Oggi viene diffusa in sette lingue Laudato Si’ la lettera enciclica di Papa Francesco sulla “cura della casa comune”. Un documento di ampie visioni che lo stesso Francesco ha voluto indirizzare non solo al mondo cattolico ma “ad ogni persona che abita questo pianeta”. La Terra, quel “bene comune” che ci è stato affidato per custodirlo e coltivarlo oggi protesta per il male che le provochiamo, una violenza che si ripercuote nel suolo, nell’acqua, nell’aria e in tutti gli esseri viventi. Il Papa ci esorta dunque a cambiare modello di sviluppo abbandonando quello “tecnocratico” e privilegiando quello di “amministratori responsabili”.
Ma il filo che lega i sei capitoli di questa Enciclica è proprio la figura di San Francesco. Il rapporto tra Bergoglio e il poverello di Assisi si è palesato sin dal giorno della sua elezione a pontefice quando scelse il nome Francesco per l’attenzione e dedizione che il frate aveva nei confronti dei più poveri ed emarginati. Pochi giorni dopo lo raccontò ai giornalisti: «E’ per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no?». Oggi l’Enciclica sulla “cura della casa comune”, dunque, sembra aver dato risposta a quella provocazione.
Lo stesso titolo dell’Enciclica, “Laudato Si’” – tra i pochi ad essere redatto in italiano rispetto all’usuale latino dei documenti pontifici – è la preghiera di lode che San Francesco rivolge al Creato all’interno del testo più antico della nostra letteratura, il “Cantico delle Creature”. Le citazioni del Cantico si riferiscono al codice 338, il manoscritto più antico delle Fonti francescane conservato oggi presso il Sacro Convento della cittadina umbra. Così esordisce il Papa: «” Laudato si’, mi’ Signore”, cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”». Il Papa riprende il cantico a metà del documento citandone una porzione più ampia.
Francesco d’Assisi viene citato dodici volte all’interno dell’Enciclica come “esempio bello e motivante”. Spiega infatti il Papa: «È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore».
Assisi è il simbolo della pace e del dialogo interreligioso ricordando quel 27 ottobre 1986 quando San Giovanni Paolo II riunì nella città i leader cristiani e delle religioni mondiali per pregare insieme. Sulla stessa scìa anche Papa Francesco conferisce un respiro ecumenico a “Laudato Si’” citando il contributo sull’ambiente del Patriarca Bartolomeo con il quale – afferma il Papa – «condividiamo la speranza della piena comunione ecclesiale». E infine le due preghiere che chiudono l’Enciclica, la prima di stampo ecumenico (Preghiera per la nostra terra), la seconda invece di ispirazione cristiana (Preghiera cristiana con il creato).
“Laudato Si’” si presenta come un documento denso e ricco di proposte per compiere quella rivoluzione ecologica, sia ambientale che umana, auspicata da molti oggi. Una rivoluzione in cui la Chiesa e i cristiani devono essere protagonisti. San Francesco, come ribadì il Papa nella sua visita ad Assisi lo scorso 4 Ottobre 2013, fu il primo grande “rinnovatore”. «Guardiamo Francesco: lui ha fatto tutt’e due queste cose, con la forza dell’unico Vangelo. Francesco ha fatto crescere la fede, ha rinnovato la Chiesa; e nello stesso tempo ha rinnovato la società, l’ha resa più fraterna, ma sempre col Vangelo, con la testimonianza. Sapete che cosa ha detto Francesco una volta ai suoi fratelli? “Predicate sempre il Vangelo e se fosse necessario, anche con le parole!”. Ma, come? Si può predicare il Vangelo senza le parole? Sì! Con la testimonianza! Prima la testimonianza, dopo le parole! Ma la testimonianza!»