08 Mar 2025

L’8 marzo non è una festa, ma un giorno di lotta

In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne è più che mai necessario ripensare al senso di questa ricorrenza. E raccontare di un percorso di lotta ed emancipazione che non può considerarsi concluso

Un comune errore nelle conversazioni è parlare dell’8 marzo come de “La festa delle donne”. Le parole sono portatrici di storia e di cultura, non semplici emissioni di suoni, il loro uso è pertanto importante, ed è fondamentale che ciascun individuo abbia la consapevolezza del loro peso. Per questa ragione, definire l’8 marzo “La festa delle donne” è estremamente fuorviante, in quanto la parità dei diritti delle donne e degli uomini è ancora lontana da raggiungere, per questo vi è poco da festeggiare.

Il primo passo è quindi rifiutare con forza questa nomenclatura di festa e cominciare a parlare della “Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne”, per poi iniziare a capire come questa rappresenti una giornata di lotta e di riflessione. Il ruolo del femminile nella nostra società è da tempo immemore strattonato e dettato dal maschile. Dai casi di cronaca ai commenti al bar; sia ieri che soprattutto oggi rimane necessario riflettere sulla storia del femminile nella nostra cultura e lasciarci attraversare e stravolgere dalle voci che per troppo tempo sono rimaste inascoltate.

Corpi

I vostri occhi ci mangiano,
ci posseggono,
ci riducono,
ci trasformano,
i vostri occhi diventano fuoco e il nostro corpo si trasforma in pezzi di carne ardenti.
I vostri occhi parlano di proprietà, di possesso.
I vostri occhi sbavano
colmi di saliva di un cane che ha la rabbia
brutti
cattivi
affamati.
Abbiamo paura,
e forse vi facciamo paura.
La nostra paura
sempre troppo silenziosa, sempre troppo silenziata.
Volete appropriarvi pure di questa, ci incatenate ad essa per relegarci al ruolo della vittima perfetta, pietrificata, immobile, fragile, piccola.
Ridete come se le vostre risate potessero conquistare il mondo,
come se voi, poteste possederlo e con esso il contenuto che lo vive.
Per voi siamo monumenti, arte che merita solo di essere ammirata, non ascoltata.
Corpi inanimati, senza diritto di dissenso, deprivati della loro essenza dai vostri sguardi bramosi di volere, di avere.
Vi auguro che mai i vostri occhi vi facciano provare la nostra stessa paura,
lo smarrimento di sentirsi espropriati del proprio corpo, il disagio di chiedersi costantemente se si è o no al sicuro.
Spero piuttosto che un giorno, questi occhi vi facciano provare vergogna.
Siamo stanche.
Siamo arrabbiate.
Siamo tante.
Siamo vive,
e continueremo a lottare.

Le conquiste

Quali sono le conquiste ottenute in Italia dal movimento per i diritti delle donne nell’ultimo secolo?
La lista non è ancora lunga abbastanza, ma ci ricorda l’importanza della lotta continua e le criticità che dobbiamo ancora affrontare:

  • Tra gli anni ’50 e ’70 si è assistito nel boom economico ad una maggiore entrata nel mondo del lavoro da parte delle soggettività femminili;
  • nel 1970 fu introdotta la legge sul divorzio, un passo fondamentale per l’autonomia delle donne all’interno del matrimonio;
  • nel 1975 fu introdotta la parità giuridica tra coniugi eliminando il concetto di potestà maritale;
  • la legge 194/78 appunto del 1978 invece sancisce il diritto di scelta alle donne sull’interruzione volontaria di gravidanza;
  • nel 1979 venne adottata la Convezione sulla eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le donne;
  • nel 1981 venne abolito il reato di adulterio ed il delitto d’onore;
  • nel 1996 la legge 66/96 contro la violenza sessuale riconobbe lo stupro come reato contro la persona e non contro la morale;
  • nel 2013 viene ratificata la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.

Le conquiste ottenute dalla lotta femminile sino ad oggi non sono da prendere come un dato di fatto, come un punto messo e destinato a restare inamovibile, ma come un processo continuo che rischia di essere compromesso, svuotato e distrutto dai cambiamenti sociali, culturali e giuridici. La memoria non è un esercizio mentale di recupero di informazioni, ma la base concettuale per leggere e cambiare la realtà che ci circonda.

Le sconfitte, un appello al maschile

Le sconfitte avvengono tanto nei casi di cronaca quanto nelle conversazioni per strada. Esse avvengono ogni giorno negli occhi del maschile che oggettivizza il corpo femminile, e nel senso di superiorità implicita che continua a dettar legge conscia ed inconscia negli uomini. Chi scrive ora queste parole è un uomo e vorrei fare un appello al maschile. Abbiamo ricevuto in eredità, nella cultura, una concezione di uomo che si è fatta negli anni sempre più fragile; le nostre idee su chi è e cosa sia un uomo hanno radici in schemi di potere che ci pongono in una posizione di superiorità, di controllo e di oppressione. Nella nostra cultura mancano punti di riferimento alternativi e questa è una parte importante della nostra identità.

Non so dire con certezza quale possa essere un percorso, ma con più sicurezza posso dire quali possono essere i primi passi: ascoltiamo cosa ha da dire chi non gode dei nostri stessi privilegi, confrontiamoci tra di noi per capire quale possa essere il nostro ruolo e chiediamoci quali siano le conseguenze delle nostre azioni.

L’8 marzo scendiamo in piazza, lottiamo, facciamo rumore, arrabbiamoci tutte e tutti insieme.
Unite siamo marea e facciamo paura.

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