L’Isis e i romani. Un po’ di ironia fa bene

Cosa significa "Roma" per lo Stato Islamico e le divertenti risposte dei cittadini della capitale alle minacce del Califfato. L'ironia, anche in questi casi, rimane l'arma vincente per rispondere a chi semina morte e terrore

Ironia, termine troppo spesso dimenticato. Ironia, fiore all’occhiello di una città come Roma, che fa della risata e della battuta pungente ed efficace uno dei propri marchi di fabbrica. Eppure lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, più comunemente conosciuto da tutti come Isis, sembra scherzare ben poco e continua a lanciare messaggi su possibili attacchi a Roma, l’ultimo dei quali sembra riguardarci particolarmente da vicino: «Prima ci avete visti su una collina della Siria. Oggi siamo a sud di Roma… in Libia». E a fare da corredo alle dichiarazioni altro video dell’orrore, con 21 persone decapitate come bestie. Stavolta le vittime sono degli egiziani copti e il luogo del massacro è una spiaggia della Libia.




Il mondo intero sembra così prepararsi ad una nuova guerra al terrorismo, tra la paura di tutti. Così dopo la netta presa di posizione nei confronti dell’Isis, da parte dei giornalisti di Rainews24 (vedi l’editoriale della direttrice Monica Maggioni), si riapre il costante dilemma sull’etica e il vero ruolo del giornalismo. Il dibattito è aperto, senza esclusione di colpi: informare sempre e comunque a servizio della verità e del pubblico o dire basta per non diventare uno strumento di propaganda di folli terroristi che sfruttano la cassa di risonanza mediatica?




Ma cosa dicono i diretti interessati, quelli a cui il messaggio è rivolto? Il romano si sa, è un animale strano. Gli stereotipi lo raffigurano come uno che non ama troppo il lavoro, criticone, polemico, lagnoso… Eppure, al romano «nun je toccà ‘a capitale», perché «a sta città nun se trova parcheggio manco a pagallo”», eppure «quanto sei bella Roma». Per fare un po’ di chiarezza, l’Isis parla di “Roma”, ma per quale motivo la città eterna è così ricorrente nel linguaggio degli jihadisti? C’è confusione anche tra gli jihadisti stessi: la tradizione dell’Islam descrive Costantinopoli, l’odierna Istanbul, come capitale delle terre “romane”, riferendosi a quella che era in passato la città principale l’impero d’oriente. Roma però è anche considerata da tutti la capitale del cristianesimo, il Vaticano e il Papa sono sulla carta gli avversari più grandi da abbattere per molti estremisti, almeno fino a quando il discorso rimane sostanzialmente confinato all’ambito religioso. Parlando di grandi armate però, “Roma” sarebbe molto più vicina a quello stato che da un paio di secoli a questa parte prende il nome di Stati Uniti d’America, la potenza mondiale per eccellenza. Per riassumere, “Roma” potrebbe essere Istanbul, il cristianesimo, gli Stati Uniti o persino tutto l’occidente democratico.




Almeno per il momento all’intero del raccordo quindi non c’è da allarmarsi. I romani, che stupidi non sono, questo lo hanno capito da mesi, quindi nel loro caratteristico senso dell’umorismo, ci hanno scherzato un po’ su. Sdrammatizzare, sembra essere in questo senso questa la parola chiave. Citiamo il vocabolario Treccani tanto per essere precisi: «riportare a un aspetto o a un carattere non drammatico; attenuare il grado di drammaticità di un fatto, di una situazione, di una notizia». L’Isis è un problema serio e drammatico, ma non può e non deve essere un delitto l’atto di «sdrammatizzare» appunto, per alleggerire una pressione mediatica arrivata oramai ai massimi storici. L’ironia quindi è la chiave per accedere al mondo dei romani e al primo messaggio dell’Isis che parlava appunto di “Roma” («Conquisteremo la vostra Roma, faremo a pezzi le vostre croci, ridurremo in schiavitù le vostre donne») i romani non sono rimasti in silenzio. Altroché.




E il web, mezzo di diffusione per eccellenza dei messaggi, si è popolato di esilaranti risposte, proprio indirizzate agli jihadisti. Talmente tante da dover essere raccolte, le migliori, in una pagina Facebook: “Risposte dei romani alla minaccia Isis, che in pochissimi mesi ha raggiunto 40.158 “mi piace”. Andiamo a vedere i più divertenti. Il più combattivo, non appena saputo della minaccia imminente, si era già messo i guantoni al grido di “ISIStemamo noi!”. Ma ce n’è veramente per tutti i gusti. Ad esempio, un altro grande argomento di discussione in città è quello dei mezzi pubblici e della viabilità. Ritardi, disservizi e disagi dovuti al traffico sono all’ordine del giorno e allora non potevano mancare frasi del tip «occhio quanno arivate che sul 90 ce stanno i controllori», oppure “«e arrivate verso le 5 nun fate er raccordo”» e «coi cammelli sui sampietrini te ce vojo proprio vede».


Il romano si sa, “quanno ce vò” sa arrivare direttamente al cuore del problema. Il nostalgico così se la prende direttamente con il capo dell’organizzazione, senza mezzi termini: «Ricordate che a Roma c’è stato solo un Califfo ..er mitico Franco!!!» Al Baghdadi è avvertito. Ma il divertimento non finisce qui, c’è anche chi, attento alla politica, ci regala freddure legate strettamente all’attualità: «Non ve offendete, ma me fa più paura Marino». mentre un renziano convinto (ci giuriamo) risponde così “Daje che ve damo 80 euro a tutti”. Non poteva mancare poi il calcio, altra grande passione dei romani. Qualcuno, probabilmente legato più alla sponda giallorossa del Tevere dopo i fattacci del big match Juve-Roma, rispondeva così: «Se venite co la maglia a strisce ve danno pure 2 rigori”».

«Faremo a pezzi le vostre croci, ridurremo in schiavitù le vostre donne» era la seconda parte di quel primo messaggio minatorio prodotto dall’Isis. Il romano non poteva non farci caso e quindi anche qui spazio alla fantasia e alla simpatia: «se te prendi mi moje la croce ce l’hai te», risponde un uomo abbastanza pragmatico, che propone una soluzione che farebbe prendere ad uno jihadista qualunque “due piccioni con una fava”. «Se prendono la Santanchè diventano tutti buddisti”», risponde un altro. E non poteva mancare la classica battuta sulla suocera, che fa scuola alle migliori freddure romane e non solo: «Piateve mi socera ve prego, è una cattolica impenitente». E poi c’è lui, il risparmiatore, che in tempo di crisi merita sempre un cenno particolare. Dopo l’Imu, la Tasi, la Tares e via dicendo c’è anche chi si fa domande profondissime ed esistenziali, legate molto più al quotidiano e alle scadenze varie dei cittadini. Un dilemma che però, ci affliggerà per i mesi a venire: «Ma st’Isis entro quando se deve pagà?»

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