Gli effetti della DAD: ad un anno dalla chiusura come stanno gli studenti?

Stanchezza, preoccupazione, disorientamento e stress si sommano alla mancanza di dispositivi e strumenti di qualità

La pandemia ha causato non pochi problemi alla scuola che, per garantire un’istruzione adeguata, ha dovuto sfruttare lo strumento della Didattica a distanza.
A un anno dal primo lockdown di Marzo 2020, la situazione non è delle migliori.  Secondo un’indagine condotta dall’IPSOS per “Save the Children”, in cui sono stati raccolti stati d’animo, opinioni e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni in questo periodo di pandemia, le ripercussioni sui ragazzi non sono da sottovalutare e rischiano di peggiorare in vista di un’ulteriore chiusura.

Il divario tecnologico

In italia, il ritorno alla didattica a distanza ha coinvolto oltre 4 milioni di studenti, che hanno dovuto prepararsi nuovamente a sfruttare la DAD per continuare le lezioni.

Il problema principale è che non tutti gli studenti hanno gli strumenti e i dispositivi necessari per seguirle al meglio.

Il 13,3% dei minori non hanno PC o tablet, il 18% dichiara invece di avere un dispositivo da dover condividere con gli altri membri della famiglia e un 8% non ha un posto isolato in casa che gli possa permettere di seguire la lezione con tranquillità e senza distrazioni.

Lo svolgersi delle lezioni a distanza non ha dunque permesso agli studenti un’istruzione pari a quella in presenza, il 35% di loro infatti, ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata dall’inizio della pandemia

 

Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children ha dichiarato«…Dai territori più difficili dove operiamo ci giungono continui segnali di allarme, nonostante l’impegno di scuole ed educatori. È necessario riaprire subito le scuole in sicurezza con un’offerta educativa potenziata, soprattutto nei territori più difficili, per scongiurare un ulteriore allargamento delle diseguaglianze. Ed è necessario – come gli stessi ragazzi indicano – dedicare le risorse del Next Generation prioritariamente al futuro dei più giovani, con un forte e concreto investimento di lungo periodo sull’infrastruttura educativa, vera leva per lo sviluppo del Paese».

Il fattore sociale e psicologico 

Al fattore educativo, si aggiunge anche quello sociale, infatti il 46% degli adolescenti afferma che l’anno in DAD è stato “sprecato”. Questo perché per i ragazzi la scuola non è solo apprendimento, ma relazionarsi, conoscere persone nuove, creare amicizie e amori.
Tra le privazioni di cui i ragazzi hanno sentito maggiormente l’influenza, c’è proprio quella della relazione con i compagni, che ha precluso loro molte delle esperienze fondamentali dell’adolescenza. 

Tutte queste dinamiche, hanno causato diversi problemi ai ragazzi: stanchezza(31%), preoccupazione(17%), ansia(15%), irritabilità(16%), apatia(13%), disorientamento(14%)  e scoraggiamento(13%).
Queste sensazioni negative sono principalmente espresse in famiglia e con gli amici, ma uno studente su cinque non esprime questo senso di disagio con nessuno, andando a peggiorare la sua situazione emotiva.

Per vedere il problema più da vicino, abbiamo girato un’intervista a Lorenzo, studente dell’ultimo anno di Agraria  presso l’Istituto Tecnico Emilio Sereni.
In seguito allo spostamento in DaD, per Lorenzo non è stato facile riuscire a concentrarsi per seguire le lezioni, da cui si è allontanato. Con questa intervista andremo a capire cosa ha fatto scattare in lui questa reazione.

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