«Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a condizioni di lavoro giuste e favorevoli e alla protezione contro la disoccupazione». Queste sono le belle parole contenute nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo promulgata nel 1948 dalle Nazioni Unite, che obbliga gli Stati ad agire in modo tale da rispettare questo 23° articolo della Dichiarazione.
È chiaro che questo articolo è semplicemente un pio desiderio che gli Stati si sono dati, visti i dati sul mondo del lavoro, che ogni anno fanno venire i brividi. Il rapporto World Employment and Social Outlook. Trends 2020 dell’Ilo non è migliore di quello degli anni precedenti. Si afferma, infatti, che «circa 2 miliardi di lavoratori nel mondo sono impiegati in modo informale, che rappresenta il 61 per cento della forza lavoro globale». Tra questi «più di 630 milioni di lavoratori – ovvero un lavoratore su cinque nel mondo – vivono in condizioni di estrema povertà».
Questi dati sono più allarmanti nei paesi a basso reddito che hanno il «più alto rapporto occupazione/popolazione (68 per cento) in quanto molti lavoratori vulnerabili sono costretti ad accettare qualsiasi lavoro, indipendentemente dalla sua qualità». Ciò significa che la maggior parte delle persone che lavorano in questi Paesi ha un lavoro di scarsa qualità, soprattutto perché mette in gioco la loro sopravvivenza. Infatti, «la forte crescita dell’occupazione prevista in questi paesi, dovuta principalmente alla creazione di posti di lavoro di bassa qualità, significa che il numero dei lavoratori poveri dovrebbe aumentare nel 2020-21», afferma il rapporto.
Purtroppo i governanti di questi Paesi si concentrano solo sulla quantità, ovvero sul numero di persone che hanno avuto accesso a un lavoro, senza però preoccuparsi della qualità di questo lavoro oltre che della retribuzione. Diversi mestieri vengono offerti ai giovani, come parte di progetti di costruzione o riabilitazione. Ma chi dice progetto, dice a breve o medio termine. Tuttavia, i giovani assunti in questi progetti si ritrovano rapidamente disoccupati, una volta che questi progetti sono stati completati.
La mancanza di posti di lavoro dignitosi porta inevitabilmente le persone a vivere in condizioni di precarietà o addirittura di estrema povertà. Ciò significa che l’obiettivo 1 dell’Agenda 2030, relativo alla riduzione della povertà estrema, può essere raggiunto solo se le persone riescono a trovare un lavoro dignitoso, che permetta loro di assumersi la responsabilità e vivere dignitosamente. Essendo a meno di 10 anni dalla scadenza, lontano da essere un uccello di cattivo auspicio, raggiungere questo obiettivo sarebbe quasi una sfida.