Martina accolta tra le braccia di una nuova famiglia: «Piansi tanto, avevo trovato dei fratelli…»

Abbandonata dal padre, allontanata dalla madre, Martina vive sul filo del rasoio fino a quando al Borgo Don Bosco di Roma incontra coloro che cambieranno per sempre la sua vita...

Foto: la comunità Salesiana presso il Borgo prenestino

Martina non ha mai sperimentato la spensieratezza dell’infanzia, quella alla quale ognuno di noi sempre ripensa e che desidera ancora. Lei non sogna i ricordi d’infanzia, lei sogna la felicità del futuro. È nata il 10 Ottobre del 2000, oggi è una meravigliosa ragazza di venti anni, piena di sogni e di passioni, ma anche terribilmente forte, o meglio resiliente. Chi la conosce sa, che all’apparenza può sembrare una ragazza scontrosa e timida, una di quelle “toste” che non si apre con nessuno, ma in lei vi è un mare di emozioni forti. Quelle che un padre non le ha mai dato.

Nasce da mamma polacca e padre napoletano, Antonio e Iwona. Il rapporto con il padre non è stato mai semplice, anzi quasi del tutto assente. «Ho vaghi ricordi di lui, l’ho vissuto penso fino ai miei tre anni di età; mi ricordo solo i rari pomeriggi al parco. Mi veniva a prendere a casa e mi portava a fare le passeggiate. Un giorno però non venne. Ricordo solo che lo aspettavo a casa in piedi davanti al portone, con il mio solito pupazzetto tra le braccia che cullavo come un bambino. Da allora non lo rividi più». Da quel giorno Martina comprese che la figura maschile per lei non sarebbe stata un punto di riferimento.

 

Per un periodo della sua infanzia dovette convivere anche con il compagno della madre, nella stessa casa. Lui era un uomo violento, beveva tanto. Gli scatti d’ira erano frequenti in quella casa. «Io fin da piccolina davo sempre una mano a mamma, cucinavo da sola il pranzo per tutti, mi ricordo che mettevo il mio solito pentolino sul fuoco e facevo la pasta, inoltre mi occupavo anche delle pulizie; tutt’ora sono una ragazza responsabile, faccio dei progetti per il mio futuro, mi prendo le mie responsabilità sempre e comunque, sono cresciuta presto». «Io e mia madre eravamo una cosa sola, mi sono sempre presa cura di lei; mi ricorderò per sempre quel giorno, dove nemmeno mi resi conto di quello che feci, così piccola ero, ma così materna nei confronti di mia mamma. Mi ricordo solo il compagno di mamma, ubriaco e arrabbiato, non so per quale motivo, forse avevano litigato, lanciare un bicchiere di vetro addosso a lei e io che paro l’oggetto con il mio corpo. Mi ricordo solo i vetri entrare nella carne».

Martina non ha mai avuto una sola casa, ne ha avute tante, ne ha cambiate tante, in molti quartieri di Roma, come se ogni luogo dove lei andasse non fosse mai un posto sicuro. I soldi scarseggiavano, non si sapeva se sarebbero riuscite ad arrivare a fine mese, a causa dell’abbandono del padre. La madre faceva tanti lavoretti e con i pochi soldi che guadagnava pagava la scuola e lo sport a sua figlia.

 

Fortunatamente, dopo quanto subìto, mamma e figlia vennero accolte dalle suore di un centro che ospita famiglie oggetto di violenza domestica. In quel luogo Martina si trovò molto bene. Avevano un appartamentino tutto loro e nei momenti del pranzo e della cena si riunivano tutti insieme. Facevano i turni anche per lavare i piatti e per fare le pulizie della casa, come fossero una vera famiglia.

Fu allora che Martina capì di avere una forte passione, quasi una vocazione. Le mamme solitamente molto giovani che si trovavano in quel centro le chiedevano consigli per prendersi cura dei propri figli. Erano giovani e inesperte, più di una ragazzina di soli undici/dodici anni. Martina, abituata a governare sé stessa, sapeva istintivamente come comportarsi con i bimbi. Con il suo innato senso di maternità aiutò molte mamme e fu grazie a questa esperienza che scoprì la sua passione per l’educazione dei bambini. Avvertì dentro di sé che quello sarebbe stato il suo compito nella vita: donare l’affetto protettivo di una madre, quello che lei a stento aveva vissuto.

 

Poi un giorno, all’età di tredici anni qualcuno decise che avrebbe dovuto essere separata da sua madre. Ovviamente per lei non fu facile separarsi dalla mamma con la quale fino ad allora aveva vissuto in simbiosi. Fu trasferita in una casa famiglia. Non una come tutte le altre però. Quella di Don Bosco, con sede nel Borgo Prenestino. Il Santo che per tutta la sua semplice vita non aveva fatto altro che seguire la sua vocazione, quella di educare i ragazzi della strada, diceva: «L’educazione è cosa del cuore». Una volta al Borgo, Martina conobbe ragazzi come lei, meravigliosi e pieni di vita, tutti con situazioni difficili alle spalle e tutti ansiosi come lei di vivere una vita migliore magari con il calore di una nuova famiglia.

«Ero la più piccola lì dentro, erano tutti ragazzi dai diciassette anni in su, io avevo solo 13 anni. Feci molta amicizia con una ragazza, Ilaria, che per me era un po’ come una mamma, una figura di riferimento. Mi aiutò lei ad ambientarmi». Con i Salesiani, la piccola grande Martina coltivò un’altra sua grande passione, quella per il canto. Entrò a far parte del coro dei giovani del Borgo. Tutt’ora le fanno cantare il Salmo alla Messa. La sua nuova famiglia era diventata quella.

 

Ma proprio allora, che finalmente stava sperimentando la gioia dell’accoglienza vera e propria ed i suoi amici erano diventati la sua famiglia, ecco che era in arrivo una nuova sorpresa. Due signori, marito e moglie, lei che frequenta il Borgo, e lui uomo dolce e tranquillo, notarono Martina e si chiesero: «Che ci fa una ragazza così piccola qui dentro?». Entrambi ci pensarono molto, non avevano figli e ricorsero all’affido. «Mi ricordo il giorno del mio primo compleanno al Borgo, non conoscevo ancora bene tutti e perciò decisi di invitarli a una festa durante un ritiro che si organizza ogni anno all’interno del Borgo. Quel giorno si presentarono a sorpresa anche questi due signori, Gianni e Angela, che portarono dei cornetti per tutti. Ma soprattutto, mi confessarono in seguito, vennero per me. Per conoscermi meglio».

Martina era diffidente e aveva paura. Ha sempre desiderato una vera famiglia e nel Borgo l’aveva finalmente trovata. «Piansi tanto, avevo trovato dei fratelli, la vera accoglienza, non ce la facevo a lasciare tutto di nuovo». Poi però una volta entrata nella sua nuova famiglia, si accorse di essere accolta come una vera figlia.

I nuovi genitori le donarono tanta serenità, la seguirono negli studi, incoraggiandola ad iscriversi a una scuola di canto e finalmente, mentre frequentava il liceo, per la prima volta c’era chi costantemente si prendeva cura di lei e non mancava mai agli appuntamenti a scuola nel giorno dei colloqui. Lei che i colloqui con gli insegnanti li aveva sempre fatti da sola, quando era piccola, e le maestre le dicevano sempre che si sarebbe dovuta impegnare di più nello studio perché era una bambina intelligente. Oggi la madre di Martina non c’è più e Gianni e Angela sono passati dall’affidamento all’adozione: le vogliono bene, le assicurano studi universitari, insieme a lei formano una vera famiglia. Martina non ha dimenticato il suo passato che oggi può guardare con occhi nuovi, adesso che il futuro le sorride.

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