Sento spesso i cattolici (me compreso) che lamentano la mancanza del
vero, del bene, della bellezza nella società moderna, in particolare quando si
tratta dei media di intrattenimento. Così,
quando “Ida”, un film su una suora polacca, ha vinto un Oscar
per il miglior film straniero, ero entusiasta di
vedere ciò che il mondo cattolico aveva da dire su un’opera che
finalmente considera la fede con una profondità autentica, che include la sofferenza e la bellezza.
Ma è incredibile come il mondo cattolico è stato in silenzio su questo film. Ho chiesto anche alcuni miei amici se lo conoscono e la risposta è stata più che deludente. Forse alcune persone l’hanno visto però semplicemente non hanno voglia di parlarne? Perché il mondo cattolico sta quasi in silenzio? Forse perché si tratta di un film straniero e nessuno ne ha sentito parlare? Forse perché nessuno ha 80 minuti per guardarlo? Perché include personaggi complessi in tutta la loro umanità, che non incarnano perfettamente la santità in ogni momento? A mio parere, questo è un film da portare alla luce e proclamare dai tetti!
Il film è
completamente in bianco e nero e secondo me questo lo rende stupendo. Questo aggiunge una sensazione di essenzialità
e disperazione alla situazione già disperata in cui i due protagonisti
si trovano. Inoltre, quasi tutte le scene sono girate intere. Un
netto contrasto rispetto ai costanti cambi d’azione tipici in molti film
americani.
“Ida” fornisce anche uno sguardo storico interessante del dopoguerra in Polonia. La protagonista (Ida) è un’orfana di guerra cresciuta nel convento in cui sta per prendere i voti perpetui. Con grande saggezza, la madre superiora del convento le
suggerisce di conoscere le sue radici familiari, prima di prendere i
voti. Ida incontra la sua unica zia viva e scopre che la sua famiglia era ebrea e che tutti erano periti durante la guerra. La zia ora lavora come giudice di Stato per il partito comunista, che ha governato la Polonia per decenni dopo la guerra.
Insomma è un film molto interessante: non è certo un caso che ‘”Ida” ha vinto premi in festival cinematografici a Gdynia, Varsavia e Londra, acclamato dalla critica sui giornali americani. Il regista è Paweł Pawlikowski, un polacco espatriato che vive nel Regno Unito.
Scrittore e regista, Pawel Pawlikowski nella notte di Oscar, durante la premiazione, ha detto che il suo film era sulla necessità di silenzio: “Come sono arrivato qui?”, ha detto Pawlikowski. “Abbiamo fatto un film in bianco e nero, sulla necessità del silenzio, del ritiro dal mondo e della contemplazione. E qui siamo al centro del rumore e dell’attenzione del mondo. Fantastico. La vita è piena di sorprese. “
Ora, se questo non è il più cattolico di tutti i discorsi di accettazione degli Oscar, non so che cosa sia. Anche se credo che nel passato ci sono state belle accettazioni e bei rifiuti (a me molto caro è quelli di Marlon Brando sui diritti dei nativi indiani americani).
Volevo dire questo: la Chiesa cattolica era la più grande creatrice e patrona delle arti nel mondo. Abbiamo bisogno di farlo di nuovo. E
se questo significa dare un po più di attenzione agli Oscar per trovare le gemme dove si trovano, allora così sia. Questo ovviamente non vuol dire lodare ogni menzione di Gesù in un film fatto male definendolo buono, solo perché parla del Signore. Il cristianesimo non può essere una scusa per la mediocrità nelle arti.
Invece possiamo comincare con il piede giusto, dedicando 80 minuti a “Ida”. Altrimenti non abbiamo diritto di lamentarci che non ci sono dei film belli e (per miracolo) cristiani.