In una celebre gag (visibile su YouTube), Renzo Arbore e
Nino Frassica convincono Massimo Troisi d’essere Rossano Brazzi. Impiegano un
po’ di tempo perché Troisi fa resistenza, ma alla fine ci riescono. I miei
Arbore e Frassica si chiamano Internet e Google: se sul motore di ricerca
scrivo il mio nome e cognome, scopro di avere un’enoteca, a Roma, in Via
Albornoz n. 3 (fino a qualche tempo fa con tanto di foto della strada a 360
gradi, grazie a Google Maps).
Google però non dice il vero. In Via Albornoz n. 3 ho – dal
1982 – un appartamento adibito a studio grafico, non a enoteca, e posso
garantire che a quell’indirizzo non c’è e non c’è mai stata un’enoteca:
chiunque può verificarlo, anche chiedendo ai condomini del civico n. 3. Poiché
non ho omonimi (in Italia siamo appena in 7 col mio cognome e, dei 7, soltanto
io col mio nome) e poiché quell’indirizzo corrisponde a uno che ha il mio nome
e cognome, viene da domandarsi se quelli di Google siano fuori di testa (e un
po’ mi spiace, perché sarei contento di avere un’enoteca).
Sono in grado di ricostruire l’origine dell’equivoco,
risalente ai primi anni ’90, quando mi sono ritrovato inserito sulle Pagine Gialle tra i titolari di enoteca.
Non ricordo come sono venuto a saperlo, ma la cosa mi ha divertito (anche
perché da allora continuo ricevere riviste specializzate, oltre a inviti per
degustare vini in qualche fiera).
Il guaio è che, poco dopo, sono stato annoverato anche tra i
notai di Roma. L’ho capito da due-tre persone che, al citofono, chiedevano del
notaio. Quando rispondevo che nella palazzina c’era un avvocato, non un notaio
(e che comunque non ero io), loro reagivano piccati: «Guardi che lei – e qui aggiungevano il mio cognome – è sulle Pagine Gialle, nell’elenco dei notai». Erano abitanti
del quartiere che, avendo bisogno di un atto notarile e non conoscendo notai,
cercavano – per sbrigarsi – un professionista non distante da casa. Ho pensato
che nella redazione delle Pagine Gialle ci
fosse un buontempone oppure che, non sapendo come riempire le pagine,
mettessero nomi a caso. Nello stesso tempo, assecondando il Mr. Hyde che è in
me, sono stato tentato di risistemare lo studio grafico, dando a credere che
fosse uno studio notarile (come nel film La
stangata, dove Robert Redford e Paul Newman mettono in piedi un’agenzia di
scommesse fasulla, pur di spennare un riccone).
Per pigrizia non l’ho fatto e m’è bastata la lusinga
dell’attribuzione (come quando ti danno del dottore e non lo sei). Anche in
qualità di notaio – è bene precisarlo – non ho avuto fastidi, al di là di
qualche pubblicazione (subito cestinata) e delle telefonate di un carabiniere e
di un poliziotto per farmi abbonare alle loro riviste («visto che lei, signor notaio, lo fa ogni anno»).
Ho segnalato più volte i due errori alle Pagine Gialle, senza trovare chi sapesse
aiutarmi. Qualcuno, subdolamente, è arrivato a garantirmi che, se mi fossi
iscritto come grafico (naturalmente pagando), sarebbe stato più agevole
cancellarmi dagli elenchi dov’ero di troppo. Ho risposto di non voler
sottostare al ricatto, tanto più che un mio collega – sulle Pagine Gialle per scelta consapevole –
non ha mai ricevuto una sola telefonata da potenziali clienti (ciò per dire che
le Pagine Gialle, senz’altro utili
per qualche attività, non lo sono per la mia).
Attorno al 1995-96 si è diffusa Internet e chi ha realizzato
i primi siti dedicati alle enoteche ha pensato bene di attingere i nomi dagli
elenchi delle Pagine Gialle. Tutti,
ovviamente, anche quelli fasulli. D’altra parte, chi è così autorevole da
garantire la verità? O da controllarla per ripulirla delle impurità? Viene in
mente la storiella degli amanuensi che, facendo la copia di una copia
precedente, ne riproducono anche gli errori e scrivono castità invece di carità,
senza rendersi conto di condizionare la storia. Per farla breve: oggi – dopo
molte telefonate – sulle Pagine Gialle non
esisto più (almeno credo… a meno che non mi ci abbiano rimesso), mentre non so
come uscire da Internet (quanto meno come enoteca, poiché, fortunatamente, come
notaio non sono entrato).
Se vede tutti, di certo Internet ha molte sviste. Ma da lui
non ci si cancella. Alla fine della gag di Arbore e Frassica, Troisi era sicuro
d’essere Rossano Brazzi perché l’aveva detto il notaio del telequiz: «Se l’ha detto la televisione e l’ha detto il
notaio…». In modo analogo, se l’ha detto Google, il Grande Notaio
certificatore di esistenze, comincio a pensare d’essere un mercante di vini e,
sfruttando le mie conoscenze grafiche, penso che mi farò subito un biglietto da
visita. Grazie a Google sono nella vita eterna: sarò sempre un nome, mai un
“Signor Nessuno”, darò a credere di lavorare molto e, forse, pure di guadagnare
molto (sperando non salti su qualcuno a esigere le imposte per tutte queste
attività inesistenti).
Mia moglie, lei sì, sta lucrando da questa vicenda. Per far
capire ai suoi studenti che di Internet non devono fidarsi, dà loro il seguente
esercizio: «Quale attività svolge il
signor Nome e Cognome?» (senza dire, ovviamente, che, fra le tante cose, fa
anche il marito della prof).