Dal
28 al 30 novembre 2014 Papa Francesco ha visitato la Turchia. È stato il quarto
papa a visitare questo paese al confine culturale tra l’Europa e
l’Occidente.
La Turchia si trova in un contesto geografico fra i
meno rassicuranti. La situazione politica in Siria, Iraq, Israele e
Palestina, Ucraina, nei territori conquistati dai gruppi dello Stato Islamico in
generale e in particolare quella della stessa Turchia sono insicure.
I cristiani sono martirizzati dallo Stato Islamico.
Visita
di Stato.
Il Papa
ha risposto all’invito del Patriarca
di Costantinopoli, Bartolomeo. Ma l’incontro in
territorio turco, doveva essere accoppiato con una visita di Stato.
Dopo molte trattative, il presidente Erdogan, uomo forte di Ankara,
ha accettato la visita del Papa.
Per
Erdogan, l’Islamofobia aumenta
seriamente e rapidamente. Bisogna lavorare insieme – ha detto – contro le minacce
per la pianeta: l’intolleranza, il razzismo e la discriminazione.
Però, se da una parte ha condannato con forza le organizzazioni estremiste come
il Gruppo Stato Islamico (EI) o al-Qaida, dall’altra Erdogan ha spiegato le loro conquiste, dicendo che le loro giovani reclute “sono state
discriminate e vittime di politiche errate”.
L’uomo forte della
Turchia ha anche denunciato il “doppio discorso” occidentale
sul terrorismo, che dimentica il “terrorismo di Stato” all’opera
in Siria e in Israele.
Davanti
alla volontà di islamizzare la Turchia, il pontefice però ha insistito: “è essenziale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani (…)
abbiano gli stessi diritti e rispettino gli stessi doveri”, “la libertà religiosa e la libertà di espressione, di
fatto garantiti a tutti (….), diventeranno un segno eloquente della
pace” per la regione.
La comunità cristiana in Turchia oggi ha
più di 80.000 persone in un mare di più di 75 milioni di musulmani,
per lo più sunniti. I cristiani tollerati, non sono ancora
legalmente riconosciuti come una comunità a pieno titolo.
La
pace nella regione.
Bisognava
lanciare un appello di pace per il Medio Oriente e l’Ucraina e
ribadire l’impegno per l’unità fra i cristiani. Francesco e Bartolomeo hanno colto l’occasione di esprimere la “comune
preoccupazione per la situazione in Iraq, in Siria e in tutto il
Medio Oriente”, uniti “nel desiderio di pace e di stabilità e
nella volontà di promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso
il dialogo e la riconciliazione”.
Rafforzare
il dialogo fra le chiese.
Il
Pontefice ha visitato appunto la Turchia anzitutto per “rafforzare
i legami di amicizia, di collaborazione e di dialogo fra le chiese”,
e per “esprimere preoccupazione per la situazione e la sorte di
tanti fratelli cristiani che si trovano in situazioni di difficoltà
e di persecuzione”, ha spiegato ai microfoni del Centro
Televisivo Vaticano il Segretario di Stato vaticano, Cardinale Pietro
Parolin.
L’unità
fra i cristiani.
La
visita del Papa in Turchia è stata un’occasione per affermare con
forza la volontà di “continuare a camminare insieme al fine di
superare, con amore e fiducia, gli ostacoli” che ancora dividono le
due Chiese. “Esprimiamo la nostra sincera e ferma intenzione – si
legge nella Dichiarazione congiunta – in obbedienza alla volontà di
nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la
promozione della piena unità tra tutti i cristiani e soprattutto tra
cattolici e ortodossi”.
Davanti
alla sofferenza dei cristiani martirizzati, il Pontefice ha
ribadito che “la terribile situazione dei cristiani e di
tutti coloro che soffrono in Medio Oriente richiede non solo una
costante preghiera, ma anche una risposta appropriata da parte della
comunità internazionale”.
Dopo l’incontro con il principale religioso turco Mehmet
Gormez, Francesco di nuovo fatto saltare gli abusi
“disumane” di gruppi estremisti come EI in Siria
e in Iraq. “La violenza che cerca una giustificazione
religiosa merita la più ferma condanna”, ha
insistito.
Un
dialogo costruttivo con l’Islam. Il Papa ha ribadito
poi l’importanza “della promozione di un dialogo costruttivo
con l’Islam, basato sul mutuo rispetto e sull’amicizia.
Ispirati da comuni valori e rafforzati da un genuino sentimento
fraterno, musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per
amore della giustizia, della pace e del rispetto della dignità e dei
diritti di ogni persona, specialmente nelle regioni dove essi, un
tempo, vissero per secoli in una coesistenza pacifica e adesso
soffrono insieme tragicamente per gli orrori della guerra”.
Francesco e Bartolomeo esortano, dunque, “tutti i leader religiosi
a proseguire e a rafforzare il dialogo interreligioso e a compiere
ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solidarietà fra
le persone e fra i popoli”.
La benedizione.
Dopo
una preghiera ecumenica, il Pontefice non esiterà ad chinare il capo
per farsi benedire, lui con la Chiesa di Roma, dal Patriarca
Bartolomeo che lo bacerà e l’abbraccerà, segno di riconoscimento e
di fratellanza.
Il
Papa non ha
mancato di lodare gli “sforzi generosi” della Turchia per i
l’accoglienza ai profughi dalla Siria e dall’Iraq, qualunque sia la
loro fede. “La comunità internazionale ha l’obbligo morale di
aiutare la cura per i rifugiati”, ha detto. Non ha purtroppo
potuto visitare i rifugiati che provengono da Kobane.
Senza
nessuna minaccia specifica
menzionata, quasi 3.000 poliziotti sono stati mobilitati ad Ankara e
almeno altri 7.000 a Istanbul il Sabato e la Domenica.