05 Set 2023

La Bête: un amore soffocato tra timori interni e nuove tecnologie

A Venezia sbarca Bertrand Bonello, con un melodramma che racconta la mancata storia d’amore tra due anime destinate a stare insieme, in un multiverso di 3 vite distinte nell’arco di 3 epoche diverse

In un 2044 dominato dall’intelligenza artificiale, le emozioni umane vengono ormai considerate dannose per la riuscita efficace e distaccata di tutti i mestieri. Visto il 70% di disoccupazione e un lavoro poco soddisfacente, Gabrielle (Léa Seydoux) decide di purificare il suo DNA per dare una svolta alla propria vita sentimentale e professionale. Per riuscirci, è costretta ad immergersi in due sue vite precedenti, una nel 1910 e l’altra nel 2014, dove in entrambe è presente Louis (George Mackay), il suo grande amore. In entrambe le epoche però nessuno dei due riesce a far capire i propri sentimenti verso l’altro, in quanto a turno entrambi i partner finiscono per chiudersi a riccio. Gabrielle inoltre è sopraffatta dalla paura e da una convinzione interiore che qualcosa di catastrofico le stia per accadere.

Il montaggio prevede un continuo salto da un piano temporale all’altro, con una narrazione a tratti contraddittoria e difficile da capire per lo spettatore. Nonostante il film sia a sfondo fantastico, il regista inserisce due episodi realmente accaduti in quelle epoche, utilizzando diverse immagini di repertorio. Per il 1910 ambientato a Parigi, viene citata l’alluvione della Senna; mentre nel 2014 viene ripreso un forte terremoto avvenuto a Los Angeles.

Il regista Bonello ha voluto esprimere forte scetticismo sul nostro futuro con l’avvento dell’IA e del multiverso, che “come ogni strumento diventa una minaccia seria quando diventa più forte di te. Se la tecnologia, come la paura, dovesse prevalere su di noi, allora non finiremo altro che diventare dei pupazzi privi di anima. Nel 1910, si esprimono i sentimenti. Nel 2014 vengono repressi. Nel 2044 vengono soppressi”.

Il regista inoltre, per far capire l’influenza negativa della tecnologia sulle nostre vite, inserisce nel film una figura simbolica in tutte le 3 epoche differenti: una bambola. Se nel 1910 la bambola era malandata e immobile, nel 2014 si anima, fino a divenire nel 2044 un’umana incapace di provare veri sentimenti. Mentre l’oggetto subisce un’evoluzione totale, l’essere umano invece finisce per chiudersi progressivamente man mano che il tempo passa.

La Bête apre a moltissime riflessioni sul tema universale dell’amore e su quello attuale dell’abuso di tecnologia. Al centro viene messo l’essere umano, che si fa influenzare da ogni singolo progresso tecnologico fino a trasformarsi in una macchina apatica. Infine anche la donna risulta un elemento forte e rilevante nella narrazione, in quanto viene rappresentata in tutte le epoche come indipendente, sia dal punto di vista lavorativo che sentimentale.

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