23 Ott 2014

La nuova sfida educativa è l’essere generativi

La relazione di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti inaugura il nuovo anno accademico all’Università Salesiana di Roma. Generatività, alterità e educazione, le parole chiave del loro discorso rivolto a studenti e docenti

E’ la prima volta che il neo rettor maggiore dei salesiani Ángel Fernández Artime inaugura l’anno accademico dell’Università Pontificia Salesiana di Roma di cui ne è pure gran cancelliere. Un anno ricco di avvenimenti per l’ateneo salesiano che lo scorso 16 Agosto ha aperto i festeggiamenti per il bicentenario di San Giovanni Bosco e i settantacinque anni dalla fondazione della stessa università.

Quest’anno a tenere la prolusione ufficiale è stata eccezionalmente una coppia di sposi, genitori di sei figli ed entrambi docenti presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (una scelta non indifferente a conclusione di un cruciale Sinodo straordinario sulla famiglia). Chiara Giaccardi, sociologa e docente ordinario di media research e Mauro Magatti docente ordinario di sociologia della religione. Entrambi hanno riflettuto sul significato di “Generatività” anche alla luce della loro ultima pubblicazione intitolata “Generativi di tutto il mondo, unitevi! Manifesto per la società dei liberi“ (Feltrinelli, 2014).

La generatività nasce dall’ascolto. «La generatività è un incontro di idee – spiega Giaccardi – la capacità di leggere la realtà e gli stessi segni dei tempi ascoltando l’altro. Un ascolto che deve diventare il punto di partenza dell’azione educativa. L’alterità con la quale tutti i giorni ci incontriamo e ci scontriamo provoca un movimento di apertura e da questo scombussolamento si crea generatività. Questa parola ha la stessa radice di genio, generoso, radice ed indica la capacità di fare essere qualcosa avendo ascoltato e legato».

Dall’ipersoggettivismo all’”ecologia del cognitivo”. «Nella cultura contemporanea – aggiunge Magatti – abbiamo imparato che non esiste realtà senza soggetto ma abbiamo anche ridotto ogni forma di alterità di questa stessa realtà: l’abbiamo ridotta al nostro punto di vista tralasciando la dimensione collettiva e rendendola sempre più soggettiva, comoda a noi stessi: quell’ipersoggettivismo che non accumula niente. Abbiamo, invece, bisogno di una “ecologia del cognitivo”, ovvero il cercare di riflettere rispetto alla cultura contemporanea, come possiamo tornare e interpretare questa relazionalità senza temerla. Il filosofo Panikkar ci suggerisce una visione della realtà “cosmoteandrica”, ovvero inglobante tre aspetti. Il primo è il cosmo (la relazionalità con la natura e tutto ciò che ci circonda), il secondo è il Theós (il nostro rapporto con Dio e per i non credenti con il mistero) ed infine il terzo, andrica (la nostra relazione sociale con gli altri uomini). Ripartiamo, dunque, ristrutturando il nostro concetto di realtà, con la natura con Dio e con l’altro».

L’educazione è un’alleanza che deve coinvolgere. «Da docenti ma soprattutto da genitori – continua la Giaccardi – sappiamo che “educazione” è una parola che non ha nulla a che fare con il fornire risposte alla domande ma col tenerle vive le domande, tenere viva la curiosità e far gustare il bello. Troppo spesso siamo intrappolati in un modello educativo che si struttura come trasmissione ma l’educazione non è altro che un incontro tra alterità, un incontro nel quale si costruisce qualcosa di nuovo attraverso la relazione. L’educazione è un’alleanza in cui si genere qualcosa di nuovo e in cui tutti cambiano, sia l’educatore che l’educando. L’educazione non può non coinvolgere, nessuno in questa alleanza è soltanto spettatore».

L’opportunità del rafting generativo. «Tutti certamente conosciamo la visione di Bauman sulla modernità liquida – afferma Magatti. Viviamo in una società sempre in movimento, di un’esperienza che continua cambia e con essa cambia anche la vita. Non ha senso dunque avere nostalgia di una società solida perché forse un mondo solido non sarebbe stato capace di ospitare questi nuovi equilibri. E’ vero, una modernità liquida comporta tanti rischi ma in questa liquidità siamo invitati a fornire risposte positive. La vita non è ferma, ci muoviamo all’interno di un fiume come coloro che praticano quello sport in canoa chiamato “rafting”. Ma sappiamo che questo è un rafting generativo perché questa sperimentazione di disorientamento crea nuove opportunità e nuove idee, una nuova sfida».

I due docenti, in conclusione, rivolgendosi agli studenti hanno detto: «Ci auguriamo che questa idea di generatività possa essere una via per aiutare la nostra contemporaneità a fare un passo nell’esperienza della libertà contemporanea. Amare l’idea di libertà che è figlia della cristianità. Essere capaci di entrare in ascolto con il cosmo e con l’altro. Da questo punto di vista Don Bosco è stato uno dei più grandi “generativi” della storia».

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