19 Gen 2016

L’Europa che non sa accogliere

Centri sovraffollati, scarso accesso ai servizi essenziali e poca collaborazione da parte delle autorità locali. La denuncia di MSF: «In queste condizioni non possiamo soccorrere chi chiede aiuto»

«Un catastrofico fallimento dell’Unione Europea nel rispondere ai bisogni umanitari di rifugiati, richiedenti asilo e migranti nel 2015» . È quanto emerge da Rapporto di Medici Senza Frontiere “Corsa a ostacoli verso l’Europa” pubblicato stamane, fotografia dell’impatto medico-umanitario delle politiche europee su migliaia di persone in fuga.

1.008.616 è il numero di persone stimate fuggite in Europa tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2015 . L’84% proviene da paesi con alto numero di rifugiati, di cui 49% Siria, 21% Afghanistan e 9% Iraq. Il 17% sono donne e il 25% bambini sotto i 18 anni. Tra maggio e dicembre, MSF ha soccorso e assistito 23.747 persone in mare. Le equipe di MSF hanno testimoniato e curato le conseguenze fisiche e psicologiche dei drammatici viaggi, delle violenze subite e della mancanza di assistenza di base. «Quando chiedo alle persone perché rischiano la vita in questo modo – racconta il coordinatore dell’emergenza MSF sulla nave MY Phoenix – ricevo ogni volta la stessa risposta: ‘Non abbiamo alternativa’. Queste persone conoscono i pericoli, ma rischiano comunque. Ci dicono che preferirebbero annegare cercando sicurezza e libertà piuttosto che restare nei loro paesi d’origine o in Libia dove le loro vite non valgono la pena di essere vissute».

Per MSF le politiche europee hanno fallito e continuano a costringere i profughi a percorrere vie non sicure. «Mancanza di alternative alle pericolose traversate del mare, recinzioni di filo spinato per chiudere i confini, continui cambiamenti nelle procedure amministrative e di registrazione, condizioni di accoglienza del tutto inadeguate in Italia e Grecia, fino a veri e propri atti di violenza in mare e alle frontiere di terra». Il 2015 è stato l’anno con la più alta mortalità nel Mediterrane almeno 3.771 persone sono morte nel tentativo di raggiungere L’Europa.

Ma approdati sulle coste europee inizia un nuovo calvario. «In Grecia – spiega il rapporto – non solo le autorità non hanno organizzato un sistema di accoglienza adeguato e umano, ma hanno anche impedito attivamente alle organizzazioni umanitarie di intervenire per coprire le lacune». A Kos, dove arrivano 200-500 persone al giorno non esiste un servizio di accoglienza adeguato e le autorità locali continuano ad opporsi all’apertura di qualunque struttura di ricezione.

Situazione non diversa sulle nostre coste. «Centri sovraffollati – denuncia Medici Senza Frontiere – con scarso accesso a servizi essenziali come assistenza medica, assistenza psicologica, supporto legale e amministrativo. Mancano mediatori culturali qualificati e interpreti che potrebbero aiutare i nuovi arrivati a dare un senso a ciò che stanno vivendo e adattarsi alla vita in Europa». Lo scorso 30 Dicembre MSF ha lasciato il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA) di Pozzallo, designato come hotspot dall’UE, «perché le condizioni poco dignitose e inumane nel centro hanno reso insostenibile la collaborazione tra l’associazione e le autorità locali».




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