Il 10 gennaio, dopo
una lunga battaglia contro il cancro, David Bowie, rockstar
internazionale, si è spento nella sua casa di New York all’età di
69 anni. La notizia è stata diffusa dai suoi familiari tramite i
social attraverso il suo account personale.
Forse qualcuno si ricorda di Bowie, ospite nel 1999 nello show di Adriano Celentano, in prima serata su Rai 1, “Francamente me ne Infischio”. Dopo aver cantato “Thursday’s Child”, Celentano intervistò a modo suo Bowie, un modo che, stando ad alcune fonti vicine alla rock star inglese, non piacque al Duca Bianco, forse perchè basato su domande improvvisate e “delicate”, ma che molti amano ancora ricordare. Celentano inizia la conversazione con una domanda a bruciapelo: «Cosa bisogna fare contro la fame nel mondo?». Bowie risponde: «La politica deve agire, ma il cambiamento deve partire dalla gente».L’intervista si fa sempre più accesa, e termina con Celentano che chiede a Bowie «come si può porre fine alle guerre ed avere finalmente la pace nel mondo?». A questo punto Bowie, palesemente innervosito, afferma stupito che «una risposta ad un quesito così ampio e importante non esiste. L’unico impegno individuale, che ognuno dovrebbe assumere, è quello di evitare sempre lo scontro e la guerra, che genera solo distruzione e la morte di innocenti».
Bowie non amava esporsi sul fronte della solidarietà. Preferiva apparire scettico e disimpegnato, tendendo a mascherare il suo impegno sociale su più fronti, dalla difesa dei bambini africani, alla lotta contro l’Aids e altre malattie infettive, ma anche la violenza contro le donne. Una parte degli introiti dei concerti erano sempre destinati a un’associazione o per una causa benefica. Inoltre ogni anno era solito interrogare la sua community di fan, per decidere quale charity sostenere. Non amava parlare della sua sfera personale ma, in rare occasioni ha raccontato di come la sua vita fosse cambiata positivamente, dopo un periodo di dipendenza dalla droga. Da 24 anni era legato sentimentalmente a Iman, ex modella somala, la quale lo avvicinò molto alle problematiche sociali che affliggono una parte del Pianeta. È stata proprio lei la prima che su Instagram ha scritto «The struggle is real, but so is God».
David Robert Jones –
questo il vero nome –, originario di Brixton, debutta con il suo
primo singolo, “Can’t help thinking about me”,
pubblicato il 14 gennaio del ’66 a nome di David Bowie e The Lower
Third. Nel 1967 l’incontro cruciale per la sua carriera, quello con
Lindsay Kemp. Dall’artista apprende i segreti della
teatralità, della mimica, dell’uso del corpo, elementi fondamentali
della sua personalità artistica che si affermerà attraverso le
sue tante “personalità”.
Bowie conquista il suo pubblico per l’originalità dei testi, il look
sempre nuovo e stravagante, eccessivo, accompagnato da un rock
rivoluzionario. Il 10 febbraio del 1972 inizia il suo primo tour, con
103 concerti in 60 città. Ormai Bowie è una star affermata,
inarrestabile e continua ad affascinare i fan con travestimenti
sempre diversi: si può permettere di essere Ziggy Stardust,
un extraterrestre bisessuale e androgino trasformato in rockstar, che
fa di Bowie un portavoce della libertà sessuale. È solo uno dei
suoi tanti “alter ego”,
da Aladdin Sane al Duca Bianco, una continua
reinvenzione di se stesso che gli ha permesso di mostrare varie
sfaccettature della sua arte nel corso della sua prolifica carriera.
Due settimane fa
aveva annunciato il ritiro «definitivo
e irrevocabile» dai
palcoscenici che non frequentava dal 2006. Ma, nonostante la
malattia, proprio il giorno del suo compleanno, è uscito il suo
28esimo e ultimo “album – testamento” dal nome
“Blackstar”.