06 Set 2024

“Happyend”, ma solo per l’amicizia

Il film giapponese volge lo sguardo a un futuro neanche troppo lontano, in cui il panopticismo benthamiano, con il suo occhio da grande fratello, vuole controllare la formazione giovanile ma non può toccarne la libertà per la quale i ragazzi sono a pronti a combattere

In gara nella sezione Orizzonti, il lungometraggio di Neo Sora mira a rappresentare il forte clima di oppressione politica e sociale presente in Giappone, attraverso una storia parallela che narra di un sistema di sorveglianza presente in una scuola superiore di Tokyo. La scelta di coinvolgere dei ragazzi adolescenti è una modalità del regista per svegliare le anime di coloro che potenzialmente sono i primi in grado di sovvertire tali contraddizioni e non soccombere alle imposizioni del potere.

 

La trama è incentrata in un Giappone moderno che naviga nella sorveglianza di massa e approfitta dell’emergenza terremoti come escamotage per accentrare il potere e aumentare le repressioni sociali. Le crisi della calamità naturali vengono captate dai telefoni di tutti i cittadini, i quali sì sono in grado di proteggersi al momento della scossa, ma che inconsapevolmente forniscono tutti i loro principali dati al governo centrale. Parallelamente, questo clima autoritario viene trasportato nelle principali realtà culturali del Paese, in cui sono insediati Yuta e Kou, due ragazzi inseparabili all’ultimo anno di scuola superiore che condividono, oltre alla musica, un carattere ribelle, che li fa finire spesso nelle grinfie del preside. In seguito ad una delle loro numerose bravate, il preside fa installare nella scuola un sistema di riconoscimento facciale e di sorveglianza attivo 24 ore al giorno che copre ogni angolo della scuola. Se dapprima il gruppo di ragazzi non modifica il loro atteggiamento, con il tempo la novità inserita nel complesso scolastico, unita all’aggravamento della situazione politica nazionale, fa cambiare la percezione nelle coscienze dei due ragazzi i quali intraprenderanno strade diverse.

 

È in questo clima che si sviluppa la storia di Happyend, in cui si assiste a una maturazione diversificata da parte di ragazzi che, nella loro incoscienza giovanile, non hanno ancora captato i pericoli provenienti dalla mancanza di democrazia. Yuta resta totalmente inconsapevole di ciò che lo circonda tanto che preferisce rimanere nella sua comfort zone, mentre in Kou si alimenta un crescente senso di frustrazione che lo porta a lottare per il cambiamento radicale. Questa differenza, oltre a mettere in discussione l’amicizia tra i due, crea numerosi problemi con i rispettivi genitori, provenienti da ambienti e mentalità opposte, ma entrambi incapaci di plasmare la coscienza dei propri figli.

 

Happyend vuole evidenziare come il delicato valore dell’amicizia è continuamente messo in discussione da un cambiamento reciproco e continuo, sia dei ragazzi che del contesto sociale. Le numerose contraddizioni sociali rappresentate spesso in maniera amplificata, mirano a far comprendere allo spettatore come nell’età adolescenziale sia fondamentale prendere coscienza della realtà. Una cittadinanza attiva e consapevole risulterà sempre più funzionale di una massa inerme alla quale vengono calpestati i diritti e, in un periodo storico come il nostro, con l’emergere di molte forme dittatoriali e di sorveglianza, Happyend rappresenta un valido esempio della deriva conseguente da una generazione per lo più disinteressata.

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