12 Giu 2016

Il futuro è nell’ebook. O forse no: è nella lettura

In Italia la diffusione del libro elettronico è ancora molto bassa, anche se potrebbe avere molti vantaggi. Intervista con Giulio Perrone, docente ed editore

La
tecnologia da qualche anno a questa parte si sta evolvendo in modo
esponenziale, inserendosi sempre più in ogni aspetto della nostra
vita e mutandolo profondamente. Uno dei pochi strumenti che fino ad
ora sembra aver resistito all’onda d’urto tecnologica è il libro,
che nonostante la veneranda età dà l’impressione di essere ancora
nel fiore degli anni. Il libro digitale infatti al momento non è
ancora riuscito a soppiantare il suo gemello cartaceo, ma per
comprendere meglio ciò di cui parliamo siamo andati ad intervistare
il professor Giulio Perrone, docente di editoria presso l’Università
Pontificia Salesiana
ed editore dal 2005.

L’ebook
è il segnale di una rivoluzione digitale nel campo dell’editoria?

«Credo
che l’ebook sia uno strumento interessante, ma non che a stretto
giro possa arrivare a sostituire il libro cartaceo. In Italia è un
mercato che si aggira al 5%, non di più. E anche negli Stati Uniti
si aggira solo intorno al 25%. Sicuramente è una possibilità in più
da affiancare al cartaceo.»

E
i giovani non sono attratti dall’ebook?

«Non
mi sembra. Anche per lo studio nelle scuole mi sembra che i ragazzi
amino ancora il libro cartaceo».

Dal
punto di vista editoriale rende più vendere online o il cartaceo?

«La
vendita online è molto importante, ma anche per i cartacei. Amazon e
Ibs continuano a vendere soprattutto il cartaceo. L’ebook che
dovrebbe entrare in altri canali, come l’Apple Store, in realtà
non sta ancora dando quei risultati che si speravano. È anche vero
che partivamo da zero, quindi è un mercato che ha bisogno di tempo
per assestarsi»

Stiamo
perdendo l’abitudine alla carta?

«Secondo
me no, perché l’aspetto della familiarità con l’oggetto è
essenziale. Se un bambino nasce in una famiglia con molti libri
presenti, è difficile che non sia un lettore. Quante volte si vedono
bambini accanto alla mamma e al papà che leggono? È una
familiarità importante. D’altra parte anche l’aspetto tecnologico
è importante, ma ha delle ricadute importanti sulla gestione della
didattica. Già ora c’è il problema dei telefoni e dei tablet e
del fatto che gli studenti facciano poca fatica nello studio, perché
troppo aiutati dai supporti. Una volta la scuola allenava di più la
capacità di ognuno di scrivere».

Le
case editrici favoriscono la vendita degli ebook?

«Dipende
dalle case editrici. Alcuni fanno una politica sugli ebook molto
aggressiva, tipo quelli che vanno fuori con lo 0,99, quasi imponendo
l’ebook al posto del cartaceo. Però il costo di molti ebook è
ancora alto,perché secondo me molti editori non hanno l’interesse
che l’ebook conquisti il mercato. Basti vedere che tante case
editrici sono proprietarie di librerie, catene e produzioni e se il
mercato si spostasse completamente sul digitale avrebbero seri
problemi».

Cosa
dobbiamo aspettarci da qui ai prossimi 30 anni?

«È
difficile da dire, anche perché dell’ebook non si parla da un anno
o due ma da prima che facessi l’editore. Allora c’era chi diceva
che avrebbe sostituito il libro. Oggi è elaborato, consente una
facilità di lettura forse anche migliore rispetto al cartaceo, però
il digitale non ha ancora distrutto il settore, come invece è
accaduto nel caso della musica. Dopotutto se abbiamo il problema che
non si vendono più libri, perché dovremmo preoccuparci del fatto che
qualcuno potrebbe aver bisogno di 20 ebook?»

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