Donald Trump ha vinto le elezioni negli Stati Uniti d’America. E le campagne di ciascun candidato, Harris e Trump, sono state caratterizzate da fattori mediatici con un alto impatto sulla popolazione. Tuttavia, Trump ha potuto contare sul supporto finanziario del magnate Elon Musk, proprietario, tra molte altre cose, del social media X. Il rapporto tra Trump e Musk non si limita solo al finanziamento della campagna, ma include anche accordi di cooperazione e lavoro congiunto, secondo le politiche di Trump, per ristabilire gli Stati Uniti come «la grande nazione che ha smesso di essere».
Di fatto, Trump ha nominato Musk responsabile del dipartimento che aiuterà a ridurre le spese nell’amministrazione pubblica (D.o.g.e.).
Trump non ha ricevuto il supporto dei media tradizionali, mentre Musk ha finanziato la campagna di Trump e lo ha sostenuto attraverso l’uso di X. Allo stesso modo, in pieno stile populista, Musk ha promesso denaro ai sostenitori repubblicani, soprattutto negli stati decisivi, generando da solo un movimento di campagna politica a favore di Trump.
Ma chi ha veramente vinto le elezioni degli Stati Uniti?
Il vero vincitore è stato Trump? Ci si potrebbe chiedere per paradosso. Eppure sembrerebbe che Elon Musk voglia salvaguardare la libertà di espressione, ma ha anche interessi aziendali con questa amministrazione. Ad esempio, l’applicazione e la realizzazione delle sue ultime innovazioni richiedono permessi, contratti federali, riduzione delle tasse e una regolamentazione diversa da parte del governo statunitense. Gli ultimi lanci, come i veicoli autonomi, o i viaggi nello spazio attraverso SpaceX, o l’offerta del suo sistema Grok di intelligenza artificiale per essere applicato in robot autonomi e, persino, nello sviluppo di armamenti, richiedono modifiche alle diverse leggi del paese o contratti con il Dipartimento della Difesa.
Un’occasione per rifletterci su
Alcuni giorni fa, presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana, il noto giornalista Marco Damilano ha condiviso le sue idee sulla vittoria di Trump. Rispondendo alla domanda sull’impatto dei social e dei media digitali sulla campagna, ha fatto notare che la presenza di Musk nel governo di Trump proporrà un nuovo sistema di Digicrazia, che non è una digitalizzazione delle procedure per ridurre il carico burocratico, ma un modo per trasformare il mondo digitale in un controllo sui cittadini.
La questione è che questo sembra essere il terreno fertile ideale per la crescita di un nuovo sistema di “organizzazione” sociale. La digicrazia si propone come un sistema alternativo rispetto alle forme storiche di governo. Infatti, la proposta più interessante potrebbe essere pensare che questo sistema favorisca la partecipazione, la deliberazione, le decisioni basate sui dati e l’efficienza come chiave d’azione. Tuttavia, la digicrazia si concentra sull’idea di un governo algoritmico, basato sull’intelligenza artificiale e sugli algoritmi per il processo decisionale, relegando ai margini le questioni etiche e sociali.
Siamo alla presenza di un liberalismo di stato che si autoalimenta?
È una domanda che dovremmo farci un po’ tutti. Perché ai più esperti resta evidente che si nota un cambiamento del sistema tradizionale verso un tecnologismo governativo. Ma è vero che si sta plasmando la digicrazia come sistema di governo possibile? E in che modo e misura?
Nel contesto delle risposte possibili alle domande precedenti, assisteremo certamente a un cambio di paradigma di governabilità. Potremmo dire che sarebbe un processo normale nelle dinamiche sociali: pensiamo, per esempio, alle crisi generate tra la fine delle monarchie e l’instaurazione di sistemi di governo democratici. La verità è che, almeno, tra gli obiettivi di quei “nuovi” sistemi, era evidente la rivalorizzazione e la promozione della dignità umana. Nel caso di quello che sembra essere un sistema incentrato su un’ideologia tecnologica, si rafforza enormemente l’ottimismo tecnologico sopra ogni considerazione etica di rispetto e valorizzazione dell’essere umano.
Certamente siamo ancora all’inizio di questa storia che sta per svilupparsi, tuttavia sarebbe molto triste non aver preso coscienza in tempo, lasciando emergere un sistema che comporta, tra i tanti, i rischi di: sopprimere la prevalenza degli esseri umani; annullare la loro quota di responsabilità sugli atti; permettere un’evoluzione incontrollata della tecnologia; dare il via libera alla corsa agli armamenti.
O avere la sfortuna che mani sbagliate possano gestire tali tecnologie.