L’amica geniale, di Saverio Costanzo, è uno degli eventi televisivi più attesi dell’anno: la serie HBO – RAI Fiction e TIMVISION è tratta dal bestseller di Elena Ferrante e va in onda domani.
È una storia epica e allo stesso tempo “delicata”, che racconta l’amicizia di Elena (detta Lenù) e Raffaella (detta Lila), bambine e poi giovani donne nella Napoli degli anni ’50.
Riusciranno i lettori del fortunato romanzo a trovare nella serie le atmosfere malinconiche, ma anche magiche tratteggiate dalla Ferrante? Questo lo lasciamo giudicare a voi. Per il momento ciò che si desidera analizzare è lo storytelling de L’amica geniale emerso dai primi due episodi (in totale sono otto) presentati in anteprima al Festival Di Venezia.
Potremmo distinguere, così, quattro diversi elementi che consentono di definire l’universo narrativo della serie: personaggi, spazio, tempo e strategia narrativa.
Personaggi. Lenù (interpretata da Elisa Del Genio) è una bambina bionda, timida e ingenua, mentre Lila (Ludovica Nasti) è mora, spericolata e sfacciata. Due amiche-nemiche -interpretate magistralmente dalle bambine- che sono il riflesso di un Paese devastato dalla guerra e che ora vuole “risorgere”.
Toccante e densa di significati la scena in cui le due protagoniste, tenendosi per mano, decidono di saltare la scuola per andare a vedere il mare, simbolo di una libertà ancora troppo lontana per essere vissuta. Così tornano indietro, pronte a fare i conti con una realtà difficile e arretrata.
Tuttavia, la serie tv non rimane concentrata sulla staticità dei protagonisti. Al contrario, come dichiara il regista «c’è il tentativo di prediligere il racconto assecondandone svolte e movimenti dei personaggi». Sarà, infatti, proprio il desiderio di scoprire personalità complesse e in continua evoluzione a traghettare lo spettatore da un episodio all’altro.
L’amica geniale è una storia fortemente femminile, lontana, tuttavia, dalle dichiarazioni femministe che fanno spesso discutere. La modernità dell’opera sta proprio qui: uno sguardo sempre al femminile come punto di partenza per riflettere su temi di grande urgenza sociale: l’emancipazione (che nella serie riguarda anche gli uomini) e il potere dell’educazione. Come dichiara Costanzo, «il vero deus ex machina della storia è la maestra Oliviero che cambierà la vita di queste due bambine». Perché solo la cultura e l’educazione possono promuovere l’elevazione sociale, dando vita a un’anima profondamente “nuova”.
Spazio. La storia di Lenù e Lila si svolge in un rione di Napoli. Un luogo popolare, che fa da sfondo ad un mondo violento, minaccioso e che contribuisce alla definizione dei personaggi che lo abitano. Inoltre, il rapporto spaziale fra il dentro e il fuori va inteso come un vero e proprio agente narrativo. Il prevalere, infatti, del fuori sul dentro è perfettamente funzionale al dramma esistenziale che il nostro Paese stava vivendo nel secondo dopoguerra.
Altro elemento che contribuisce a rendere lo spazio cinematografico parte integrante della narrazione è il colore. In perfetta coerenza con il momento storico-sociale italiano, si decide di prediligere le tonalità “pallide”, cioè quei colori che faticano ad emergere. Infatti, spiega Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction, che «il colore entrerà solo dalla terza puntata con gli anni ’60 (e quindi nel periodo del boom economico n.d.a.)».
Per quanto riguarda, invece, la scenografia, il rione dove si svolge la storia è stato interamente ricostruito in un’area ex-industriale vicino a Caserta.
Tempo. La sceneggiatura mantiene il prologo del romanzo. Infatti, la prima scena, che ha un’ambientazione contemporanea, è quella di una donna anziana (Elena detta Lenù) che, venuta a conoscenza della scomparsa misteriosa della sua più cara amica, inizia a scrivere la storia della loro amicizia. Ed ecco che ci si ritrova nella Napoli degli anni ’50, proiettati in un tempo che, almeno nei primi due episodi, appare a tratti “sospeso”.
Strategia narrativa. L’uso della prima persona, che accompagna e tiene insieme il tempo del racconto, si inserisce perfettamente nel registro emotivo e “intenso” che Costanzo costruisce. Il regista dichiara, infatti, che «la prima persona accompagnerà lo spettatore dentro i pensieri più inconfessabili della protagonista». Aggiunge, poi, che «gli otto episodi vogliono essere parte di un unico racconto eppure la divisione tematica li differenzia per forma filmica e struttura narrativa, ispirandosi ogni volta ai mutamenti del corpo e agli stati d’animo delle protagoniste».
L’amica geniale, almeno dai primi episodi, sembra, dunque, non deludere le aspettative dei lettori, i quali hanno ritrovato nella serie una grande forza espressiva. A dimostrarlo, il successo che i primi due episodi hanno avuto al cinema nel mese di ottobre (quasi mezzo milione di euro di incasso per tre giorni di programmazione). Si tratta di numeri che tornano a farci riflettere sulla contrapposizione fra piccolo e grande schermo: forse l’abisso culturale che separa il cinema d’autore e la televisione andrebbe totalmente superato.