
C’è qualcosa nell’espressione di Mahmoud Ajjour che stona con i suoi 9 anni. Lo sguardo è fisso verso un punto fuori dall’inquadratura, gli occhi leggermente socchiusi così come la bocca serrata in un’impercettibile smorfia che sembra di disapprovazione. O di determinazione ad andare avanti nonostante ciò che gli è successo. La canotta bianca inondata dalla luce scende sulle spalle del ragazzino e lascia esposto ciò che rimane delle sue braccia. Mahmood è stato colpito nel marzo 2024 da un’esplosione mentre fuggiva con la sua famiglia da un attacco israeliano a Gaza City, ed ora vive evacuato a Doha in Qatar dove sta ricevendo le cure mediche per le sue amputazioni.
La foto che racconta la storia di Mahmoud Ajjour è stata premiata come World Press Photo of the Year ed è stata scattata da Samar Abu Elouf per il New York Times. Samar, fotografa freelance autodidatta di Gaza, documenta dal 2010 con le sue immagini la vita quotidiana del suo paese, collaborando con diverse testate internazionali.
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Secondo la giuria del premio, il ritratto del giovane Mahmoud «parla dei costi a lungo termine della guerra, dei silenzi che perpetuano la violenza e del ruolo del giornalismo nel rivelare queste realtà». La fotografia affronta la guerra e l’esodo forzato da una prospettiva umana, sottolineando «traumi fisici e psicologici che i civili sono stati costretti a subire a causa di uccisioni e guerra su larga scala».
Stando ai report dell’UNWRA – l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi – i bambini sono di gran lunga i più colpiti dalla guerra. Dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 sono oltre 16mila i bambini uccisi a Gaza e almeno 6mila quelli feriti. A dicembre 2024 Gaza ha il più alto numero di bambini amputati pro capite rispetto a qualsiasi altro paese del mondo.
Il World Press Photo
Il World Press Photo è il più prestigioso premio di fotogiornalismo al mondo. Fondato in Olanda nel 1955, ogni anno assegna riconoscimenti alle migliori opere di fotogiornalismo e fotografia documentaria dell’anno precedente, meritevoli di aver raccontanto con sensibilità e coraggio eventi, fenomeni e storie di rilievo.
Quest’anno, per la sua 68ª edizione, il concorso ha ricevuto 59.320 candidature da 3.778 fotografi provenienti da 141 paesi. I 42 vincitori sono stati selezionati da sei giurie regionali e successivamente da una giuria globale indipendente presieduta da Lucy Conticello, direttore della fotografia di M, il magazine di Le Monde. Le fotografie premiate affrontano temi urgenti come conflitti, crisi climatica, migrazione, dinamiche politiche e sociali in diverse parti del mondo.
Le opere premiate nel 2025 hanno raccontato le conseguenze della guerra in Ucraina, le proteste in varie parti del mondo (Kenya, Georgia, Bangladesh), la violenza delle gang ad Haiti, la crisi climatica e le sue ripercussioni (siccità in Amazzonia), l’immigrazione (attraversamento del Darién Gap), e storie di resilienza e difesa dell’identità culturale (comunità Maori in Nuova Zelanda, donne eritree in fuga). Tra le storie premiate ci sono anche reportage sulla vita quotidiana in contesti difficili e momenti chiave della cronaca come il tentato assassinio di Donald Trump.