preparate. Ed ecco che torna il punto centrale: l’importanza della formazione al giornalismo. Poi c’è il talento naturale: ma questa è un’altra storia.

Massimo: Sicuramente la presenza di Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia, alla conferenza sullo “spin-factor”: è stato un intervento divertente ed efficace per capire come sono nati i manifesti “storici” delle campagne elettorali di Berlusconi dal ’94 ad oggi. Al contempo, anche la presenza di Andrea Marcolongo, già ghost-writer di Renzi, è stata utile per sentire come si è arrivati alla vittoria delle elezioni europee dello scorso anno. Da neofita del festival posso dire che è una esperienza sicuramente da replicare, senza nemmeno pensarci troppo su, non capita tanto spesso di poter avere a disposizione una rosa così folta di panel più che interessanti, che a volte purtroppo si accavallano costringendoti ad un aut aut che sicuramente avresti evitato, e soprattutto di personalità così influenti anche se magari per alcuni più di nicchia. Il mio personalissimo voto al Festival è sicuramente un 10 e lode!!!

Johara Camilletti ha 24 anni, di San Miniato (Pisa). Studia Strategie della Comunicazione pubblica e politica all’Università degli studi di Firenze, le mancano pochi esami alla laurea magistrale. Giornalista pubblicista, si occupa di cronaca locale per una testata cartacea e per un giornale online.

Massimo Ciofi ha 27 anni, abita a Bagno a Ripoli (Firenze). Studia Strategie della Comunicazione Pubblica e Politica all’Università di Firenze.

Photo credit: Johara Camilletti, “Paolo Rumiz presenta il suo libro al Festival di Perugia”


condividi su