Indubbiamente calorosa è stata l’accoglienza del Santo Padre sin dal suo arrivo in utilitaria sul prato dell’Olimpico. Mesi fa fu proprio il presidente del movimento Salvatore Martinez ad invitare Bergoglio al loro raduno annuale che, eccezionalmente quest’anno, si sarebbe svolto a Roma e non alla fiera di Rimini. Francesco accettò l’invito con entusiasmo aggiungendo che quello del Rinnovamento carismatico era un movimento che conosceva molto bene, già dai tempi in cui era arcivescovo a Buenos Aires.
Poi canta insieme a tutto lo stadio “El vive Jesus, el Señor”, canzone che apprezzava particolarmente quando incontrava i carismatici argentini. Ascolta le quattro testimonianze rispettivamente di un prete, di un giovane, di una famiglia e di una disabile aderenti al movimento e ironizza col presidente: «Io dicevo a Salvatore che forse manca qualcuno, forse i più importanti: mancano i nonni! Mancano gli anziani, e questi sono l’assicurazione della nostra fede, i “vecchi”».Un clima di festa in cui Bergoglio è sembrato trovarsi a suo agio, quasi in famiglia.
Si sono puntati, però, pochi riflettori (da parte dei media e della stampa) su quelle parole scomode che ha pronunciato il Papa durante il suo discorso. Parole che hanno messo ben in evidenza i pericoli che corre questo grande movimento mondiale: l’abuso di potere, l’eccessiva organizzazione e il rischio di diventare «dogane di Spirito Santo».
Il Papa, senza mezzi termini, affronta il tema dell’eccesso di potere all’interno del movimento dicendo: «Quando penso a voi carismatici, viene a me la stessa immagine della Chiesa, ma in un modo particolare: penso ad una grande orchestra, dove ogni strumento è diverso dall’altro e anche le voci sono diverse, ma tutti sono necessari per l’armonia della musica. […]Quindi, come in un’orchestra, nessuno nel Rinnovamento può pensare di essere più importante o più grande dell’altro, per favore! Perché quando qualcuno di voi si crede più importante dell’altro o più grande dell’altro, incomincia la peste! Nessuno può dire: “Io sono il capo”. Voi, come tutta la Chiesa, avete un solo capo, un solo Signore: il Signore Gesù».
Fondamento del Rinnovamento Carismatico è la libertà che scaturisce dallo Spirito Santo, dunque esiste «il pericolo dell’eccessiva organizzazione. Sì, avete bisogno di organizzazione, ma non perdete la grazia di lasciare a Dio di essere Dio!» E infine aggiunge: «Un altro pericolo è quello di diventare “controllori” della grazia di Dio. Tante volte, i responsabili (a me piace di più il nome “servitori”) di qualche gruppo o qualche comunità diventano, forse senza volerlo, amministratori della grazia, decidendo chi può ricevere la preghiera di effusione o il battesimo nello Spirito e chi invece non può. Se alcuni fanno così, vi prego di non farlo più, non farlo più! Voi siete dispensatori della grazia di Dio, non controllori! Non fate da dogana allo Spirito Santo!»
Parole dure e decise che mettono in guardia questo movimento ed altri movimenti ecclesiali che molto fanno per l’evangelizzazione all’interno della Chiesa, ma che corrono giornalmente il rischio di perdere la loro identità di libertà e vera comunione. La metafora della “peste”, del “controllore” della “dogana” sono validi esempi di un cancro scaturito dall’eccessiva burocratizzazione delle associazioni religiose.
In questa due giorni si è parlato di grande festa, di tanto entusiasmo e folta partecipazione. È giunto però anche il momento che da queste giornate e soprattutto dall’incontro con Santo Padre si prenda coscienza di una Chiesa che, in molti aspetti, deve ancora cambiare, a partire dai movimenti. Urge un vero “rinnovamento”.