C’è un gruppo su Facebook che si chiama “Intelligenza artificiale & disagio”, si autodefinisce “Osservatorio sui danni creati dal contatto tra la debolezza culturale e l’intelligenza artificiale”, e vuole essere un luogo di satira e parodia. Di che cosa? Di quel tipo di immagini create con l’intelligenza artificiale, che vengono spacciate per fotografie – e dunque immagini che rappresentano cose vere o veramente accadute – con l’unico scopo di raccogliere migliaia di like, condivisioni e commenti. E, purtroppo, riuscendoci benissimo.
In questi ultimi anni infuria il dibattito sull’intelligenza artificiale: sulle sue potenzialità nell’aprire nuove strade nella vita delle persone e della società in ogni suo aspetto (dalla salute all’arte), e nello stesso tempo sui pericoli per la vita delle comunità e per la democrazia, viste le manipolazioni e falsificazioni cui può essere sottoposto qualunque tipo di comunicazione.
Le immagini raccolte da questo gruppo Facebook non hanno particolari scopi propagandistici: si potrebbe anche sorridere dell’ingenuità delle persone che le prendono per vere e le apprezzano. Eppure, sono ugualmente pericolose, o meglio dimostrano quanto l’ingenuità sia pericolosa, perché offre un terreno fertile su cui anche manipolazioni più raffinate possono facilmente attecchire.
Diciamolo subito: sono immagini che puntano a suscitare emozioni, e se non basta l’immagine, c’è la frase che le accompagna, pensata apposta per farla scattare.
Alcune di queste immagini sarebbero riconoscibili per i clamorosi errori che l’intelligenza artificiale stessa ha commesso (è noto che spesso va in crisi quando deve raffigurare le mani o gli arti). Ne è un esempio l’immagine della ragazzina che tiene in mano quello che dovrebbe essere il proprio autoritratto, nella quale c’è una mano che non si capisce che cosa regga e un braccio che non si capisce da dove spunti. Eppure non se ne è accorto né chi ha creato l’immagine, né chi l’ha pubblicata accompagnandola con la scritta “La bambina ha disegnato il suo autoritratto” e relativo corredo di cuoricini. Per provocare, appunto, commenti pieni di ammirazione e complimenti.
Altre immagini rappresentano sculture complesse fatte con la sabbia (eh sì, la sabbia va di moda). Sculture molto complesse. Tanto che basterebbe un po’ di buon senso per farsi la domanda: ma la sabbia è un materiale in grado di “reggere” a lavorazioni così articolate? Ce n’è una che rappresenta un cane, con accanto il bambino che lo avrebbe realizzato.
Nel caso non venisse in soccorso il buon senso (ma come è possibile ottenere dalla sabbia forme come quella delle orecchie che pendono o della bocca aperta?), basterebbe un po’ di osservazione per porsi altre domande: le zampe dei cani hanno le dita con le unghie come gli umani? La sabbia può essere colorata come è stato fatto qui per la lingua e gli occhi?
La frase di accompagnamento, ovviamente, sottolinea che l’autore è un ragazzo e questo lo tende “adorabile”, scatenando 2mila commenti e quai 15mila like (al momento in cui è stata rilanciata sul gruppo Facebook)
Altre volte sono immagini che ritraggono “nonnine” centenarie di fronte alla torta di compleanno, doppie immagini di coppie “fotografate” da giovani e poi a cent’anni, donne con quattro neonati gemelli… Insomma, momenti della vita che, proposti in questo modo, possono suscitare ricordi, speranze, sensazioni. Cioè, ancora una volta emozioni. Come in questa, dove una coppia è in posa per celebrare il figlio che si è appena laureato. Figlio in divisa, perché le divise ad un certo pubblico piacciono sempre. Ma la cosa più interessante è lo smile piazzato su un braccio del giovane: perché proprio lì? Perché probabilmente chi l’ha pubblicata sì è accorto che l’intelligenza artificiale aveva fatto un errore nel dare forma alla mano del padre…
Ripeto, non siamo di fronte a quelle manipolazioni propagandistiche che possono condizionare la vita democratica di un Paese, ma ci sono elementi inquietanti, in tutto questo, che spingono ad alcune constatazioni.
La prima è che chiunque può creare un’immagine falsa. E se ci si impegna un pochino – o compera le versioni a pagamento dei software che servono a farle – può farle bene.
La seconda è che, nell’era della postverità, non si sente più il bisogno di distinguere tra vero e falso. Mi è capitato di scrivere sotto uno di questi post, pubblicato da un conoscente: attento, non è una fotografia, è un’immagine creata con l’IA. E di sentirmi rispondere: non importa, è bella e quindi la condivido. Dimenticando che una fotografia è un’immagine, non tutte le immagini sono fotografie.
La terza è una conferma: la forza manipolativa dell’IA non sta solo nella possibilità di creare falsi non riconoscibili come tali, ma soprattutto nella capacità di suscitare emozioni, nel bene e nel male, Credi nell’amore, bene continua, ma la prossima volta ti dico di che cosa avere paura. Hai paura? Avanti così… E nel confermare la gente nelle proprie credenze. La pensi così? Fai bene, continua.
La quarta è che le persone sono completamente disarmate di fronte alle più ingenue creazioni dell’IA. Figuriamoci di fronte a quelle più raffinate.