
Il Libano, terra con profonde radici cristiane, ha affrontato ciclicamente conflitti che ne hanno segnato la popolazione e il tessuto sociale. Tra le più recenti c’è la guerra tra Israele e Hezbollah, culminata nel cessate il fuoco entrato in vigore nelle prime ore di mercoledì 27 novembre 2024 dopo due mesi di intensi bombardamenti e non sempre rispettato. Il paese si trova di fronte a una nuova crisi umanitaria e a una sfida per la sua già fragile stabilità. Mentre le sirene tacevano ed entrava in vigore il cessate il fuoco, Beirut continuava a “respirare” il fumo delle esplosioni, simbolo della resilienza di un popolo messo alla prova. Nonostante le devastazioni, i cristiani libanesi si sono distinti per il loro impegno nel soccorso e nella ricostruzione. Parrocchie, conventi e scuole sono stati trasformati in centri di accoglienza per gli sfollati, a testimonianza del senso di solidarietà che caratterizza la fede cristiana. Monsignor Munir Khairallah, vescovo maronita di Batroun, ha descritto la Chiesa come un “buon samaritano” che accoglie tutti, indipendentemente dalla fede o dall’origine, sostenendo migliaia di sfollati con cibo, riparo e assistenza. Nel cuore di Marjayoun, a 10 km dal confine libanese/israeliano e accanto alla chiesa di Sant’Elia, dove la fede sfida il fragore delle bombe, le emozioni profonde, le ferite psicologiche e gli atti di straordinaria condivisione, i cristiani rimangono resilienti nella speranza.
Il coraggio della comunità cristiana si fa aiuto
Le esplosioni iniziate il 17 settembre 2024 hanno rappresentato un ulteriore banco di prova per i cristiani libanesi, che hanno mobilitato migliaia di volontari, soprattutto giovani, per fronteggiare le conseguenze della tragedia. Con il sostegno di organizzazioni come Aiuto alla Chiesa che Soffre, la comunità cristiana ha fornito aiuti essenziali a circa 300.000 persone rimaste senza casa, dimostrando che fede e azione possono andare di pari passo per costruire la speranza anche nei momenti più bui. Circa il 95% della popolazione libanese è composta da musulmani e cristiani, divisi in diverse sette e confessioni. Tuttavia, a causa della delicatezza della questione dell’equilibrio religioso nella sfera politica, dal 1932, prima della fondazione del moderno Stato libanese, non è stato condotto alcun censimento nazionale. Di conseguenza, mancano dati precisi sulle percentuali relative delle principali religioni e gruppi presenti nel Paese. D’altra parte, il panorama demografico del Libano sta cambiando drasticamente. I rapporti affermano che il numero dei cristiani nel Paese è diminuito in modo significativo, a causa dell’emigrazione forzata e della difficile situazione economica e politica. Si stima che il Libano, che un tempo ospitava una delle più alte percentuali di cristiani in Medio Oriente, stia vivendo un graduale declino della presenza cristiana, minacciando la sua storica diversità religiosa.
L’urgenza di soluzioni diplomatiche
La Chiesa cattolica in Libano ha sempre avuto un ruolo cruciale, non solo spirituale, ma anche sociale e culturale, soprattutto nel contesto delle tensioni politiche e delle divisioni settarie del Paese. Sebbene il rapporto tra la Chiesa e le istituzioni politiche sia complesso e delicato, esso riflette il ruolo della fede nel plasmare la vita pubblica. La Chiesa cattolica continua a incoraggiare i responsabili politici a lavorare per la giustizia, il bene comune e la riconciliazione, invitando costantemente il Paese al rispetto della dignità umana e del valore della diversità.
Mentre il Paese si sforza di uscire da questa spirale di violenza, i leader cristiani continuano a lanciare appelli per una pace duratura. Monsignor Khairallah ha invocato la necessità di soluzioni diplomatiche che tutelino tutti i cittadini libanesi, promuovendo il dialogo tra le diverse comunità religiose e chiedendo alla comunità internazionale di intervenire per porre fine al ciclo di guerre e instabilità che affligge il Libano da decenni. In questo contesto, la resilienza della comunità cristiana libanese si manifesta non solo nella sopravvivenza, ma nella capacità di rispondere alle tragedie con azioni concrete di solidarietà e di ricostruzione, facendo riflettere la centralità della fede e dell’amore fraterno come pilastri della loro speranza.