01 Dic 2014

Il Papa in Turchia. La parola chiave è “dialogo”

Unità tra i cristiani e amicizia con l'Islam, sullo sfondo della libertà di culto e di espressione per tutti. Solo così sarà possibile la pace

Dal 28 al 30 novembre 2014 Papa Francesco ha visitato la Turchia. È stato il quarto papa a visitare questo paese al confine culturale tra l’Europa e l’Occidente. La Turchia si trova in un contesto geografico fra i meno rassicuranti. La situazione politica in Siria, Iraq, Israele e Palestina, Ucraina, nei territori conquistati dai gruppi dello Stato Islamico in generale e in particolare quella della stessa Turchia sono insicure. I cristiani sono martirizzati dallo Stato Islamico.

Visita di Stato

Il Papa ha risposto all’invito del Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo. Ma l’incontro in territorio turco, doveva essere accoppiato con una visita di Stato. Dopo molte trattative, il presidente Erdogan, uomo forte di Ankara, ha accettato la visita del Papa.

Per Erdogan, l’Islamofobia aumenta seriamente e rapidamente. Bisogna lavorare insieme – ha detto – contro le minacce per la pianeta: l’intolleranza, il razzismo e la discriminazione. Però, se da una parte ha condannato con forza le organizzazioni estremiste come il Gruppo Stato Islamico (EI) o al-Qaida, dall’altra Erdogan ha spiegato le loro conquiste, dicendo che le loro giovani reclute “sono state discriminate e vittime di politiche errate”.

L’uomo forte della Turchia ha anche denunciato il “doppio discorso” occidentale sul terrorismo, che dimentica il “terrorismo di Stato” all’opera in Siria e in Israele. Davanti alla volontà di islamizzare la Turchia, il pontefice però ha insistito: “è essenziale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani (…) abbiano gli stessi diritti e rispettino gli stessi doveri”, “la libertà religiosa e la libertà di espressione, di fatto garantiti a tutti (….), diventeranno un segno eloquente della pace” per la regione.

La comunità cristiana in Turchia oggi ha più di 80.000 persone in un mare di più di 75 milioni di musulmani, per lo più sunniti. I cristiani tollerati, non sono ancora legalmente riconosciuti come una comunità a pieno titolo.

La pace nella regione

Bisognava lanciare un appello di pace per il Medio Oriente e l’Ucraina e ribadire l’impegno per l’unità fra i cristiani. Francesco e Bartolomeo hanno colto l’occasione di esprimere  la “comune preoccupazione per la situazione in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente”, uniti “nel desiderio di pace e di stabilità e
nella volontà di promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione”.

Rafforzare il dialogo fra le chiese

Il Pontefice ha visitato appunto la Turchia anzitutto per “rafforzare i legami di amicizia, di collaborazione e di dialogo fra le chiese”, e per “esprimere preoccupazione per la situazione e la sorte di tanti fratelli cristiani che si trovano in situazioni di difficoltà e di persecuzione”, ha spiegato ai microfoni del Centro Televisivo Vaticano il Segretario di Stato vaticano, Cardinale Pietro Parolin.

L’unità fra i cristiani

La visita del Papa in Turchia è stata un’occasione per affermare con forza la volontà di “continuare a camminare insieme al fine di superare, con amore e fiducia, gli ostacoli” che ancora dividono le due Chiese. “Esprimiamo la nostra sincera e ferma intenzione – si legge nella Dichiarazione congiunta – in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani e soprattutto tra cattolici e ortodossi”.
Davanti alla sofferenza dei cristiani martirizzati,  il Pontefice ha ribadito che “la terribile situazione dei cristiani e di tutti coloro che soffrono in Medio Oriente richiede non solo una costante preghiera, ma anche una risposta appropriata da parte della comunità internazionale”.

Dopo l’incontro con il principale religioso turco Mehmet Gormez, Francesco di nuovo fatto saltare gli abusi “disumane” di gruppi estremisti come EI in Siria e in Iraq. “La violenza che cerca una giustificazione religiosa merita la più ferma condanna”, ha insistito.

Un dialogo costruttivo con l’Islam

Il Papa ha ribadito poi l’importanza “della promozione di un dialogo costruttivo con l’Islam, basato sul mutuo rispetto e sull’amicizia. Ispirati da comuni valori e rafforzati da un genuino sentimento fraterno, musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per amore della giustizia, della pace e del rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, specialmente nelle regioni dove essi, un tempo, vissero per secoli in una coesistenza pacifica e adesso soffrono insieme tragicamente per gli orrori della guerra”.
Francesco e Bartolomeo esortano, dunque, “tutti i leader religiosi a proseguire e a rafforzare il dialogo interreligioso e a compiere ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solidarietà fra le persone e fra i popoli”.

La benedizione

Dopo una preghiera ecumenica, il Pontefice non esiterà ad chinare il capo per farsi benedire, lui con la Chiesa di Roma, dal Patriarca Bartolomeo che lo bacerà e l’abbraccerà, segno di riconoscimento e di fratellanza.

Il Papa non ha mancato di lodare gli “sforzi generosi” della Turchia per i l’accoglienza ai profughi dalla Siria e dall’Iraq, qualunque sia la loro fede. “La comunità internazionale ha l’obbligo morale di aiutare la cura per i rifugiati”, ha detto. Non ha purtroppo potuto visitare i rifugiati che provengono da Kobane.

Senza nessuna minaccia specifica menzionata, quasi 3.000 poliziotti sono stati mobilitati ad Ankara e almeno altri 7.000 a Istanbul il Sabato e la Domenica.

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