Succede di fare le cose senza troppa convinzione, o almeno senza avere chiaro che cosa ci si aspetta e che cosa si può ricavarne. Ma poi si raggiungono risultati insperati. La scrittrice Giuseppina Torregrossa è partita per il cammino di Santiago sulla spinta di un malessere piscologico, o meglio spirituale, con molta incertezza e qualche presupposto sbagliato.
Il viaggio lo racconta con ironia e con una leggerezza – solo apparente – che lo rende godibilissimo, nel suo ultimo libro: A Santiago con Celeste. È un libro sincero, che descrive i preparativi un po’ goffi di chi non è abituato a queste esperienze; la scelta di una compagna di viaggio, Celeste, che lei descrive come insopportabile anche se il lettore pensa che forse è proprio la compagna che le serviva; la sfida con se stessa e con la famiglia, convinta che non riuscirà ad arrivare fino in fondo; la difficoltà a mescolarsi e condividere promiscuità e disagi con gli altri pellegrini; i piccoli compromessi che aiutano ad andare avanti. Il cammino per Santiago per lei decisamente non è facile.
Eppure non è un’inutile fatica. Quella che parte è una donna insoddisfatta, poco disponibile, un po’ rigida e in fuga. Quella che torna è una donna che ha scoperto il valore della pazienza. Ha imparato a distinguere ciò che è necessario – e si può lasciare – da ciò che è indispensabile, e va tenuto, come spiega Celeste. Ha colto le sfumature del silenzio. Ha abbattuto qualche muro che aveva eretto per difendersi dagli altri. ha alleggerito il peso: non tanto quello che si portava sulle spalle, quanto quello che si portava dentro. Ha riscoperto Celeste.
È una donna che invoca: «Dio ci liberi da coloro che iniziano ogni frase con “io”, ci tenga vicini a chi usa il “noi”, ci conceda la fortuna di incontrare chi usa di frequente il “tu”» (p.59)
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Giuseppina Terragrossa
A Santiago con Celeste
Nottetempo, 2014
€ 12,00