La storia dell’istituzione più longeva del mondo – la Chiesa cattolica – è cominciata duemila anni fa. Anzi di più, perché occorre contarne altri 1850, visto che le sue radici affondano nelle storie di Abramo e Mosè. Per questo la “Storia del Vaticano” di Paolo Scandaletti (ed. Biblioteca dell’immagine 2015) parte da così lontano.
Scandaletti dipana quindi epoche tra loro diversissime, mostrando come la storia del papato si inserisca nella storia del mondo, segnata dalla perenne lotta tra potere spirituale e potere temporale, dalla dialettica tra la Chiesa e le istituzioni che ogni epoca ha affrontato: che fossero imperi o signorie o regimi di qualunque tipo. Una dialettica spesso dolorosa, perché sempre era in agguato la tentazione di «una Chiesa che si appoggia ad un “braccio secolare”, che ha bisogno di un sostegno temporale, grande o piccolo che sia, nell’incapacità di affidarsi del tutto alla parola del suo Signore: “Andate senza sandali e senza bisaccia… Sarò con voi fino alla fine”» (p. 430).
A periodi luminosi (pochi) si sono alternati secoli bui (molti). Ma anche nei momenti di maggior degrado e perdita di credibilità – tra nepotismi, simonia, concubinaggi, scismi, guerre di ogni tipo – la Chiesa ha sempre avuto figure che si stagliavano nella loro grandezza e santità e che diventavano inneschi di processi di rinnovamento. Rinnovamento che difficilmente veniva dall’alto, anche se fra i riformatori possiamo senza dubbio trovare papi e vescovi: più spesso venivano da nuovi movimenti religiosi, dai monasteri, dai missionari, da uomini e donne spesso analfabeti.
Via via nei secoli fino all’epoca contemporanea, che appare come diversa da tutte quelle che l’hanno preceduta, per lo sforzo di fare i conti con la contemporaneità. Uno sforzo iniziato con Leone XIII – il primo Papa che ha difeso i diritti delle persone – e che ha raggiunto un punto di non ritorno con il Concilio. Gli ultimi papi sono stati tutti innovatori, almeno in qualche aspetto: Giovani XXIII e Paolo VI per il Concilio, Giovanni Paolo I, nel suo brevissimo pontificato, per lo stile che stava proponendo; Giovanni Paolo II perché ha “trasformato” il Papa in una persona, prima ancora che in una istituzione (di qui il suo successo mediatico), Benedetto XVI per il suo dare le dimissioni – gesto coraggioso e profetico. Francesco per il nome che ha scelto e per il suo impegno nel rinnovare la Chiesa.
La Chiesa sta imparando che si può fare la storia pur non avendo potere temporale, ma che per farlo bisogna affrontare le sfide del tempo. Il punto è che la fede è scelta di libertà e «il cristianesimo dell’obbligo non esiste più; e forse non lo era dall’inizio, perché un messaggio di liberazione è stato spesso ridotto ad un insieme d i regole dell’etica» (p. 466). Su questo si innesta la profezia della Chiesa oggi, di cui papa Francesco è sicuro interprete.
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Paolo Scandaletti
Storia del vaticano
Edizioni Biblioteca dell’Immagine 2015
pp. 488, € 14,00