05 Feb 2014

L’enigma di Leonardo, il pittore scienziato

Un modo di dipingere unico, certamente influenzato dalla sua curiosità scientifica: il grande artista del Rinascimento resta fuori da ogni schema

Roma – La figura di Leonardo non smette di affascinare e suscitare dibattiti, anche perché è complessa e non inquadrabile negli schemi interpretativi usuali. Se ne è parlato, recentemente, durante l’incontro su “Leonardo e la tecnica pittorica”, organizzato dal Centro culturale Paolo VI di Sant’Ivo alla Sapienza, con la partecipazione di Rodolfo PAPA dell’Accademia Urbana delle Arti, e Antonio CATALDI, storico e studioso di Storia dell’Arte.
Il professor Papa ha iniziato il suo intervento con la domanda di K. Jaspers: “Fu Leonardo essenzialmente un artista o scienziato o filosofo, oppure qualcosa che non si lascia sussumere sotto le specificazioni usali della creazione?”

Leonardo da Vinci era famoso per la sua curiosità scientifica, dimostrata in pittura con lo studio di tutte le tecniche e le forme geometriche possibili. Per esempio, non si  accontentava di dare alle sue figure solo un “umore”, ma approfondiva anche aspetti che oggi chiameremmo caricaturali. W. Taterkiewicz lo considera un grande classificatore delle funzioni, dei fattori, dei generi che fanno parte dell’arte e uno scrupoloso osservatore empirico della realtà. Anche perché Leonardo non è riducibile a nessuno dei suoi campi d’interesse.

Il suo modo di dipingere era unico. Durante la interessantissima spiegazione dei principi della scienza della pittura, il professor Papa ha portato alcuni esempi degli studi fatti da Leonardo sulll’idrodinamica per dipingere il movimento dell’acqua. Il colore per lui doveva dare l’idea della distanza e dell’aria, doveva trasmettere l’umidità e mostrare come con l’umidità gli oggetti lontani acquistano sfumature azzurre. Leonardo si arrabbiava con Botticelli, che accusava di non saper dipingere paesaggi. Il colore bello, per esempio, secondo Leonardo va messo solo nelle zone più luminose, tutto il resto è ombra e penombra.

La sua “scientificità” è visibile nel modo in cui cercava di conformarsi alla natura e di essere il più possibile aderente alla sua complessità e varietà. In questo, secondo Leonardo, sta la bellezza della pittura, che l’arte considera come lo specchio della realtà. Di conseguenza, l’arte non è originale, ma originaria. Nessuno ragiona ex nihil, solo Dio, e il pittore è nipote di Dio che fedelmente rappresenta il mondo.

Rodolfo Papa ha concluso parlando del pensiero di Leonardo, che aveva come guida la  filosofia cristiana. Lui si poneva dei limiti, a differenza della scienza di oggi che sta perdendo la bussola perché asservita a logiche di mercato. Tanti in Leonardo vedono il primo uomo moderno, invece lui era il culmine dell’uomo medioevale. Un uomo del ‘400 con la mentalità di ‘300, che cerca di riassumere tutte le conoscenze in quel momento a portata di mano. Per Leonardo l’arte ha un valore veritativo, che la scienza dopo ‘700 stava già perdendo.

Il secondo relatore, Antionio Cataldi, tra altre cose ha accennato al fatto che Leonardo aveva una visione del mondo  in constate movimento. Per questo aggiornava  continuamente la sua prospettiva pittorica sulla realtà, perché l’essere che si rivela è sempre in divenire.

Il prossimo incontro sarà dedicato alla poesia con la partecipazione della professoressa Cristiana FRENI ed il professore Renato BUTERA sulla poesia di dott. Giuseppe MOTTA.

http://www.sivoallasapienza.eu/

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