Neanche la pandemia ha fermato il vincitore di ben 17 Grammy Awards. Anzi, Sting continua a sorprendere col suo nuovo, attesissimo e decisamente eclettico album, “The Bridge”, colmo di influenze folk, classiche, jazz e rock’n’roll. Uscito il 19 novembre scorso, l’album comprende dieci brani inediti, tredici se si acquista la versione deluxe (le canzoni bonus, in questo caso, sono “Captain Bateman’s Basement” e i riarrangiamenti di “Waters of Tyne”, antica canzone folk inglese dall’autore sconosciuto, e “Sitting on the Dock of the Bay” di Otis Redding).
Perchè il ponte
Nato da un intenso lavoro nel suo studio di registrazione, “The Bridge” si sofferma su molte tematiche, come la perdita, la separazione, l’isolamento, l’interruzione, i tumulti politico-sociali, i migranti. Ma l’ex leader dei Police nota un filo che unisce tutti questi argomenti. «È stata una sorpresa. Ho scritto 12-14 canzoni, le ho guardate e ho detto: vedo che c’è una connessione. Tutte le persone di cui sto scrivendo sono in una fase di transizione tra relazioni, tra la vita e la morte, tra l’essere malati ed essere in buona salute, sono su una sponda del fiume e cercano di arrivare dall’altra parte. Quindi la metafora centrale è il ponte».
Quando si è bloccati in un punto, si ha bisogno di un ponte da attraversare per arrivare in un punto più sicuro e magari vedere che quel cambiamento tanto temuto, alla fine, non è così male. Anche l’ex Police conferma questa sua necessità. «Quello fra i 69 e i 70 anni è un ponte duro e interessante. Devi accettare di invecchiare: o invecchi o muori. Allo stesso tempo mi chiedo: come posso essere così vecchio? Sono orgoglioso dei miei anni, non li nasconderei mai, ma non mi sembra di essere a 70».
E sicuramente di ponti ne ha attraversati Sting, se si pensa al passaggio dalla povertà al successo o anche alla decisione di lasciare la sua band ormai all’apice della notorietà, per intraprendere la carriera solista.
L’acqua
Sotto un ponte scorre, in genere, un fiume. Insieme al ponte, l’acqua è un elemento che si trova spesso in questo nuovo album. “Rushing water”, primo brano della raccolta nonché secondo singolo apripista, ne è un esempio lampante. «Tutti quegli aspetti simbolici dell’acqua, dei fiumi e della pioggia sono molto importanti per me, sono nato vicino ad un fiume…ovviamente, come cantautore, è un simbolo che puoi usare sempre…e le persone lo capiscono. Lo capiscono perché noi tutti siamo acqua. Come le maree, siamo influenzati dalla Luna che attira l’acqua nel nostro corpo.».
Il fiume che scorre così impetuosamente rappresenta le ansie e le paure dell’artista, ma anche la sua parte femminile. «This is the sound of rushing water flooding through my brain. This is the sound of God’s own daughter calling out your name (Questo è il suono dell’acqua che scorre inondando il mio cervello. Questo è il suono della figlia di Dio che grida il tuo nome)», recita la canzone. In questo caso, l’acqua è un simbolo femminile: Sting la paragona alla “figlia di Dio” perché ritiene che l’entità femminile sia più potente e l’uomo dovrebbe imparare a non disprezzare la sua parte più femminile e, quindi, più sensibile.
L’amore
Altro filo conduttore è rappresentato dall’amore, di cui Sting espone gli aspetti più problematici poiché la sua età, spiega l’artista, gli permette di parlarne con sincerità, avendo vissuto varie esperienze in questo campo. Piena di handclap e accompagnata da una schiera di ottoni e archi, “If it’s love” compara l’amore a una malattia, un po’come l’amore ossessivo e possessivo della celebre “Every breath you take” del 1983, ma in questo caso vi è un risvolto positivo e costruttivo. Del resto, «Non sono certo il primo cantautore che equipara l’innamorarsi o il disinnamorarsi a una malattia incurabile, né sarò l’ultimo», afferma Gordon Sumner, vero nome dell’artista.
Sulla stessa riga troviamo “For her love”, molto simile a “Fields of gold” del 1993, mentre “Loving you”, una ballata dai sapori elettronici, ma dai toni cupi, mette in risalto la gelosia insana di un partner. Il topic della gelosia, frequente nei brani di Sting, è presente anche in “The hills on the border” in cui, tra un suono di archi e di synth che ricorda le musiche celtiche, trova spazio anche il tema dell’infedeltà, del conforto e del perdono.
Per quanto non avesse in mente il ponte e l’acqua come elementi di connessione tra i brani del suo album mentre lo creava nel suo studio di produzione, sembra che l’ex frontman dei Police si trovi completamente a suo agio a parlarne, come una barca che trova il suo posto naturale nell’acqua. Ciò rende “The Bridge” un album veramente brillante.
Anche questa volta Sting supera se stesso rimanendo fedele a ciò che gli sta a cuore.