Luca viveva felice con sua moglie, Laura, e i due figli Valentina e Lorenzo. Ma quella vita è stata improvvisamente messa in discussione quando si è scoperto condannato a soffrire di cancro alla vescica nel 2015. È stato costretto a ritirarsi presto dal lavoro, anche se aveva solo 58 anni, e questo ha creato alla famiglia grossi problemi economici, che si sono aggiunti a tutti gli altri.
La sua fortuna è stata la profonda fede cattolica della moglie. «La fede di mia moglie è molto forte», dice, «e mi ha aiutato in quei tempi difficili». L’esperienza del dolore gli ha dato molto tempo per riflettere sulla sua vita, in particolare sulla sua relazione con il Signore Gesù. «La fede penso di non averla mai persa. Sicuramente quando lavoravo avevo poco tempo per fermarmi a riflettere ed ero troppo immerso nella vita pagana».
Com’è il tuo viaggio di fede?
«Il viaggio è affascinante e le difficoltà che incontro durante il cammino non sono ostacoli insormontabili».
Quando è stato il “punto di svolta” nella tua vita?
«Il cammino è iniziato circa tre anni fa, al culmine di un difficilissimo periodo della nostra vita, durante il quale siamo stati come una barca nel mare in tempesta. Ho scoperto di avere un cancro alla vescica vedendo del sangue nella pipì nel 2015. Grazie alla equipe medica ma soprattutto grazie all’infinita Misericordia di Dio sono ancora qui. Abbiamo potuto avere in dono la Misericordia di Dio e percepire significativamente accanto a noi la presenza di Nostra Madre.
Durante quel periodo, ho spesso riflettuto sul mio rapporto con Dio e dove mi aveva portato il cammino intrapreso nel 2000, quando il Signore mi ha chiamato, facendomi pian piano uscire dalla vita pagana e coinvolgendomi sempre più nella Fede. Successivamente una Chiesa di Firenze, la chiesa di Ognissanti, mi ha attirato, mi ha fatto venire voglia di entrare, quando ero appena stato dimesso dal secondo intervento.
Provai, e provo tutt’ora, un profondo contatto con Dio e una statua della Madonna di Fatima mi ha ulteriormente coinvolto nel cammino.
Pochi giorni dopo, quando il primario vide gli esiti del secondo intervento, pur non dicendo niente, fece chiaramente capire che stava andando tutto bene. Ed ancora oggi quando entro in quella Chiesa, ho sempre una percezione di non essere solo.»
C’è qualche storia che l’ha particolarmente colpita?
«Vedere a Nevers il corpo incorrotto di Bernadette Soubirous, serenamente addormentata».
Finora che cosa vi ha aiutato?
«Sicuramente le letture bibliche ma anche il diario di Suor Faustina Kowalska, i libri su Fatima e Lourdes e anche i pastori e i pellegrinaggi».
Cosa ne pensi delle giovani generazioni che oggi sembrano avere perso la fede?
«Rattrista vedere molti giovani lontani dalla Fede, ma noi abbiamo il dovere di seminare in silenzio, poi sono sicuro che anche nella loro vita verrà il momento in cui Dio li chiamerà.»