La data del 4 maggio, stando a quanto stabilito dall’ultimo decreto governativo, sarà quella in cui si muoverà il primo passo verso la cosiddetta fase 2, cioè quella in cui si cercherà di convivere con il virus, mentre si cerca di debellarlo, per far ripartire gradualmente il Paese. Non sarà certamente la giornata in cui torneremo ad abbracciarci e ad affollare locali, ma il governo si è reso cosciente della necessità di soluzioni che consentano di abbandonare la fase di arresto totale.
La soluzione principale è legata a un’app che si chiamerà “Immuni”, sviluppata dall’azienda milanese Bending Spoons in collaborazione con il centro medico Sant’Agostino. L’app potrà essere scaricata sugli smartphone Android e iOs ed è stata scelta, da una task force incaricata dal governo italiano, come strumento tecnologico di contact tracing, il processo di tracciamento dei contatti mediante cui, una volta individuata una persona contagiata, si possono identificare rapidamente i suoi incontri per bloccare eventuali nuovi focolai.
Come funziona. L’app Immuni sfrutterà la tecnologia bluetooth per tracciare i contatti in forma anonima. Gli smartphone di due persone che hanno installato l’app ed entrano in contatto (1-2 metri circa) si scambieranno dei codici identificativi anonimi. Nel momento in cui una persona dovesse segnalare di essere risultata positiva al virus, l’app provvederà ad avvisare le persone che sono entrate in contatto con essa, offrendo loro la possibilità di autoisolarsi, sottoporsi al tampone, ed evitare di contagiare altre persone.
L’app possiede anche un’altra funzionalità. Fungerà infatti anche come una sorta di cartella clinica: l’utente potrà inserire una serie di suoi dati sanitari e aggiornare il suo stato di salute attuale. Grazie a queste informazioni, comunicate in forma anonima, il governo potrebbe essere in grado di ricostruire modelli e mappe epidemiologici in maniera più veloce e precisa, arginando la nascita di nuovi focolai.
Le criticità. Esistono tuttavia diverse criticità relative a questa soluzione. Gli esperti stimano che, per essere utile, l’app dovrebbe essere utilizzata regolarmente da almeno il 60% dei cittadini. Tuttavia solo 45 milioni di italiani possiedono uno smartphone e non è detto che tutti abbiano con esso la giusta dimestichezza. Va ricordato infatti che l’età media della popolazione italiana è piuttosto alta. Inoltre l’utilizzo dell’app dovrà essere accompagnato da un elevato numero di test per la positività, in modo che le persone abbiano la possibilità reale di sottoporsi a esso e segnalare l’eventuale contagio. A oggi invece i tamponi sono stati eseguiti sì in gran numero, ma solo alle persone con evidenti sintomi.
Le maggiori perplessità tuttavia sono state sollevate dagli esperti di informatica riguardo agli aspetti legati alla privacy, nonostante Immuni sia meno invasiva delle app utilizzate da diversi Stati asiatici, che sfruttano l’incrocio delle informazioni ricavate dal tracciamento della posizione tramite gps, dalle telecamere di sicurezza e dalle transazioni delle carte di credito. In molti si dicono preoccupati poiché sarebbe sufficiente un piccolo guasto per rilevare dati sensibili degli utenti e perdere l’anonimato, come già successo d’altronde con il sito dell’INPS e con l’omologa app olandese.
La scelta del governo di proporre un’app attiva sul territorio nazionale inoltre non considera il recente accordo stipulato tra Google e Apple, che hanno fatto sapere che svilupperanno una tecnologia per il tracciamento dei contatti che sarà implementata negli smartphone con i loro sistemi operativi, vale a dire la quasi totalità. Non è noto inoltre, in un’epoca ormai di assoluta globalizzazione, se il governo intende collaborare con gli altri Stati per integrare i dati delle diverse app nazionali.
I cittadini. Così in tanti hanno già fatto sapere tramite i social che non saranno disponibili a installare l’app sul proprio smartphone, alimentando l’ipotesi secondo cui il governo avrebbe potuto renderla obbligatoria per ovviare al problema.
Questa possibilità è stata smentita dal Presidente del Consiglio Conte durante l’informativa in Senato:«Il tracciamento è necessario per evitare la diffusione del virus. Ma il suo utilizzo sarà su base volontaria e non ci saranno limitazioni per chi non la scarica». Anche il commissario Arcuri in conferenza stampa ha ribadito come l’installazione non sarà obbligatoria, sottolineando però quanto il contact tracing sia fondamentale per allentare il lockdown e ipotizzando «facilitazioni di natura sanitaria» per incentivare l’uso dell’app.