Il 15 agosto 2015 ricorrono 200 anni dalla nascita di Giovanni Bosco, conosciuto in tutto il mondo come Don Bosco, il Santo dei giovani.
Tutto il mondo salesiano si sta preparando al bicentenario della nascita già da tre anni, con la riscoperta della storia, della pedagogia e della spiritualità di Don Bosco.
Così come a Torino e nel mondo intero, anche l’Università Pontificia Salesiana, si prepara a vivere questo momento di gioia e riflessione.
Dopo vari convegni e spunti di spiritualità Salesiana, l’università con tutti i suoi studenti e docenti, è stata ufficialmente invitata dal Papa a partecipare all’udienza del 4 Marzo.
Attesa e organizzazione sono state le parole chiave che hanno accompagnato gli studenti in questa avventura, iniziata alle 7:45 del mattino con la partenza e con la consegna di un foulard giallo identificativo.
Mille le persone che dall’università si sono mobilitate per un unico interesse: la voglia di incontrare il papa in questo anno così importante per la valorizzazione dei giovani e di chi per loro sempre spende del tempo in ambito formativo ed educativo.
Come sempre il Papa ha fatto emozionare i cuori dei giovani parlando della figura dei nonni e più in generale degli anziani, continuando poi con riflessioni sulla famiglia.
È questo un argomento che il Santo Padre ha trattato con particolare attenzione, stimolando la sensibilità dei giovani, soprattutto quelli che per motivi di studio o lavoro solo lontani dai propri cari.
«Se non impariamo a trattare bene gli anziani, così ci tratteranno a noi». Poi ha aggiunto: «gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto. L’anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo». E poi ancora: «Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani».
L’obiettivo è quindi non quello di abbandonare gli anziani o di occuparsi di loro con “superficialità”, ma quello di valorizzare ogni singolo momento che hanno gratuitamente donato, affinchè ci si possa prendere cura di loro con affetto e spontaneità.