«L’orto è una passione alla portata di tutti, per ottenere dei buoni risultati richiede alcune accortezze, buona volontà e costanza, ma coltivare verdure può rivelarsi più semplice di quel che si crede», lo dice Matteo Cereda nel suo sito Orto Da Coltivare. E infatti, nel mese di marzo 2021, l’indagine di Coldiretti/Ixè sugli “Italiani nell’orto al tempo del Covid”, ha sottolineato che con l’arrivo della primavera «quasi 1 italiano su 2 (45%) sta dedicando parte del proprio tempo libero alla cura di verdure e ortaggi, piante e fiori, in vaso o nella terra, negli orti, nei giardini e anche su balconi e terrazzi».
Gli orti urbani hanno conosciuto uno straordinario successo in moltissime città del mondo, soprattutto negli ultimi anni. Il fenomeno, pubblica il sito “il fattto alimentare”, è cresciuto sempre di più durante questo periodo di crisi sanitaria per il Covid-19, «sia perché ha messo in luce le vulnerabilità dei sistemi di rifornimento globali, sia perché ha costituito un utile diversivo ai lockdown, permettendo a moltissime persone di contenere il rischio di depressione e di problemi legati alla scarsa mobilità grazie alla possibilità di stare all’aperto e di svolgere attività fisica, avendo allo stesso tempo verdure coltivate personalmente e a km zero. A questi si guarda dunque con grande interesse, via via che cresce l’urbanizzazione e aumenta il numero di persone che necessitano di vegetali freschi in aree ad alta densità abitativa».
Negli Statti Uniti, l’Università della Pennsylvania ha condotto una serie di studi sugli orti urbani, principalmente quelli della città di Chicago e delle zone limitrofe e ha pubblicato quanto verificato su Environmental Science and Technology. Gli studi hanno dimostrato che gli orti urbani aiutano in modo concreto il sistema produttivo, anche per rendere quasi autonoma una parte della comunità cittadina. L’agricoltura urbana svolge un ruolo importante nel sostenere le catene di approvvigionamento alimentare per molte delle principali città americane.
Christine Costello, professoressa di agricoltura e ingegneria biologica dell’University Park, ha detto: «l’agricoltura urbana è attraente perché utilizza terra o tetti non attualmente utilizzati per la produzione alimentare e potrebbe aumentare l’habitat e la biodiversità, migliorare la gestione delle acque piovane e fornire frutta e verdura, con risultati nutrizionali positivi».
Nel cuore di Parigi si trova l’orto urbano più grande del mondo, si estende su una superficie di 14.000 m². Pascal Hardy, fondatore di Agripolis, l’impresa agricola urbana che sta dietro l’orto francese, ha dichiarato che l’obiettivo è rendere la fattoria un modello di produzione sostenibile riconosciuto in tutto il mondo, perciò si usano prodotti di qualità, cresciuti al ritmo dei cicli della natura.
L’orto urbano più grande del mondo a Parigi (Agripolis)
I dati in Italia sugli orti urbani
La coltivazione dell’orto, quello che in passato era interesse soprattutto di adulti o anziani, oggi si sta diffondendo tra i più giovani. Secondo il magazine online Ohga, da Milano fino a Palermo, passando per Bologna e Roma, «tutta Italia sta ormai scoprendo l’importanza degli orti urbani, che oltre a permettere di mangiare alimenti freschi, di qualità e di stagione portano molti altri benefici alle persone che li coltivano e contribuiscono a creare città sempre più green e sostenibili».
Nonostante il periodo di difficoltà sanitaria che attraversa l’umanità, la spinta green degli orti urbani ben corrisponde con gli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 dell’Onu. Oggi è fondamentale accrescere la consapevolezza di azioni e scelte che i cittadini possono intraprendere per far un contributo allo sviluppo sostenibile del mondo. Nelle parole del sito Ecoseven, «non tutte il male vien per nuocere. Nemmeno la crisi: è proprio in questo periodo di difficoltà, infatti, che nelle città sono aumentate le aree verdi e gli orti urbani. Nei capoluoghi italiani è stato raggiunto il record di 3,3 milioni di metri quadrati di terreno di proprietà comunale, divisi in piccoli appezzamenti e adibiti alla coltivazione ad uso domestico, all’impianto di orti e al giardinaggio ricreativo».
Coldiretti informa che oggi un italiano su 2 è con la zappa in orti e giardini, ovvero «il 33% degli italiani con il pollice verde ha deciso di esprimere la sua passione per l’agricoltura nel proprio giardino di casa, in terreni di famiglia ma anche in spazi pubblici o negli orti urbani messi a disposizione dalle pubbliche amministrazioni o a titolo gratuito o con affitti simbolici. Esiste poi una quota del 12% che “sfoga” l’amore per le piante su balconi e terrazzi, verande e davanzali con una vera e propria esplosione di piante e fiori che iniziano a punteggiare di verde e colori il grigio delle città».
Coltivare l’orto è una passione nella quale è stata raggiunta una sostanziale parità di genere anche se nell’anno del Covid, precisa la Coldiretti, «sono le donne che registrano una partecipazione più alta (46%) rispetto agli uomini (43%), con una diffusione trasversale di fasce di età e territori di residenza anche se dall’analisi emerge una percentuale più alta tra i giovani rispetto agli anziani». L’orto è l’hobby ideale, una vera passione; solo in Liguria sono ben 25 mila gli agricoltori.
La storia degli orti urbani
Nascono in Germania i primi orti urbani, nel corso del XIX secolo, a metà dell’’800. La storia viene raccontata nel sito Biorfarm, secondo il quale i Kleingarten tedeschi «sono spazi riservati esclusivamente ai bambini. Ma è verso la fine dello stesso secolo che l’idea inizia stabilmente a diffondersi attraverso i Jardin Ovrieurs. Nati dall’attività del monsignor Jules Lemire, politico e uomo di grande cultura, questi giardini operai avevano un duplice obiettivo: coltivare l’orto come possibile fonte di risorse economiche e alimentari, ma di considerarlo anche come forma di sviluppo e di arricchimento del rapporto famigliare. Infatti, il motto dei Jardin Ovrieurs era: “Il giardino è il mezzo, la famiglia è lo scopo”».
Dopo le prime esperienze in Germania e poi in Francia, arriva anche in Italia l’idea dell’orto, un orto sociale nato «nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale quando fu lanciata una campagna per gli Orticelli di Guerra: tutto il verde pubblico, in buona sostanza, venne messo a disposizione della popolazione per coltivare verdure e legumi, con l’obiettivo finale di non lasciare incolto neppure un lembo di terra». Inoltre, con la creazione degli orti di guerra per questioni di necessità, si cercava frutti della terra che sfamassero la popolazione.
La figura degli orti urbani è un mestiere portato in Italia dalla tradizione olandese, ma «il primato per l’urban farming spetta all’Emilia Romagna, con 704mila metri quadrati di orti urbani, seguita nella classifica Istat, aggiornata al 2017, da Lombardia e Toscana».
I benefici degli orti urbani
Secondo Biorfarm, l’azienda agricola digitale più grande d’Europa, «gli orti urbani hanno un grande impatto ambientale poiché le piante catturano l’anidride carbonica prodotta dagli scarichi industriali e delle automobili». Inoltre, continua l’azienda, «possono giocare un ruolo importantissimo a livello sociale, favorendo una maggiore inclusione e aggregazione tra le persone, magari anche di diverse etnie, e mettendo in contatto cittadini di generazioni e culture diverse tra loro. Si tratta quindi di occasioni per arricchirsi e per passare più tempo a contatto con il verde, che per molti può rappresentare una sorta di anti-stress naturale».
Mangiare prodotti sani, genuini e risparmiare sulla spesa di casa è una grandissima opportunità per coloro che decidono avere il proprio orto urbano. È veramente un grande vantaggio economico quello che un orto urbano dà a chi lo coltiva, aggiunge Biorfam, «un appezzamento di 10-20 metri quadri, infatti, può essere sufficiente a sfamare una persona per circa un anno, con un notevole risparmio che si unisce alla possibilità di mangiare prodotti ottenuti senza l’uso di pesticidi». Infine, «che sia in casa, in una scuola, o in uno spazio tra gli edifici della città, la possibilità di avere orti in un contesto urbano rappresenta un’occasione per riconciliarti con te stesso, con gli altri e con l’ambiente».
Secondo il blog Orto Da Coltivare, fare l’orto è «un’attività soddisfacente ed educativa, adatta anche come esperienza per bambini oppure per la riabilitazione in ortoterapia. Chiunque abbia un piccolo pezzo di terra, ma anche un semplice balcone può cominciare». Magari leggendo il libro di Matteo Cereda “Mettete orti sui vostri balconi”, uscito in libreria il 23 febbraio 2021, che può aiutare coloro che vogliono cominciare, ricominciare o continuare con il proprio orto urbano a casa, rispondendo in maniera creativa e positivamente al lockdown della pandemia. Attenzione, però, a una raccomandazione, prima di cominciare a leggere, è d’obligo. Dice Cereda a pagina 15: «lasciamo stare l’impiego di pesticidi tossici e fertilizzanti chimici. In questo libro non troveranno spazio tecniche di coltivazione non consentite in agricoltura biologica. Tutto nel nostro metodo di coltivazione deve essere naturale e privo di veleni. Solo in questo modo possiamo ottenere verdura sana e fare ecologia in modo concreto».