La crisi del giornalismo in Italia è speculare a quella della politica? Dove le edicole si trasformano in negozi di fiori anche le sedi di partito si svuotano; dove la credibilità di un politico è quasi ridotta all’osso, le vendite dei giornali calano del -27,5% (rapporto sui quotidiani 2015). Stampa e politica sono in declino per le stesse motivazioni? In questo dibattito si inserisce l’ultima sessione del Festival Internazionale del Giornalismo che si è tenuto a Perugia dal 6 al 10 Aprile.
«La crisi dei quotidiani inizia molto tempo prima della crisi che ha vissuto il nostro Paese dal punto di vista economico – dice Enrico Mentana, direttore del TgLa7. Il problema non è che la carta stampata verrà sostituita dai giornali online o sui tablet ma che coloro che guardano il tg o sfogliano il quotidiano come rito appartengono ad una generazione di decenni fa. Per la prima volta si è posta una questione post-ideologica, c’è una generazione che ripudia tutto il sistema. Negli anni abbiamo smontato i meccanismi dell’informazione e – come accade per una lavatrice – ora non sappiamo più come rimontarla. I più giovani cercano sul web e trovano pezzi di notizie che solo apparentemente dicono tutto sulla vicenda. Al netto dell’innovazione tecnologica, qui c’è in ballo il nostro modo di informare: chi si sveglia e va all’edicola sa già tutto di quello che troverà all’interno».
Enrico Mentana: “Noi siamo molto più vecchi dei giornali che facciamo”. #ijf16 pic.twitter.com/xW9dOh0OQX
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“A Renzi i talk show non piacciono perché alcuni fanno schifo e perché devi accettare il confronto” – Mentana #ijf16 pic.twitter.com/pXpAgxTORc
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Per il direttore dell’informazione di La7 il problema sta nel fatto che «i giornali vogliono raccontare la politica come si raccontava al tempo di Berlinguer ed è per questo che Renzi batte i quotidiani a colpi di dirette social. Ci vuole modernità e questa la si ottiene impiegando giovani giornalisti nelle testate. I giovani non leggono e non si informano più perché non trovano dei “mediatori” in linea con la loro generazione».