20 Giu 2016

La cultura Hip Hop tra rabbia, insoddisfazione e creatività

L'Hip Hop nasce in America nei quartieri malfamati del Bronx come risposta ad un ambiente urbano socialmente problematico. La popolazione afroamericana rimaneva ghettizzata nelle periferie delle metropoli e negli anni '70 si stava dilaniando con lotte intestine e stragi di giovani. I giovani morivano per mano di altri giovani, appartenenti ad altre gang, nella completa indifferenza della società. Intervista a Giovanbattista Russo, ballerino, coreografo, insegnante di Hip Hop che si definisce "formatore".

L’HIP HOP ha origine tra gli anni ’77e ’79 come risposta morale capace di sostenere le reazioni non violente basate sulla creatività. Nasce una vera e propria esperienza culturale che partecipa alla produzione di modelli di comportamento che regolano i rapporti dei gruppi urbani con il loro ambiente.
E’ una cultura carica di ritualità e simbolismo, basti pensare che uno dei pionieri di questa espressione culturale, Afrika Bambaataa, è preso dal nome di un capo Zulu che si oppose alla colonizzazione inglese in Africa.

La forza di questa cultura deriva dalle sue stesse pratiche artistiche: il rap, la breakdance, i graffiti e l’MC (l’abilità di utilizzare la parola in modo creativo).

In Italia il rap arriva negli anni ’80 e troverà il suo terreno fertile soprattutto nei centri sociali, che privilegiano la cultura alternativa, i temi sociali e politici. Gli artisti tendono a difendere la loro originalità, la purezza dello stile riproponendo l’appartenenza alla strada come punto di riferimento fondante.

Per Jesùs Martin Barbero, esperto di fenomeni mediatici, ” l’Hip Hop non è puro intrattenimento, ma sperimentazione di nuovi linguaggi , esprime la loro insoddisfazione, rabbia, confusione e la ricerca continua, sempre aperta”.

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