Roma, Via dei Savorelli. Quando un segno ti appare più
volte, non pensi che sia casuale ma che qualcosa “debba” significare. Uno di
questi è la bottiglietta vuota di birra, lasciata sul marciapiede, tra i piedi
di chi passa. Chi l’ha scolata non s’è preoccupato di buttarla – c’era pure un
cassonetto, a pochi metri – e nemmeno l’ha dimenticata. Chi l’ha mollata lì –
come un cero spento – l’ha fatto apposta: ha voluto lasciare un’impronta, un
segno di passaggio. A marchiare il territorio, come fanno i cani. E, come i
cani, senza parole. Cioè senza dare spiegazioni. Non solo senza rispondere alla
domanda più metafisica («Perché?»), ma anche ad altre non meno importanti:
«Perché birra e mai coca cola?», «Perché bottiglietta e mai bottiglione?»,
«Perché birra estera pregiata e mai birra
nazionale?». Uno snobismo a cui non fare caso o un segno con un
significato?
“La birra per terra”: che tutte queste “erre” siano un
indizio? Che stia per nascere un partito birrafondaio? Ah, se si potesse sapere
in quali altri luoghi della città sono state lasciate birrette, e di quali
marche, e in quali giorni della settimana, e da quali categorie di persone! C’è
sempre lavoro, in Italia, per i cercatori di verità… in una birra (ma non si
diceva In vino veritas?).